LA SFIDA
DI CUBA
di Gianmarco Pisa
Nel campo della
memoria e della cultura.
Di ritorno dalla Conferenza Internazionale del
programma martiano “Por el Equilibrio del Mundo. Con todos y para el bien de
todos”, svolta a L’Avana, Cuba, tra il 24 e il 28 gennaio 2023, sarebbe
difficile fare una sintesi della vasta mole di contenuti e argomenti sviluppati
nelle varie sessioni tematiche disseminate lungo il vasto programma (90
pagine!) della rassegna. Ma un tema, tra gli altri, merita una sottolineatura per
la quantità di implicazioni sociali, politiche e, soprattutto, culturali, cui
può dare luogo. Nel seminario del 27 gennaio, «Las bibliotecas como agentes transformadores
hacia un mundo mejor» (Le biblioteche come agenti
trasformatori verso un mondo migliore) si è posto infatti l’accento sul carattere
della cultura e il ruolo della memoria nell’attualità della società cubana (e
non solo).
Sin dall’inizio è
stato ricordato che la costruzione della memoria storica è parte della
formazione identitaria. La memoria non è solo il portato delle esperienze
storiche collettive di un popolo o di una comunità, è anche una forza capace di
unire e di mobilitare. In particolare, la memoria storica si rende “visibile”
negli elementi del patrimonio culturale tangibile ed intangibile e si viene
costruendo nelle formazioni sociali e attraverso l’insieme delle relazioni
sociali. Le persone evocano e attivano, o, viceversa, rimuovono o oscurano gli
elementi e i contenuti della memoria; è la società, dunque, il contesto di
elaborazione e di formazione della memoria storica.
Di conseguenza,
la questione della memoria non ha a che fare solo con la tutela e la
conservazione del patrimonio storico-culturale, ma anche con i meccanismi e le problematiche
della formazione dell’identità sociale. Quando la memoria non è parte
integrante e riconosciuta di una comunità, diventa più facilmente soggetta a
manipolazione; d’altra parte, il processo di costruzione memoriale è condizionato
dalla selezione degli eventi memorabili e dall’azione pubblica nella
definizione dei contenuti e del «palinsesto della memoria».
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La Biblioteca Nazionale |
A Cuba è stato varato un Programma Nazionale per la Memoria Storica, con una serie di obiettivi al 2030, tra i quali la creazione di capacità di conservazione e gestione delle informazioni in sistemi e applicazioni efficaci e affidabili; la promozione di mostre, eventi e la diffusione su canali virtuali e social network; l’attuazione di misure che garantiscano la qualità della vita lavorativa nel settore. Si tratta di un programma di conservazione e digitalizzazione di una vasta quantità di patrimonio documentale con lo sguardo, da un lato, alla visibilità e all’accessibilità, dall’altro, alla protezione e alla conservazione dei contenuti patrimoniali. Il patrimonio librario deve essere accessibile al popolo e le comunità devono poter accedere ai libri e conoscere struttura e funzionamento di una biblioteca. Allo stesso tempo, la produzione e la conservazione dei libri devono essere accessibili e finalizzate all’avanzamento dell’istruzione e della cultura del popolo.
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Il Memoriale Jose Marti Habana
Non è mai
ridondante ribadire come la scuola sia essenziale fondamento della società. In
base ai dati disponibili, nella
Cuba pre-rivoluzionaria, su una popolazione di circa 5.8 milioni di abitanti,
esistevano più di 500 mila bambini senza scuola, l’istruzione primaria
raggiungeva solo il 50% della popolazione scolastica, l’istruzione secondaria e
superiore era riservata alle élite e offerta solo nei grandi centri urbani.
Inoltre, si contavano oltre un milione di analfabeti e semianalfabeti di età
superiore ai 10 anni, dei quali l’11.6 per cento nei contesti urbani e il 41.8
per cento nei contesti rurali.
Con la rivoluzione,
Cuba fu proclamata, con una storica Dichiarazione, «territorio
libero dall’analfabetismo» già nel 1961. Oggi Cuba, nel campo dell’istruzione, è ai
primi posti al mondo, con il 91 per cento della popolazione al di sopra dei 25
anni con almeno un livello di istruzione secondaria e il 99.9 per cento della
popolazione alfabetizzata; mantiene e sviluppa un sistema di
istruzione interamente pubblico, universale e gratuito, destinandovi oltre il
16% della spesa pubblica (in Italia è l’8%), numeri che ne
fanno il Paese latino-americano con il più alto indice di sviluppo
dell’istruzione.
La sfida,
specie di fronte al bloqueo imposto dagli Stati Uniti sin dal 1962,
consiste oggi nella capacità del settore dell’istruzione e della cultura a Cuba
di rispondere alle questioni sempre più sofisticate e complesse poste dalla
società dell’informazione. Il patrimonio digitale è la “frontiera” della
conservazione e della trasmissione del patrimonio nelle sue varie articolazioni
e richiede un piano per la gestione digitale del patrimonio, che non consiste
solo nel registrare, trattare e conservare foto, video e file, ma soprattutto nel
definire una strategia multi-fattoriale e multi-attoriale di elaborazione,
conservazione e fruizione di contenuti digitali, impegnando in maniera
coordinata intellettuali e tecnici, storici e letterati, bibliotecari e
informatici.
