POTENTI A TERRA
di
Angelo Gaccione
Si
credevano potenti, il terremoto li ha smentiti.
Ad esaltarli come “potenti” sono i
giornalisti, per lo più appartenenti alla categoria dei servi e dei cortigiani.
Quando ci raccontano del presidente degli Stati Uniti lo esaltano fino a definirlo
l’uomo più potente della terra; e così fanno con il presidente cinese di turno,
con quello russo e così via. A volte aggiungono il nome di un imprenditore, di
un banchiere, e via di seguito. Ora, davanti al robusto ruggito della terra
durato una modesta manciata di secondi - quanto basta, tuttavia, per ridurre in
macerie case, palazzi, imprese, beni culturali e seppellire un discreto numero
di viventi - se ne stanno sgomenti e attoniti e l’aggettivo potenti non
osano più pronunciarlo. Forse hanno capito che la natura se ne fa un baffo
della Casa Bianca e del Cremlino; dei missili cinesi e dei bombardieri di
Erdoğan, e quando decide va a cercarli a casa loro i potenti e gli
impotenti, li coglie nel sonno, in pigiama, in piena notte, e non gli dà il
tempo di raccomandarsi l’anima ai tanti Manitù di cui si dicono devoti. Gli
mette in ginocchio le economie, gli polverizza i simulacri luccicanti, gli
averi, le certezze a cui hanno legato la loro stupida sicumera, gli
destabilizza la psiche. Riafferma perentoriamente dove risiede il monopolio
della forza, e come fra natura e uomo non c’è partita. L’homo stupidus
stupidus può anticipare, grazie ai tanti ordigni accumulati negli arsenali
nucleari, il lavoro paziente della natura, ed è probabile che questo avverrà
molto prima che la catastrofe ambientale si dispieghi in tutta la sua portata.
Da tempo è sulla buona strada per la sua autoeliminazione, e la natura, da
parte sua, non ne sentirà la mancanza.
È certo che, almeno per qualche tempo, quanti si ritenevano potenti
saranno costretti a prendere atto che nonostante le loro orrende leggi, le loro
pratiche disumane, i sistemi sociali criminogeni che hanno contribuito a
consolidare, il loro potere e la loro vita restano effimeri e precari. E che
una minaccia insidiosa, quanto imponderabile, sarà sempre pronta e in agguato.
Ma non cambieranno strada: i termitai urbani resteranno tali o si dilateranno
facilitando la mietitura copiosa delle prossime scosse; il suolo sarà
ulteriormente saccheggiato, i palazzoni si eleveranno sempre più in alto perché
lo spazio è una merce preziosa e remunerativa ed il profitto la sua legge. Le guerre
continueranno a dare una mano ai cavalieri dell’apocalisse e gli arsenali si
rimpingueranno. Lavorare al servizio della morte è più eccitante che mettere in
sicurezza le case e la vita, non per nulla la spesa militare è la più robusta a
livello mondiale e il numero maggiore di ricercatori e scienziati lavora in
questo settore. Dunque, possiamo concludere che il raziocinio dell’homo
sapiens non gli è servito per tenere a bada la morte, ma per favorire il
suo annientamento.