OBIETTORI E STATI ARMATI
Grazie Angelo! Grazie ai vostri articoli,
ho trovato questa intervista splendida con i pacifisti ucraini! Sono in
pericolo perché in Ucraina sono perseguitati, chiamati traditori, anche
imprigionati. La stampa non ne parla, perché la stampa di oggi propagandisce la
guerra.
“In Ucraina la parola pace è oggi tabu” dice questo ucraino. “Oggi sembra
impensabile, eppure io resto convinto che possa esistere una società che ponga
la violenza fuori dalla Storia. È la posizione morale più coerente, per noi la
vita umana è sacra. Non serve demonizzare il nemico. Credo sia sempre meglio
parlare che sparare. Lo stesso Zelensky era favorevole alla pace. È stato
eletto per essere un presidente di pace, promettendo di negoziare, di
rispettare gli ucraini di lingua russa. Oggi invece la propaganda di Stato
compie una grave stigmatizzazione di qualsiasi espressione o opinione contro la
guerra. Mentre chi vende armi si frega le mani”. Devo dire che tra i miei amici
residenti in Ucraina, tutti sono determinati ad andare fino in fondo, anche se
la maggior parte di loro sono russi (la loro lingua madre è il russo). Li capisco perfettamente: stanno combattendo per la loro terra, e voglio - come loro - che la loro terra sia libera. Però pare che la pace sia un punto di vista impopolare contro l’aggressione. Gli Stati Uniti pompano
costantemente l’Ucraina con il loro incoraggiamento, come a una partita di
calcio. Danno armi e dicono: “combattete, siete grandi! e noi guardiamo”. La
visita di Biden è ciliegina sulla torta.
Un caro saluto,
Julia Pikalova
ECCO L’INTERVITA DI CUI PARLA JULIA
Parla Yuri
Sheliazhenko obiettore di coscienza ucraino.
Yuri Sheliazhenko
Yuri Sheliazhenko, in che condizione
vivono le persone che obiettano di fronte alla leva obbligatoria? Ci sono
notizie da Ruslan Kotsaba? (ndr. Kotsaba è il giornalista pacifista e obiettore di
coscienza ucraino, accusato di “alto tradimento” e già arrestato per posizioni antimilitariste.
Oggi rischia fino a 15 anni di carcere).
“La condizione degli obiettori purtroppo è in costante aggravamento. A maggio, il pacifista Andrii Kucher è stato condannato a 4 anni, poi convertiti in libertà vigilata. A giugno, anche l’obiettore Dmytro Kucherov è stato condannato, con la concessione della libertà vigilata. Siamo arrivati a 5 condanne per aver rifiutato l’arruolamento militare. Secondo la Procura generale ucraina, nel periodo tra gennaio e ottobre 2022, sono iniziate indagini penali su 971 obiettori di coscienza e chissà su quanti altri cominceranno a breve. Purtroppo, tra le ultime sentenze, è arrivata la prima condanna al carcere: è il caso di Vitaly Alekseyenko. Lo hanno prima convinto a dichiararsi colpevole per ottenere una condanna più lieve. Una volta davanti alla corte però, Vitaly ha rifiutato di pentirsi poiché secondo la sua coscienza “non aveva fatto nulla di male”. Il giudice ha ritenuto questa condotta inaccettabile e lo ha punito con un anno di prigione. Una ragazza di nome Elvira ha recentemente espresso un’opinione contro la guerra su Instagram. È stata prima insultata e additata come nemica nazionale, infine è stata addirittura allontanata dalla sua Università. Il caso Kotsaba è ancora peggiore. Per proteggere la sua incolumità fisica ha smesso di partecipare alle udienze ed è riuscito ad andare all’estero legalmente. Speriamo che riesca a sfuggire ad una probabile condanna al carcere. Teniamo molto a ringraziare chi come Unponteper si sta adoperando generosamente per raccogliere fondi affinché sia possibile per noi coprire le spese legali di Ruslan e degli altri obiettori di coscienza”.
Yuri S. |
Non dev’essere facile essere additati come “nemici pubblici” perché la vostra coscienza vi impedisce di prendere le armi e uccidere o essere uccisi. In che modo vi state organizzando per rendere efficace il vostro lavoro?
“Non è affatto facile, e anzi è spesso frustrante. Innanzitutto stiamo organizzando una rete stabile di supporto e difesa legale per gli obiettori di coscienza. Forniamo consigli su cosa rispondere se vengono fermati e a quali diritti possono appellarsi. Stiamo lanciando una hotline telefonica per le emergenze, un sito internet, investendo sui social network e inoltre stiamo registrando il Movimento come persona giuridica. Vogliamo diffondere cultura, le informazioni utili ai giovani che vogliono poter scampare alle armi e riuscire ad espatriare in maniera legale. Sono migliaia coloro che studiavano all’estero, nelle università europee, a cui la polizia di frontiera ha impedito di tornare a studiare: stimiamo che siano oltre 8.000 persone. Alcune hanno tentato di scappare illegalmente dal paese. Purtroppo 11 di loro hanno perso la vita per mano della stessa forza pubblica Ucraina”.