Il Vajont nel cuore di Milano
La mano alzata di un bimbo a chiedere “Perché?”, l'imbarazzo
di un adulto chiamato a rispondere ad un difficilissimo quesito inatteso, reso
ancora più tremendo per l'emozione, il dolore che si rinnovavano all'istante.
Così è iniziato lo stravolgimento di un programma dettagliato, sommerso
dall'onda della sofferenza individuale sfociata in un susseguirsi di interventi
per raccontare di quei corpi martoriati ritrovati sotto il fango , di quelle
cronache per quotidiani ,radio, televisioni quasi impossibili anche per le
firme più autorevoli.
Giornalisti ed
Alpini. Uomini di cultura e semplici cittadini.
Milanesi, Bellunesi, Friulani, Polacchi, Giapponesi,
cittadini dell'hinterland, hanno occupato tutti i posti disponibili nella sala
liberty del Circolo Filologico di Milano per ricordare, onorare, meditare la
tragedia del Vajont.
Mentre alle spalle di Lucia
Vastano, Luciano Pezzin e Tullio Filippin scorrevano le immagini di allora,
l'interesse ed il desiderio di conoscere, capire aspetti taciuti per anni dell'
”evento” si accendevano; sui visi di molti del pubblico lo stupore, la
perplessità, l'incredulità della persona onesta incapace di tollerare,
sopportare un'impresa tanto deprecabile di soprusi perpetrati dai potenti nei
confronti di una popolazione tranquilla, raggirata con promesse di
sviluppo turistico di quel territorio
così avaro di soddisfazioni economiche.
Lacrime sulle gote
di molti alla proiezione del documentario
girato nel periodo
natalizio del 1963.
A Tullio Filippin il compito di spiegare l'antefatto: non
una sterile sequenza di studi, eventi, divergenza di pensiero ma l'appassionato
racconto della vita quotidiana della popolazione costretta a rinunciare alla
propria casa, alla propria attività, alle proprie abitudini mentre le scosse di
terremoto sempre più frequenti rendevano
difficile mantenere l'equilibrio nel proprio intimo e l'invaso su alla diga veniva
forgiato; a Lucia Vastano, con la franchezza che la contraddistingue, il
puntualizzare, completare, integrare i fatti citati da Filippin a tragedia
avvenuta, nel lungo periodo in cui l'omertà, i l rimescolamento delle carte
sembrava avere la meglio; a Luciano Pezzin, sindaco di Erto, il metter a nudo
la tragedia nella tragedia, ovvero lo smembramento del paese di Erto la cui
comunità chiamata a dover scegliere se restare ad abitare il paese o sfollare
in altra località si è divisa, messe famiglie contro famiglie, devastato ogni legame parentale ed affettivo. Ecco l'onda lunga
del Vajont! Col suo cargo di silenzio, di verità nascosta, di sofferenza che si
perpetua nelle generazioni di figli e nipoti i quali non hanno tombe autentiche
su cui piangere e pregare, non hanno vecchie mura fra le quali ritrovare i
ricordi di famiglia, ancora si abbatte all'improvviso sul cuore ,esonda nella
mente.
Chopin: agili ed abili dita accarezzano i tasti dell'antico
piano, si diffondono le celebri note a completare l'armonia di un pomeriggio
che non lascia spazio a distrazioni, a superficialità. La maestria dell'interpretazione è
dote di Chitose Matsumoto, musicista e soprano, rappresentante dei musicisti
ospiti di Casa Verdi in un ideale continuum con le celebrazioni svoltesi a
Longarone. Non vi è tempo
per la proiezione di altri filmati.
Milano stessa si eleva a protagonista dell'amore per una terra le cui
ferite sono nella sua memoria, nel ricordo di serene vacanze, di amicizie
perdute in quel mare di fango ladro consapevole di affetti del quale i Milanesi
non riescono a rimuovere le immagini. Sono le foto di giovani sorridenti là fra
i boschi del monte Toc, sul greto del Vajont che passano di mano in mano mentre fra tutti si propaga l'invito a
vegliare affinché non vi siano altri Vajont in nessun altro angolo di mondo: la
loro esistenza terrena negata trova ora riscatto nel ricordo perenne di chi
sfiora quei cartoncini in un gesto di tenere carezze."
Tiziana Faoro