GUERRA, DIFESA, DISARMO
Conversazione
fra lo psicanalista Giuseppe O. Pozzi e lo scrittore Angelo Gaccione sui temi
della guerra, della difesa, del disarmo.
Pozzi.
A leggere il tuo testo Scritti contro
la guerra si coglie non una esigenza narrativa, ma una urgenza molto
seccata, molto infastidita come ci fosse la necessità di abbattere un muro di
omertà, di ignoranza, di follia che non si riesce a penetrare né a smuovere. Ma
gli interlocutori sono capi di stato, leader politici che sarebbero
responsabili di una inciviltà organizzata proprio per rimanere tale. Mi viene
in mente Jaques-Alain Miller quando sottolinea come gli uomini a volte, troppe
volte, sono succubi del loro “orrore per la verità, orrore per l’atto, orrore per
il sapere”. Questo orrore è alla base della deriva di inciviltà che la società
percorre come a voler negare di vivere già dentro un incubo da cui non si vuole
svegliare. Imparare ad essere disposti ad assumersi la responsabilità della
propria implicazione soggettiva nell’accettare la propria verità, il proprio
atto, il proprio saperci fare, è molto faticoso mentre reagire di pancia è
anche un modo per godere e mandare al governo il diritto al godimento senza
scegliere. Cosa ne pensi?
Gaccione.
Gli Scritti contro la guerra sono nati da un’urgenza drammatica che ci
sta schiacciando con il suo peso e il suo “orrore”, per usare l’espressione a
cui ti richiami. Scritti per invitare alla ragione, prima che si precipitasse
nella più spietata delle tragedie: la guerra. L’ennesima guerra, come se non
fossero bastate quelle del passato, come se non bastassero le centinaia tuttora
in corso. Scritti per mettere in guardia, perché sappiamo bene cosa le guerre
provocano, e, soprattutto, per arginare l’idea fallace di una cultura persuasa
che alla guerra si debba rispondere con la guerra. L’indignazione per la
disinvoltura con cui si sorvola sulle vittime, il senso di umanità, la
catastrofe, le creature indifese, i malati, i vecchi, i bambini, il patrimonio
di civiltà costruito nei secoli dalla cultura e dall’intelligenza, gli esseri
vegetali, gli animali che compongono il creato. Una indignazione, la mia, verso
quanti si sono da subito rifiutati di considerare un’altra strada: la via
difficile ed ostinata della negoziazione che non si è voluta perseguire. Si è
badato alla “pancia”, al “godimento soggettivo”, alla risposta colpo sul colpo,
ma i corpi e le cose erano lì a morire, a frantumarsi, non erano dentro un
salotto televisivo. Non ho badato che alla verità e non mi sono posto il
problema dello stile, volevo essere diretto e privo di ogni ambiguità, rispetto
a tutti i carnefici in campo.
Pozzi.
Nel tuo scritto del mercoledì 9 marzo 2022 sostieni: “Lo sappiamo tutti che Stati e Governi non tengono in alcun conto, in
termini di guerra e di armi, la volontà dei loro popoli, in Russia come in
America o nella nostra ‘pacifica’ nazione”. Perché, a tuo avviso, su questi due argomenti non si discute
almeno in parlamento?
Gaccione. Governo e
Parlamento in questa vicenda del conflitto russo-ucraino, hanno dato il peggio di
loro stessi. Hanno mortificato la loro essenza. Non c’è stato un dibattito
pubblico, non si è informata la Nazione, si è segretato ogni atto. Un
precedente pericoloso che ha mostrato quanto Paese reale e istituzioni si sono
trovati distanti. Se Governo e Parlamento temono l’opinione pubblica, perdono
ogni legittimazione e la distanza diventa incolmabile. Sapevano che i cittadini
erano contrari ad ogni avventura bellica, ad ogni pericolosa e incontrollata escalation.
Gli italiani hanno solidarizzato subito con le popolazioni ucraine, ma hanno ribadito il loro deciso no ad ogni incancrenirsi del conflitto.
Pozzi. Sempre in questo
capitolo scrivi anche: “I capi di Stato e di
Governo, quelli che in occasione della Conferenza di Parigi lo scrittore Albert
Camus definiva ‘I ventuno sordi,
futuri criminali di guerra’, sono come quelli di oggi. Sono solo aumentati
di numero, e sono complici e responsabili della tragedia Ucraina…”.
Gaccione. È davvero
incredibile come i capi di Stato non abbiano imparato nulla dall’esperienza
delle due sanguinose guerre mondiali, e come non abbiano imparato nulla dai
conflitti che a centinaia si sono susseguiti per tutto il Novecento fino ai
giorni nostri.
