INTERROGATIVI E CERTEZZE
Questo lungo e articolato scritto era stato
concepito per la rubrica di medicina “Il Giuramento di Ippocrate”, ma alla fine
abbiamo deciso di pubblicarlo in prima pagina, visto i tanti interrogativi che
solleva.
Coronavirus,
la pandemia che ha sconvolto il mondo
Vaccinazione
anti Sars-CoV-2/Covid 19
Per
questa pandemia le Big Pharma (Case farmaceutiche di dimensioni planetarie)
hanno messo a punto dei vaccini ad mRNA che hanno sollevato dei legittimi dubbi
in numerosi strati della comunità scientifica internazionale. Le perplessità
riguardano la nuova formulazione del vaccino (mRNA invece dei “vecchi” vaccini
ottenuti con virus attenuati), e i tempi, in questo contesto brevi, delle tre fasi
che ogni sperimentazione esige. L’Istituto superiore di sanità, ha fatto notare
che la necessità di ottenere il vaccino in tempi brevi ha di fatto ristretto i
2-4 anni della “fase 3” a pochi mesi.
Sebbene
questa velocizzazione non crei particolari problemi dal punto di vista dell’efficacia
del vaccino, incognite ne solleva diverse, circa la sua sicurezza.
Più
ampia ed approfondita risulta la” fase 3”, più certa sarà “identificare reazioni
avverse al farmaco più rare di quelle già note”. È
in questa fase che il “prodotto” in studio viene somministrato ad un numero assai
più elevato di pazienti che conducono alla validazione di un prodotto,
evidenziandone con sufficienza le probabili reazioni avverse.
Nel
caso del farmaco contro il Covid-19, ciò è importantissimo dal momento che gran
parte della popolazione mondiale riceverà il vaccino.
Una
doverosa premessa: i vaccini costituiscono uno dei pilastri della profilassi
per la prevenzione delle malattie, e, assieme agli antibiotici, all’anestesia,
alle tecniche chirurgiche, alla scienza radiologica, al perfezionamento
diagnostico e alle salubri condizioni igienico-sanitarie, hanno migliorato le
condizioni di vita, permettendo di innalzare l’età media dell’uomo.
Indubbiamente,
disporre di un vaccino valido, funzionante rappresenta (rappresenterebbe?), per
il momento, l’unica strada per il ritorno alla normalità. Questa pandemia ha
già causato più di un milione e mezzo di morti (c’è da registrare che la
valutazione clinica di queste morti ha sollevato nel mondo scientifico delle
domande) e la perdita di milioni di posti di lavoro sta facendo rotolare il
mondo civilizzato verso una crisi senza precedenti.
I
Coronavirus sono una vasta famiglia di virus noti per causare malattie come il
comune raffreddore e patologie ben più gravi quali la sindrome respiratoria
mediorientale (Mers) e la sindrome Respiratoria acuta grave (Sars). Sono virus
RNA a filamento positivo che, alla microscopia elettronica, si appalesano come una
corona. Il virus responsabile della pandemia che sta sconvolgendo il mondo è
stato definito sindrome acuta grave-CoronaVirus2 (Sars-Cov-2), ha origine
animale e può causare polmonite, sindrome respiratoria acuta grave e insufficienza
renale fino a provocare la morte.
Dietro ad una scoperta scientifica
c’è un lavoro di grandissima complessità, la verifica di un’enorme quantità di
dati e la conferma delle evidenze cliniche che richiedono un lungo periodo di
tempo.
La scienza non è “qualunquismo”, la
scienza è la ricerca della verità.
Il
criterio della Scienza è il “vero” e il “falso”, non il “sono
convinto” o “non sono convinto”. È il problema che i greci avevano individuato come
la differenza tra la doxa “opinione” e l’episteme “la
conoscenza”.
Quindi,
in scienza, i nostri giudizi devono basarsi sulle cose provate.
Non possono esserci due teorie in
contrasto: questa è la grande lezione galileiana della scienza sperimentale. La
terapia non è garantita dalla certezza dei risultati, ma dalla mancanza di
effetti collaterali.
Per tutte le terapie in cui le prove
scientifiche siano insufficienti, non conclusive o incerte, vale il principio
di precauzione.
Ricordare,
in questi giorni drammatici, il caso della talidomide, farmaco sedativo,
antinausea e ipnotico che somministrato alle donne gravide, davano alla luce
neonati con gravi alterazioni congenite dello sviluppo degli arti quali l’amelia
(assenza degli arti) o vari gradi di focomelia (riduzione delle ossa lunghe
degli arti) non significa essere no vax, non significa essere contro la scienza.
