FONTI DI PACE: NOUS SOMMES TOUS KURDES
Fascisti e criminali turchi uccidono i curdi, l’Europa e la Francia stanno
a guardare.
Lo stato turco ha portato ancora una volta
il suo terrore di stato in Europa! Gli attentati non li fa più l’ISIS ma chi ha
sempre finanziato i jihadisti e sappiamo tutti chi è. Lo sa la Unione Europea,
lo sa la Nato, lo sa Biden e lo sa anche Putin. E lo sa il macellaio turco che
si è autorganizzato un colpo di stato nel 2016 per avere pieni poteri e mettere
in carcere migliaia e migliaia di militanti curdi impegnati nel partito curdo
legale HDP, e migliaia di democratici turchi, avvocati, magistrati,
giudici, docenti, studenti. È sempre lo stesso macellaio che un mese fa ha
organizzato un attentato a Istanbul per avere l’ok dalla UE, dalla Nato, da
Biden e dal suo amico Putin per poter entrare in Siria e bombardare i curdi del
Rojava. Sì, proprio loro che hanno combattuto anche per noi per sconfiggere lo
Stato Islamico (10 mila giovani curdi hanno perso la vita combattendo contro lo
stato islamico) ma il macellaio turco li tratta da terroristi con l’avvallo
della burocratica e parassitaria UE. A difendere le donne yazide nell’agosto
del 2014 a Shengal (zona curda in Iraq) non c’erano né la Nato né gli USA, né
l’esercito iracheno e nemmeno i peshmerga del clan Barzani, ma c’era il
PKK. Quel PKK che in tutto l’Occidente, su richiesta del macellaio turco, è
considerata una organizzazione terroristica. Quel PKK che Erdogan ha
eletto a suo personale nemico, non solo perché non si arrende all’assimilazione
ma anche, e forse oggi soprattutto, perché le donne del PKK hanno combattuto
contro lo stato Islamico ma anche contro il patriarcato. Perché quelle donne
hanno elaborato un percorso di liberazione per le donne del Medioriente, un paradigma che fa paura agli
ayatollah, al dittatore turco, ai talebani afghani ma anche al nostro ipocrita Occidente.
L’ennesimo attentato contro il Centro culturale curdo a Parigi è la
replica dell’assassinio avvenuto il 9 gennaio nel 2013 delle tre dirigenti
curde Sakine Cansiz, Fidan Dogan, Leyla Saylemez del Centro Culturale di Parigi
e degli attentati contro dirigenti curdi in Belgio. Per questi omicidi mirati
nessuno è stato incarcerato, la disponibilità della UE verso il macellaio è
infinita. Durante questi 10 anni gli avvocati difensori dei curdi hanno
verificato che le squadre degli assassini turchi in Europa hanno la loro base
principale in Francia. Per questo, da tempo, il Centro Culturale Curdo a Parigi
chiedeva protezione. Una protezione che non è mai arrivata. Si tratta quindi di
Omicidi mirati:
Ermine Kara, responsabile del movimento delle donne
curde in Francia, una rivoluzionaria che ha dedicato la sua vita alla lotta del
popolo curdo e alla liberazione delle donne. È stata ferita mentre combatteva
contro l’ISIS in Rojava, assassinata a Parigi dove era venuta anche per curarsi, il musicista Mir Perwer fuggito dalla Turchia dopo una
condanna a 20 anni di carcere per presunta appartenenza ad una “organizzazione
terroristica”, aveva chiesto asilo politico in Francia e Abdurrahman
Kizil, un patriota curdo sulla sessantina sempre presente al Centro
Culturale Kurdo. Altro che omicidi casuali dovuti alla
follia di un esaltato, ma omicidi mirati così come erano mirati gli omicidi
delle tre dirigenti del centro curdo uccise 10 anni fa. Niente è stato lasciato
al caso. L’autore della strage sarebbe stato portato in macchina nella strada
del Centro Culturale Curdo e allora: chi lo ha portato lì? Le minacce
fasciste negli ultimi tempi sono state numerose e tutte trasmesse alle autorità
di sicurezza francesi alla polizia. Perché non è stato organizzato un servizio
di sorveglianza? E neanche la data è casuale, visto che, al momento
dell’attacco, al Centro culturale si sarebbe dovuto tenere un incontro per
commemorare il massacro avvenuto nel gennaio 2013. Quanti attentati ancora
dovremo aspettarci dal macellaio Erdogan prima delle elezioni di maggio in
Turchia?