Pozzi. Il 18 marzo metti
però insieme governanti e governati nella ignavia sulla questione armi e guerra
e scrivi: “La storia non insegna nulla né
ai Governanti né ai Governati che in fatto di sentimenti bellicisti, di volontà
omicida e di distruzione, non sono migliori dei carnefici che li governano”.
Sul tema guerra la gente tende ad accettarla, comunque. Come spieghi questa
assurda logica di distruzione ed autodistruzione? Tu in effetti, fortunatamente,
non sei solo. Tuttavia, anche se tu hai capito che solo eliminando le armi si
possono costruire, insieme, le condizioni per poterci confrontare parlando, non
c’è ancora una massa critica interessante che concorda con questa linea. Perché
è così difficile ancora, oggi, visto che viviamo realmente nell’era nucleare?
Gaccione. Sappiamo da
sempre che per fare le guerre ci vogliono armi ed eserciti. In era nucleare le armi
sono diventate perentoriamente totalizzanti, nel senso che possono cancellare
la totalità degli esseri umani, di ogni specie animale e vegetale. In una
parola: cancellare il creato, cancellare la vita. Come è possibile sulla base
di questa apocalittica prospettiva non cambiare rotta? Scienziati e governanti
lo sanno bene, ma all’opinione pubblica tutto questo viene nascosto. E ciascuno
di noi rimuove fino a quando la guerra non entra nelle case. Ma rimuovere non
basta: dobbiamo pretendere il disarmo, la fine degli ordigni nucleari e della
gigantesca immorale spesa militare. Il dialogo deve potere avvenire senza la
rivoltella nella fondina. Il dialogo disarmato è la sola via del confronto, è
il solo mezzo della comprensione reciproca, della fine di ostilità esiziali.
Pozzi. L’unico paese al
mondo che ha deciso di non dotarsi di un esercito è il Costa Rica. La decisione
arriva a seguito di una feroce guerra “civile”. Eliminando l’esercito il Costa
Rica impiega, da tempo, più risorse per educazione e salute e non è un caso che
sia il paese al primo posto in graduatoria per benessere sociale, familiare ed
individuale. Se abbiamo già un tale esempio come mai nessuno ne parla e non
viene preso ad esempio anche in altri Paesi?
Gaccione. Sono decenni che
scrivo e porto ad esempio questa saggia decisione del Costa Rica. Sciogliendo
l’esercito e abolendo le armi, i dirigenti di quel Paese hanno basato la loro
vera sicurezza sull’istruzione, la salute, la cura del territorio e del loro
habitat. Hanno investito nella spesa sociale e nel benessere dei loro cittadini
prosperando. Ma è la grade stampa che dovrebbe assumersi il compito che poni
con il tuo interrogativo.
Pozzi. Con il tuo
movimento “La Lega per il Disarmo” avete incontrato un numero di
sostenitori utili in modo significativo per portare all’attenzione dei Governi
l’obiettivo di disarmo in qualche altro Paese, nel mondo? In fondo il lavoro
che hai animato ed animi con Odissea ha suscitato molto interesse al punto che
anche l’editore ha deciso di pubblicare il libro e continui a ricevere
testimonianze a sostegno del disarmo. Anche Carlo Rovelli sostiene queste idee
pur essendo lui stesso consapevole che è difficile intervenire per portare
almeno dei dubbi, come lui dice. Anche Rovelli segnala il sentire diffuso in
Italia e nel mondo. Per non parlare di Papa Francesco e di tante realtà che
conoscono la guerra sul campo ma nessuno, in realtà, le ascolta veramente
quando si tratta del processo decisionale di un paese.
Gaccione. La cultura della
pace è giovane, quella della guerra può contare su millenni di storia, ma
dobbiamo insistere. Con la nostra Lega disarmista noi indichiamo una strada
percorribilissima da qualsiasi Paese di buona volontà: il gesto unilaterale.
Una scelta lungimirante e umana, e che non è subordinata a nulla se non alla
propria volontà e al desiderio dei propri popoli. Se questo gesto unilaterale
lo facesse il mio bellissimo Paese, darebbe un esempio luminoso al mondo intero
e le conseguenze sarebbero straordinarie. Il mondo capirebbe che noi italiani
vogliamo vivere e collaborare in pace con tutti i popoli della terra. Che
abbiamo con quel gesto messo la guerra fuori dalla storia. Che anche gli altri
possono imitarci per custodire l’unico pianeta che abbiamo a disposizione e per
prendercene cura. Voci sagge come quella del Papa, di scienziati coscienziosi e
di uomini e donne di ogni continente diventano sempre più presenti. Sanno che
la guerra è la più grave tragedia che possa capitare ad un Paese, ad una
generazione.