Eppure era un farmaco dai rapporti rischi/benefici molto favorevole rispetto
agli altri medicinali disponibili all’epoca per lo stesso scopo.
Tolto
dal commercio alla fine del 1961, nel 2009 lo Stato italiano, dopo 50 anni,
riconosce un’indennità mensile alle vittime della talidomide nate tra il 1959 e
il 1965.
I
soldi non guariscono i danni.
Una
indagine seria, galileiana, non legata alla cupidigia del profitto, sicuramente
avrebbe evitato questi danni. Di vaccini, tutti, ne abbiamo fatti tanti e per
renderli sicuri, gli scienziati hanno impiegato molto tempo: ci sono voluti 28
anni per il vaccino dell’influenza; 15 per il papilloma e quasi 40 per la
varicella e 50 per l’antipolio. Sul sito dell’Agenzia italiana del farmaco
(AIFA) si legge che anche se il vaccino è efficace al 90%, ci sarà una quota di
vaccinati che non svilupperà difese. Non si conosce se l’infezione possa essere
trasmessa. La vaccinazione, è sempre l’AIFA, “non conferisce un certificato di
libertà”. I colossi della Pfizer e di Moderna non hanno sperimentato i sieri
sui pazienti a rischio di controindicazioni. Al 19 di dicembre 2020, negli USA,
6 fra le 272.000 persone cui era stato inoculato il vaccino, hanno sviluppato
uno shock anafilattico (quadro clinico potenzialmente mortale).
Secondo
l’autorevolissima rivista Science, l’indiziato
principale è il Peg (polietilenglicole, uno degli ingredienti contenuto nella
formula sviluppata dalle due Big Pharma. È
bene precisare che il Peg non è mai stato utilizzato prima d’ora in nessun
vaccino; il Peg è presente in altri farmaci che in passato hanno causato shock
anafilattico. Sfortunatamente il Peg è l’ingrediente chiave nei due farmaci
sviluppati da Pfizer-Biontech e da Moderna. Senza addentrarci in particolari tecnici,
occorre sapere che il Peg aderisce alle nano particelle lipidiche che
trasportano l’Rna messaggero, il “cuore” del vaccino, conferendogli stabilità e
durata. Eliminarlo è molto complesso.
Un
gruppo di scienziati dell’Università della Caroline del Nord ha rilevato che il
7% della popolazione presenterebbe una predisposizione a sviluppare anafilassi
verso il Peg. Perché la pericolosità del Peg non è emersa durante la
sperimentazione? I partecipanti alla fase 3 con una storia di grave reazione
avversa associata a un vaccino, o a una qualsiasi delle sue componenti, sono
stati esclusi. Se è cosa facile fare una puntura, è bene precisare che questo
vaccino non è come gli altri. Occorre personale medico preparato soprattutto ad
affrontare gli imprevisti clinici. Anche se ad operare fosse un infermiere, è doverosa
la presenza di un medico, possibilmente rianimatore.
Il
farmaco va miscelato, diluito e soprattutto iniettato in tempi precisi.
L’Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive americano sta
indagando per comprendere le cause scatenanti le reazioni allergiche; intanto
il Cdc ha suggerito di tenere sempre scorte sufficienti di epinefrina e
antistaminici nei centri di vaccinazione. Per quello che si conosce il paziente
deve attendere 15 minuti per escludere possibili reazioni e non tutti gli
ambulatori possono organizzarsi in tal senso.
Per
una vaccinazione di massa, la logistica è fondamentale.
Il
dott. Pierluigi Struzzo, medico udinese che partecipa al programma di vaccinazione
avviato dal primo ministro britannico Boris Johnson, ci guida nei passi
“tecnici” sulla somministrazione del vaccino. All’osso. Da quando si apre una
scatola togliendola dal frigorifero a bassissima temperatura, il vaccino va
utilizzato in tre giorni e mezzo. Ogni prestazione richiede 23 minuti a
paziente (8 minuti per compilazione scheda di registrazione dati e puntura, 15
minuti di osservazione). Fare la puntura è solo l’ultimo atto di una catena di
montaggio che comprende il trasporto, lo scongelamento e il richiamo.
L’azzardo
è nel fatto che non conosciamo le reazioni del vaccino nel medio e lungo
termine. Ma allora che facciamo?
