SOGNO O INCUBO?
di Luigi Mazzella
Se in Italia per
leggere qualcosa che assomigli a un pensiero libero sulla guerra in corso tra
Russia e Ucraina bisogna procurarsi il resoconto della conversazione del Papa
con i direttori delle riviste culturali europee dei Gesuiti vuol dire che,
nel Bel Paese, nell’Unione Europea e nell’intero Occidente, le cose si sono
messe piuttosto male in fatto di “liberalismo”.
Se a ciò si aggiungono le notizie delle “manfrine” svedesi, inglesi e
americane sul caso “Assange” il quadro della libertà occidentale diventa nero
come una tela spaziale di Lucio Fontana, con un buco (cratere) al centro!
Ovviamente, da non credente, da laico convinto, da liberale della “libera
Chiesa in libero Stato”, da nostalgico (insoddisfatto per gli scarsi risultati)
delle leggi eversive e quant’altro… sono rimasto sconvolto da tali (e altre
notizie) e… in probabile conseguenza, stanotte, ho avuto un sogno che
all’inizio mi ero parso piuttosto un incubo.
“Ero a Porta Pia, il famoso Venti Settembre, e indossavo un cappello
piumato e una divisa da Bersagliere. La breccia l’avevano aperta le guardie di
“Sua Santità” e lo Stato italiano era diventato tutto “Stato Pontificio” […]
Francesco riteneva che la Chiesa non poteva e non doveva schierarsi con nessuna
altra potenza del Pianeta soprattutto se militare e guerrafondaia come
l’Alleanza Atlantica. Coerentemente con tali premesse il Pontefice aveva
messo ordine nello IOR, imponendogli tassativamente di non dare finanziamenti
all’industria delle armi come facevano, invece, colpevolmente gli istituti
di credito statunitensi e britannici. Sulla guerra in Ucraina il Papa diceva di
abbandonare lo “schema di Cappuccetto rosso e del lupo che è sempre cattivo”, perché “non
ci sono buoni e cattivi, in senso metafisico, in modo astratto”. Francesco
resisteva alle pressioni di “portarlo” a Kiev perché temeva di dover stringere
la mano, tra un generale e l’altro, a qualche alto graduato neonazista con
tatuaggi di svastiche sul braccio, non visibili, o su altre parti ancora
più nascoste e recondite del corpo.”
Vedendo la bandiera neonazista dei battaglioni Azov così somigliante a
quella delle forze armate di Hitler mi sono svegliato di soprassalto. Ho acceso
il televisore e cambiato più volte canale, rendendomi conto dell’inutilità
della manovra sul telecomando. Tutti i telegiornali davano le stesse notizie.
“Non siamo belligeranti ma forniamo le armi a Zelensky nella speranza che siano
in grado di mettere in ginocchio la Russia che non è una nemica ma che non ci
piace perché è stata solo comunista e non nazista e comunista come la Germania
Orientale”; “Non siamo maccartisti ma ci piace leggere sui giornali liste di
proscrizione degli Italiani “putinisti” e ciò non perché ci ricordino i tempi
dell’OVRA ma perché se alla porta di casa troviamo un lupo e un putinista
sappiamo che è meglio sparare al secondo, perché seguiamo il detto calabrese,
anche se coniato per una diversa ipotesi”. “Non indaghiamo se l’OVRA
dei nostri giorni sia diretta emanazione del Governo e di Palazzo Chigi, dei
Sevizi Segreti o del COPASIR perché intendiamo risparmiare ai lettori la
“sceneggiata” di uno scarico di responsabilità”.
Ho tentato di riaddormentarmi. Ma il sogno o incubo non è riapparso così come
era stato prima. Francesco era agli arresti domiciliari, chiamati, secondo
l’insegnamento italiano, “quarantena”.