POETI E GUERRA
Il pilota di Hiroshima
In memoriam Claude Eatherly*
Nello squarcio infame del terrore
paura fonda la coltellata il dolore
lì nel buio più buio sentire
che c’è c’è un nome, esiste
esiste nella rivolta e nell’odio
di ciò che è stato fatto
di ciò che è stato ordito
io che mi chiamo Eatherly ora
cado in ginocchio e chiedo pietà
per voi tutti e per me davanti
a tutto il respiro che c’è
dei centodiecimila che noi
abbiamo bruciato in un solo
giorno, quel sei di agosto, quella
bomba, quella sola bomba.
Filippo Ravizza
* Uno dei piloti che sganciarono l’atomica su Hiroshima, Claude
Eatherly, osò soffrire, osò respingere con disperazione il ruolo di eroe che il sistema aveva preparato per lui. Mostrò sdegno e smarrimento: venne allora considerato pazzo. Dal giugno 1959 al luglio 1961, Eatherly intrattenne un fitto epistolario con il filosofo tedesco (anti-nazista,
rifugiatosi sin dal 1933 prima a Parigi, poi negli Stati Uniti) Gunther Anders;
un epistolario dalla cui lettura nasce questo testo.