Si
aspettano i tempi lunghissimi come si faceva in passato?
Il
prof. Christian Perronne (Capo del dipartimento di malattie infettive e
tropicali dell’ospedale di Garches - 92 - Francia) ha detto: “Non sono vaccini,
ma prodotti di terapia genica”. “La parte peggiore è che i ‘primi vaccini’
che ci vengono offerti, ripeto, sono prodotti di terapia genica. Inietteremo
acidi nucleici che causeranno la produzione di parti del virus dalle nostre
stesse cellule. Non conosciamo assolutamente le conseguenze di questa
iniezione, perché è la prima nell’uomo. E se le cellule di alcuni ‘vaccinati’
producessero troppi elementi virali, provocando reazioni incontrollabili del
nostro corpo? (…) Non vogliamo diventare, come i pomodori transgenici o il
mais, Ogm.
Sono
ancora più inorridito poiché sono sempre stato a
favore dei vaccini, e ho presieduto per anni gli organismi che formulano la
politica sui vaccini, ma oggi dobbiamo dire basta a questo piano estremamente
preoccupante: Louis Pasteur si sta rivoltando nella tomba”.
È sempre Perronne che parla:
“Sfortunatamente, ci sono ancora decessi che si verificano fra persone
molto anziane, persone molto obese o persone che soffrono di diabete grave,
ipertensione grave, malattie cardiorespiratorie o renali che sono già
paralizzanti. Queste persone a rischio sono perfettamente identificate. Le
misure sanitarie dovrebbero quindi essere mirate a proteggerli, rilevarli e
trattarli il più presto possibile dall’insorgenza dei sintomi con
idrossiclorochina e azitromicina, la cui efficacia e sicurezza sono ampiamente
confermate, se il trattamento viene somministrato precocemente. Molte morti
avrebbero potuto essere evitate. Tuttavia, i medici generici e i geriatri sono
stati dissuasi dal trattamento. (…) Tutte queste misure sono fatte in modo che
i francesi chiedano un vaccino. Qual è quindi il vantaggio di un vaccino
generalizzato per una malattia la cui mortalità è prossima allo 0,05%? No, questa
vaccinazione di massa non è necessaria. Inoltre, i rischi della vaccinazione
possono essere maggiori dei benefici”.
Il
Nobel Luc Montagnier, in un’intervista rilasciata all’emittente televisiva
France Soir alla domanda “Secondo lei il vaccino oggi è la migliore soluzione
contro il Covid?”, risponde: “No, è una soluzione ma non la sola. Ci sono
trattamenti e terapie che possono funzionare e costano poco come
l’azitromicina, l’idrossiclorochina e ancora altri che provengono da elementi
naturali. Che hanno avuto effetti positivi come è accaduto con la malaria e che
possono avere effetti anche con questa infezione”.
Non
c’è un Protocollo Farmacologico, ma c’è il vaccino.
Il
professore Montagnier per ciò che riguarda il vaccino a mRNA afferma: “È un progetto a lungo termine e stiamo chiedendo
alle persone di accettarne l’utilizzo immediato. Ma l’accettazione è un errore,
perché rischiamo di avere effetti assolutamente imprevedibili, come per esempio
dei tumori. Degli organismi che cominciano a proliferare… Questo è il pericolo
quando si gioca ‘all’apprendista stregone’. Sono stati fatti alcuni studi su
degli animali, ma non sufficienti per prevedere cosa accade quando tali studi,
vengono utilizzati sulle persone senza prevederne le conseguenze. (…) Non siamo
in grado di prevedere quello che succederà per la relazione 1- 2-3-4- 5- dopo
le vaccinazioni. E dunque questo ci porta in un altro secolo. E non possiamo accettare
il rischio per i bambini, i ragazzi, tutte le generazioni attuali”.
Perché
non ci si preoccupa di rafforzare le difese immunitarie, migliorando la qualità
degli alimenti e facendo una sana e capillare prevenzione?
Si
ricorda che il vaccino non può essere somministrato ai minori di 16 anni e alle
donne incinte o in fase di allattamento.
Riportiamo dal bugiardino del vaccino:
“è molto importante che lei si ripresenti per la seconda somministrazione,
altrimenti il vaccino potrebbe non funzionare. Reazioni avverse: molto comuni
sono stanchezza, mal di testa, brividi, febbre o dolori articolari, mentre tra
le reazioni rare ci sono reazioni allergiche che possono presentarsi con
orticaria, gonfiori o respirazione difficoltosa”.