Pozzi. Nel capitolo
“Pacifismo e disarmo” sostieni la necessità di riformare la Costituzione
italiana all’art. 52 (Parte I Diritti e doveri dei cittadini, Titolo IV Rapporti
politici): La difesa della Patria è sacro dovere
del cittadino. Il servizio militare è
obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non
pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l'esercizio dei diritti
politici. L'ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico
della Repubblica. Scrivi anche come lo vorresti cambiare: “Poiché
l’epoca nucleare ha reso impossibile qualunque difesa, vale a dire la
salvaguardia e l’incolumità dei cittadini ed i beni della nazione, la
Repubblica italiana vi rinuncia e la sostituisce con la negoziazione pacifica e
l’arbitrato internazionale”.
Gaccione: In epoca nucleare e con
i mezzi di annientamento generalizzato, il concetto stesso di difesa è divenuto
obsoleto. Saremmo tutti cancellati e assieme a noi ogni altra forma di vita e
ogni creazione della genialità intellettuale. Musei, archivi, teatri,
conservatori, biblioteche, architetture, bellezze, saperi… tutto azzerato. Non
sono le armi e gli eserciti che ci difendono, ma le buone relazioni
internazionali, la cooperazione, l’agire con senso di giustizia, di
compassione, di umanità.
Pozzi. Mi sento di
accostare il tuo capitolo “Ipocriti”
alla frase che Gramsci nel 1917, scrisse nel
giornale La città futura: “l’indifferenza è il peso morto della storia.
È l’abulia, il parassitismo, la vigliaccheria, è per questo che odio gli
indifferenti”. Non mi sembra che sia cambiato molto da allora, però la
bomba atomica non era ancora stata sganciata sul Giappone. Questo vuol dire che
siamo votati alla morte senza neppure concederci la coscienza della scelta
scellerata e autodistruttiva che la popolazione del mondo sta di fatto
decidendo?
Gaccione. Dobbiamo perseverare perché non c’è altra
scelta. Dobbiamo convincere i governi e informare le pubbliche opinioni. La
morte esiste già in natura, la guerra è una aberrazione rispetto anche ai tempi
del destino di ciascuna esistenza individuale. I mercanti di morte che
producono armi devono trasformarsi in mercanti di beni per la vita. Duemila
miliardi di dollari spesi nel 2020 dagli Stati avrebbero potuto essere
impiegati per una saggia e utile riconversione di questo settore. Sono infinti
gli ambiti di utilità sociale e sanitaria dove indirizzare una tale
riconversione.
Pozzi. Il tuo testo è una vera
e propria invettiva contro la guerra e contro chi non capisce la necessità del
disarmo, tuttavia, arrivi a proporre una strada faticosa ma concreta: “Dovremmo concentrarci ora e subito su questo
obiettivo concreto (disarmo) e sulla sua utilità per tutelare la sopravvivenza
di ciascuno di noi e delle generazioni che verranno, poi potremo pensare al
resto una volta che la minaccia totale sarà scongiurata”. Pensi che nonostante la situazione
a cui ci sta conducendo la guerra oggi ci sia ancora spazio ed opportunità per
impegnarsi in un futuro di faticosa formazione per un mondo senza armi e senza
guerra oppure abbiamo passato ormai il punto di non ritorno pantoclastico?
Gaccione. A volte le
contingenze fanno disperare, e il conflitto russo-ucraino ci ha resi tutti più
impotenti. E tuttavia non possiamo abdicare all’impegno di spingere perché il
dialogo, il negoziato, la parola, il confronto, tornino ad essere centrali.
Disarmare o scomparire: non c’è altra scelta. Se non lo facciamo ora che la
minaccia si è rivelata in tutto il suo orrore, potremmo non avere più tempo.
Pozzi. Se al Processo di
Norimberga si fossero processati anche i crimini dei russi ed il grande crimine
degli Stati Uniti condannando l’uso della bomba atomica, pensi che l’ordine
mondiale sarebbe stato più rispettoso dei diritti civili nel mondo? Il Diritto
Internazionale, così calpestato continuamente da tutti, sarebbe stato
maggiormente rispettato?
Gaccione. Quanto accaduto
con Hiroshima e Nagasaki avrebbe dovuto far diventare concreto il motto “mai
più la guerra”. Invece come se niente fosse abbiamo diviso il mondo,
abbiamo creato muri e filo spinato, abbiamo intrapreso ancora più
pervicacemente la corsa al riarmo, abbiamo usato la scienza e la ricerca per
l’annientamento, schiacciato ovunque libertà e democrazia. I potenti della
terra e la finanza hanno calpestato legalità e diritti senza valutare le
conseguenze. Ha ragione Einstein, nessun altro essere, topi compresi,
costruiscono trappole per il proprio annientamento.