CAMBIARE
STRADA
di Giuseppe Oreste Pozzi
Il
dopo Covid, quando la società va rifondata,
in
un mondo “globalizzato”.
Premessa
L’assalto
al Campidoglio americano, nel giorno della certificazione della vittoria di
Biden e l’articolo di Lisa Mazzi La forma
immobile, il Covid e il sondaggio Censis* che
riprende i punti salienti del degrado della democrazia italiana, a partire dai
dati circostanziati del sondaggio Censis 2020 (il n. 54°), hanno risvegliato in
me una riflessione che mi sono trovato a condividere al Congresso del Distretto
Rotary 2042, nello scorso 20 maggio 2020. In piena crisi Covid mi viene chiesto
di partecipare ad una tavola rotonda con l’amico Prof. Alberto Barzanò, Docente di Storia presso Università Cattolica
di Milano; il giovane dott. Giovanni Catino, Peacekeeper borsista della Rotary Foundation; e con il Prof. Enzo
Soresi, Pneumologo, Oncologo, Saggista.
Il Rotary è una grande organizzazione al servizio del terzo debole, attenta ad
investire molte risorse per risollevare le sorti di tante persone dal degrado e
dai patimenti del loro quotidiano che le varie organizzazioni sociali e statali
non riescono ad evitare. Da qualche anno questa organizzazione sa bene che deve
concentrarsi anche sulle nostre società così dette civili, quelle occidentali
dove la democrazia esiste da tanti anni. Perché il Rotary è così preoccupato,
da anni, di dover inventare ed approntare progetti di aiuto negli Stati
democratici? Perché una democrazia stanca e corrotta non è più democrazia.
Perché il potere finanziario tende a sostenere sé stesso, a perpetuarsi come
tutti i virus, attraversando i sistemi istituzionali e contagiandoli con gli
interessi personali che creano lobby interessate a scambiarsi favori e potere. Nel Trecento-Quattrocento si passò dal Bene
comune al bene del Comune: la Chiesa giustificava l’azione degli uomini nuovi
del mercato se giovava alla città, è il concetto sviluppato dall’economista
Luigino Bruni**,
un segno di come possa essere letto il lento declino di uno stato di benessere
ipotizzato ma che la società non è mai riuscita a scandire per tutti i
cittadini a partire dai tempi di Caino ed Abele.
La
tavola rotonda del 20/05/20
Emily Dickinson
in un dagherrotipo
La
richiesta che il Rotary fece, ai relatori, fu molto particolare. Venne assegnato
pochissimo tempo per reagire a quattro parole chiave: Il tempo, la parola, il
gesto, la cura. Ecco lo stimolo ricevuto:
“Assunto
che il perimetro delle vostre riflessioni spazierà entro tutte le quattro
parole chiave: tempo, parola, gesto, cura, daremo l'avvio alla discussione della
vostra tavola rotonda con la seguente riflessione:
L’altro giorno - ho perso un mondo - qualcuno l’ha
trovato? Lo si riconosce dal diadema di stelle che gli incornicia la fronte.
Potrebbe passare inosservato - agli occhi di un ricco ma - ai miei occhi
parsimoniosi vale assai più dei ducati. Signore! Trovatelo per me! (Emily Dickinson)”.
Non
ho dato un titolo specifico al mio intervento ed ho lasciato le quattro parole
chiave con l’idea di interagire con ciascuna di loro, nella convinzione che
fosse necessario uno sforzo per individuare una strada percorribile anche se ci
saremmo affidati al mito più che alla scienza.
Il
tempo, la parola, il gesto, la cura
in un dagherrotipo