Chi
risponderà di eventuali danni?
Quali
tutele riceveranno i pazienti in cui si evidenzierà un danno da Covid-19?
Negli
USA il “Prep act” conferisce un’immunità totale alle case farmaceutiche. I
cittadini statunitensi, anche se colpiti da gravi effetti collaterali, non
potranno intentare causa alle Big Pharma. Nel Regno Unito, i cittadini potranno
essere risarciti dal Vaccine damage payment con un contributo “una tantum” di
120mila sterline (circa 130mila euro). E l’Unione europea? Le clausole dei
contratti firmati dalla Commissione sono state secretate. È doveroso sospettare che le industrie
farmaceutiche abbiamo ottenuto uno scudo penale.
La
UE, mancando di una legislazione comunitaria, demanda ai singoli stati membri la
risoluzione di questo importantissimo problema. L’Italia, invece, garantisce il
diritto al riconoscimento dell’indennizzo, ma solamente in caso di vaccinazione
obbligatoria. Recentemente la Corte Costituzionale ha aperto l’indennizzo anche
alle vaccinazioni raccomandate. Pare che quella contro il Covid sarà
facoltativa. Siamo in Italia, e sicuramente sprofonderemo in quel ginepraio di
leggi e di norme interpretative nel quale i cittadini saranno beffati ed
uccellati. Come mai uno Stato così premuroso e zelante nel voler salvaguardare
la salute del cittadino debba ventilare l’idea di un tesserino sanitario, per
“imporre” la vaccinazione? Ciò è contrario all’etica ed è in contrasto con il
principio di autodeterminazione sanitaria affermatosi a Norimberga. Lo Stato
deve proteggere il suo popolo prima, durante, e dopo una terapia. Altrimenti,
si assisterà ad una arlecchinata del diritto.
Se
il vaccino è un farmaco a RNA (una terapia genica, Ogm) (o meta Ogm per chi è
convinto che il virus non sia un organismo), perché viene distribuito nell’UE
che vieta l’importazione, l’introduzione, la distribuzione degli Ogm o parti di
questi nei suoi Paesi membri?
È un vaccino nuovo, non c’è
stato il tempo di valutarne gli effetti a medio e lungo termine e i numeri sono
troppo piccoli.
Così
il 30 dicembre 2020 sul Corriera della Sera il prof. Maurizio Mori, presidente
della Consulta di Biotetica afferma: “Per il vaccino della Pfizer non c’è
ancora la certezza che eviti la possibile trasmissione. Un’assenza di dati non
dovuta a complotti, ma semplicemente al fatto che bisognerà aspettare una
casistica più vasta per avere quei dati”. E allora, vista la lacuna legislativa
e scientifica, cauteliamoci.
Utili
sono le indicazioni che la scienziata dottoressa Antonietta Gatti ha condensate
nel seguente promemoria:
Difendersi
dalla vaccinazione.
1).
Farsi dare nome, cognome e residenza del vaccinatore.
2).
Ricorda che non può essere un infermiere ma deve essere un medico.
3).
Chiedere a quale ordine professionale appartiene, e di quale città.
4).
Chiedere l’assicurazione del medico per farsi risarcire dai danni da lui direttamente (perché non ha operato responsabilmente facendo gli
accertamenti pre-vaccinati).
5).
Non farsi vaccinare in un tendone (con le primule perché il vaccino, è stato
dimostrato negli USA (13 morti oltre 3000 già danneggiati con effetti gravi)
che può provocare shock anafilattici. Deve essere presente un medico rianimatore
e tutta l’assistenza necessaria.
6).
Chiedere il bugiardino.
7).
Chiedere da quanto tempo è stato aperto il vaccino dalla confezione (che
contiene 5 dosi) e da quanto tempo è fuori dal frigo: misurare la temperatura
del liquido.
8).
Non firmare il consenso informato, se lo chiedono.
9).
Chiedere che dimostrino che non siete allergici ai componenti del vaccino, loro
non li avranno a disposizione. Quindi, sarete rimandati ad un nuovo
appuntamento. Pretendere di averli, per legge devono fornire i componenti.
Gli
italiani sono coscienziosi, attenti alle raccomandazioni della scienza e si
vaccineranno con sollecitudine. Hanno il diritto, però, di farlo in sicurezza. Primum
non nocere.
Dott.
Teodosio De Bonis
Specialista
in Anestesia e Rianimazione
Dir.
Scientifico Sanitario della Daphne Lab