In questo
ambito, gli effetti principali del bloqueo criminale riguardano il
pagamento di costi elevati per il noleggio o l’acquisto di tecnologia, da
mercati lontani, con intermediazione di Paesi terzi; la mancanza o carenza di
determinate risorse; le difficoltà e limitazioni negli approvvigionamenti. Non
potendo utilizzare il dollaro statunitense nelle transazioni internazionali,
Cuba è costretta a pagare in euro, perdendo peraltro somme ingenti solo nella
conversione di valuta. L’impossibilità di fornire alle scuole moduli
multimediali didattici, le limitazioni nell’acquisizione di libri, strumenti e
materiali audiovisivi che integrino l’apprendimento, le carenze negli
approvvigionamenti di tecnologia avanzata sono solo alcune delle conseguenze
dirette del bloqueo. All’impossibilità di accedere agli strumenti
informatici si aggiungono le problematiche causate dalle limitazioni
nell’ampiezza della banda di internet, che incide non solo nel processo
educativo e nelle funzioni scientifiche, ma anche sull’aggiornamento e la
manutenzione dei sistemi informatici in generale e del sistema bibliotecario
nazionale; perfino l’accesso a diversi siti web è bloccato se il punto di
accesso corrisponde a un indirizzo IP (Internet Protocol Address) ospitato
sull’isola.
In tutto
il mondo, il patrimonio, nelle sue varie articolazioni, è un contenuto
essenziale in termini sociali, culturali, memoriali. Esistono diverse tipologie di
patrimonio, tra le quali il patrimonio culturale, vale a dire «i beni
che sono espressione o testimonianza della creazione umana o dell’evoluzione
della natura e che hanno particolare rilevanza in relazione all’archeologia,
alla preistoria, alla storia, alla letteratura, all’arte, alla scienza e alla
cultura in genere», al cui interno si possono annoverare «le opere
di artisti e studiosi, nonché le creazioni anonime scaturite dall’anima
popolare e l’insieme di valori che danno senso alla vita; le opere materiali e
immateriali che esprimono la creatività di un popolo: la lingua, i riti, le
credenze, i luoghi e i monumenti storici, la letteratura, le opere d’arte, le
biblioteche e gli archivi»; tali documenti costituiscono un’importante fonte di
informazioni culturali, storiche e scientifiche per gli studiosi, ma anche
elementi essenziali per lo Stato e per la società, poiché costituiscono parte
fondamentale della memoria nazionale.
Anche
questo patrimonio si trova oggi ad affrontare - come è stato richiamato - la
“sfida digitale”. Si tratta di una sfida complessa, che riguarda temi delicati,
dalla “sovranità digitale” alla gestione e protezione dei dati, dalla preservazione dei contenuti di patrimonio
all’approccio trans-disciplinare ai saperi, dalla formazione del
personale tecnico e specialistico alla qualità delle infrastrutture digitali.
Il fine non può essere semplicemente quello di preservare e garantire ulteriori
modalità di gestione e fruizione del patrimonio culturale, ma principalmente
quello di ampliare sempre più strumenti e contenuti di cultura per il popolo.
Le moderne tecnologie di comunicazione in ambito digitale
stanno cambiando, in tutto il mondo, il modo di «fare cultura», e stanno determinando inedite «aspettative digitali», anche modificando gli scenari di apprendimento e
alterando le forme della memoria sociale. Tali aspettative digitali si svolgono
in forma diversa rispetto a quelle tradizionali di carattere culturale, fino a
configurare un nuovo tipo di soggetto «generatore di memoria» (culturale) e «generatore di contenuti» (culturali). Si tratta di una nuova configurazione del soggetto delle relazioni, nel
contesto delle quali si affermano non solo i diritti sociali e i diritti
culturali, come diritti al riconoscimento e al rispetto delle culture nella
diversità dei loro modi di espressione, nonché all’accesso e alla fruizione dei
patrimoni culturali variamente denominati che costituiscono espressione delle
diverse culture e risorse per le future generazioni; ma anche i diritti
digitali, vale a dire i diritti di tutela, accesso, fruizione inerenti agli
strumenti di comunicazione digitali, alle reti di comunicazione globali,
regionali o locali, nonché a dati, informazioni, materiali digitali,
indipendentemente dal formato e dalle specifiche tecniche di accesso,
condivisione e utilizzo.
Ecco,
allora, che i temi della cultura, dei diritti e della giustizia sociale vengono
ad acquisire una nuova, inedita, attualità. Il che non può certo sorprendere;
ma, al tempo stesso, rappresenta anche una chiave di lettura della capacità del
mondo (e degli attori) della cultura e delle politiche culturali di rispondere
alla doppia sfida dell’innovazione e dell’accesso, per una cultura sempre più «di
tutti e per il bene di tutti».
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