È notizia della scorsa settimana della condanna del sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu a due anni
e sette mesi con interdizione degli incarichi pubblici per aver “insultato” dei
pubblici ufficiali. Nel 2019 Imamoglu vinse le elezioni a Istanbul,
Erdogan le fece annullare, rifecero le elezioni e rivinse nuovamente ottenendo
un ottimo risultato. Oggi rappresenta il candidato dell’opposizione di gran lunga
più pericoloso per il sultano - nei sondaggi lo danno avanti 20 punti - ed è
per questo che è stato accusato e incarcerato. È evidente, secondo la
propaganda del terrore con cui Erdogan sostiene il suo potere, che il
procedimento contro Imamoglu, in corso da settembre, terminerà con una sentenza
di condanna al carcere a cavallo delle elezioni. È così che Erdogan eliminerà
il candidato più pericoloso. È notizia di pochi giorni fa che la
dottoressa turca Sebnem Korur Fincanci, presidente del più importante sindacato
dei medici, oltre ad essere un’esperta internazionale di medicina legale, è
stata tenuta ancora in prigione dopo l’udienza di ieri venerdì (23 dicembre) a
Istanbul. La donna rimarrà in carcere preventivo fino alla prossima udienza di
giovedì. La colpa della dottoressa è di aver avanzato la richiesta per
un’inchiesta autonoma sull’uso da parte dell’esercito turco di armi chimiche
contro i villaggi curdi nel nord dell’Iraq. Fincanci è stata arrestata il 26
ottobre in seguito ad un’intervista televisiva. È accusata dalle autorità
turche di diffusione di notizie false atte a turbare la quiete pubblica e
sostegno al terrorismo. Al giudice durante l’udienza di ieri ha detto: “Sostengo
la necessità di un’inchiesta indipendente sulle notizie pubblicate dalla stampa
e che riguardano l’uso di armi vietate internazionalmente. In quanto
difensora dei diritti umani, mi assumo la responsabilità di difendere la libertà
d’espressione e il diritto del pubblico ad accedere
alle informazioni”. Ogni giorno si potrebbe scrivere un libro sui
casi di repressione che colpisce curdi e democratici turchi in Turchia. Mi
limiterò a raccontarvi ancora ciò che è successo a una carissima amica.
Giovedì 15 ho ricevuto una e-mail (da leggere in calce a questa nota) dalla
nostra amica turca. Era stata la nostra interprete quando io e mio marito
(all’epoca parlamentare europeo) abbiamo seguito, nel 2003 e nel 2004, udienza
dopo udienza, il rifacimento del processo ai quattro deputati curdi Leyla Zana,
Hatip Dicle, Selim Sadat, Orhan Dogan in carcere da 10 anni con l’accusa di
terrorismo e arrestati nell’aula del parlamento turco. In questa lettera ci
spiega di essere agli arresti domiciliari e di aver subito una devastante
perquisizione (non posso inviarvi il video perché appesantirebbe troppo
l’email). Per informazione, la nostra amica turca tra il 2017-2018 aveva
già subito 15 mesi di carcere con l’accusa, rivoltagli da uno sconosciuto, di
aver fatto da interprete a terroristi arabi. 15 lunghissimi mesi, prima che
ottenesse un confronto con questo individuo che, durante il confronto, ha
dovuto ammettere di non averla mai vista. Nel corso di questi 15 mesi è stata
spostata in 4 diversi carceri. L’accusa, per lei e per tutti, da anni e anni, è
sempre “terrorismo”. Ecco l’email ricevuta:
Inviata: giovedì 15 dicembre 2022 23:31 a Silvana Barbieri
silbarbieriao@gmail.com
Carissima,
Sto venendo dalla custodia. Lunedì, alle due della mattina le forze
speciali, poliziotti, blindati, idranti sono arrivati a casa mia. Hanno fatto
una perquisizione violenta. Hanno preso il mio cellulare. L’accusa è di
finanziare i terroristi ma io ho solo inviato dei soldi ai detenuti politici.
Ho fatto quattro giorni di custodia in condizioni terribili. Mi hanno dato
prigione domiciliare. Hanno anche messo molti amici delle associazioni curde in
carcere. Ora hanno messo in carcere gli attivisti dei diritti umani. Tutti gli
amici di Göç Der sono in carcere con l’accusa di finanziare il terrorismo. Noi
non siamo i terroristi ma siamo gli attivisti dei diritti umani.
Un abbraccio forte.
Un’ultima informazione: pochissimi sanno
che il gruppo etnico più colpito dalle esecuzioni nel mondo sono i curdi.
Secondo Amnesty International quasi il 12% delle esecuzioni della pena di morte
in tutto il mondo riguardano donne curde. Nel primo semestre del 2020 un quarto
delle vittime era composto da curde. Fino a quando il mondo continuerà ad
accettare la barbarie iraniana, turca, afgana? E perché la “civile” Unione
Europea e gli Stati Uniti continuano a criminalizzare i curdi mentre ai
veri criminali viene sempre dato il lasciapassare. Non si può più tacere su
queste gigantesche e vergognose ingiustizie. Confesso che nutro da tempo
molti dubbi sull’utilità dell’UE, un grandissimo baraccone di burocrati senza
ideali, troppo spesso dalla parte dei macellai, con fette di patate sugli occhi
e il naso chiuso tanto da non vedere né sentire la puzza della gigantesca
corruzione di una commissione, quella dei diritti umani, che dovrebbe
rappresentare il faro di una istituzione che vorrebbe presentarsi come un
modello democratico.
Le donne curde, la democrazia curda, hanno bisogno del vostro aiuto. In
Rojava la Clinica Mobile è la struttura sanitaria che permette di raggiungere i
luoghi più colpiti dai bombardamenti che hanno colpito solo strutture civili.
Non dimenticate di aiutare donne e bambini così duramente colpiti dai
bombardamenti turchi
nell’indifferenza dell’Unione Europea. Il tuo aiuto può fare la differenza.
FONTI DI PACE: IBAN
IT45 N010 3001 6560 0000 2624 683
Aiuta FonTI DI PACE E DONA IL TUO 5 per 1000
Codice Fiscale:
97409660152
IBAN:
IT45N0103001656000002624683