PUBBLICITÀ E
COMUNICAZIONE
La pubblicità nasce con il primo mass media cioè il libro nella
seconda metà del ’500. Lo stampatore quando edita un nuovo libro prende
l’abitudine di ricordare ai suoi lettori il proprio catalogo cioè gli altri
libri da lui editati. Questa è la prima forma di pubblicità che in seguito, con
l’avvento degli altri mass media, si sviluppa fino a giungere ad essere lei
stessa la principale fonte di sostegno economico. Giornali, riviste, radio, tv,
internet sono mantenuti dalla pubblicità. Tutto il sistema della cosiddetta
comunicazione è sponsorizzato dalla pubblicità. Il consumatore è saltato, non
decide la sopravvivenza della comunicazione dei mass media. La pubblicità, al
contrario, si avvale del consenso del consumatore per mantenere tutto
l’apparato della comunicazione. Là dove non c’è pubblicità, viene meno la
comunicazione. Senza investimenti pubblicitari i mass media chiudono e non
comunicano. Ciò mette in luce la potenza economica della pubblicità. Da oriente
a occidente, tranne nei paesi dittatoriali, la vita della comunicazione e dei
mass media è regolata, anzi regalata dalla pubblicità, e con essa la
democrazia. Senza pubblicità ci sarebbe il silenzio, un silenzio che dalla
comunicazione si espanderebbe nel mercato, nel suo sviluppo e nella produzione
economica. Comunicare è vendere, rendere pubblico il prodotto, farlo conoscere
e incentivarne l’acquisto. Al prosperare della pubblicità corrisponde quello
dell’economia e la crisi pubblicitaria deprime il mercato. Per questo, nel
dopoguerra, prende corpo l’ipotesi e in seguito la certezza che quando una
azienda è in crisi bisogna aumentare gli investimenti del marketing e della
pubblicità che significa fare buon viso a cattiva sorte affinché il consumatore
non si deprima e continui a consumare. Il consumatore depresso non consuma, un
mercato depresso non vende, non scambia. Positività e benessere sono i primi
obiettivi della pubblicità che rimane fedele al suo statuto: essere la buona
notizia. Il consumismo è il portato della pubblicità ed è un dato strutturale
della nostra cultura e dell’economia. È il frutto maturo della pubblicità,
della sua accelerazione nella produzione e nel consumo del mercato. Velocità,
consumo e produzione dipendono dal buon andamento della pubblicità. Il
risparmio è silenzio, fa parte della perdita, della rinuncia della
comunicazione, non fa parte della nostra cultura se non come il ricordo di
quello che eravamo già stati.
Michelangelo
Coviello