IL FUMO DISTENDE
L’articolo che qui
pubblichiamo fa apertamente l’apologia del fumo. L’angolazione, diciamo così
culturale, è quella della visione liberale che fa dell’individuo arbitro del
proprio destino e delle libertà personali un valore assoluto e intangibile.
Tutto molto giusto. Un uomo deve essere libero di scegliere come vivere e anche
come suicidarsi, quel che conta è che non leda i diritti e le libertà degli
altri. Ma dobbiamo anche sapere che detentori del monopolio dei tabacchi in
tutto il mondo sono gli Stati e le multinazionali; come lo sono del mercato
criminale delle armi e delle droghe. Dobbiamo sapere anche quali e quanti mezzi
abbiano a disposizione per la persuasione occulta o palese che sia;
sfacciatamente spalancata o perfidamente subliminale. Questo per ridimensionare
l’illusione che l’individuo scelga i propri bisogni e i propri desideri in
maniera totalmente libera e consapevole. Per il momento non entriamo in merito
al peso delle tradizioni e degli stili culturali; alla merda che i produttori
di tabacchi (quelli industriali) mettono nelle sigarette per procurare
dipendenza, né nelle fosse dei ben forniti cimiteri che ogni anno in tutto il
mondo il fumo aiuta a concimare. Chi ha avuto dei morti in famiglia, chi ha
visto un discreto numero di amici (intelligenti e colti) finire miseramente
divorati dall’asma che li piegava in due e dalle metastasi che se li sono
inghiottiti, probabilmente nutre altre visioni. Ma la libertà prima di tutto. E
se libertà deve essere è giusto che siano tutelati sia i fumatori che i non
fumatori; sia gli adulti che i bambini; sia i sani che i malati: su questo non
ci possono essere dubbi di sorta, altrimenti i princìpi liberali vanno a farsi
fottere. Dunque, nelle società organizzativamente articolate come le nostre,
non si possono garantire questi princìpi, se non si procede ad una vera e
propria “apartheid”. Un autobus per fumatori e uno per non fumatori; una classe
per studenti fumatori e una per non fumatori; una camerata ospedaliera per
fumatori e una per non fumatori… Potete continuare voi stessi il noioso
campionario per ogni aspetto della vita sociale. Quanto alla sfera privata,
beh, anche qui dovremmo attrezzarci per la difesa dei princìpi individuali: una
casa per i fratelli fumatori e una per i non fumatori. Ovviamente occorrerà una
misura di tutela per i figli minori di coppie fumatrici, fino al compimento
della maggiore età; si potrebbero affidare alla tutela di un organismo neutro,
dove i genitori si potrebbero recare per incontrarli con la sigaretta spenta.
Sono sicuro che con un po’ di buona volontà l’aspetto organizzativo si
risolverà facilmente. Ciascuno ne avrà il suo vantaggio: i fumatori potranno
godersi in santa pace la loro dose di veleno quotidiano senza doversi sentire
in colpa; i non fumatori eviteranno di farsi intossicare; le multinazionali del
tabacco potranno continuare a prosperare; i cimiteri a riempirsi; un buon
numero di fumatori a gravare sul Servizio Sanitario Pubblico, e lo Stato
impiegare una parte dei 14 miliardi che incassa dal monopolio del tabacco, per
curarli. Ci sarà anche un altro sostanzioso vantaggio: un bel numero di cretini
che siede in Parlamento, avrà più tempo per occuparsi di questioni meno
impegnative, che so, magari dei rifiuti tossici interrati in mezza Italia dalle
mafie e del segreto di Stato che li ha ricoperti. Ma voi che dite, si può fare
conto sui cretini?
L’8 ottobre
il Parlamento Europeo ha votato a Strasburgo la direttiva europea sul tabacco: i pacchetti saranno ricoperti al 65% da foto scioccanti, il
mentolo sarà bandito entro il 2022 e spariranno i pacchetti da 10 sigarette.
Restrizioni anche sulle sigarette elettroniche che però non saranno “confinate”
nelle farmacie. Non verranno invece proibite le sigarette slim. Ora sarà il
Consiglio dei Europeo dei Ministri a esprimersi e l’adozione definitiva è
attesa entro la fine dell’anno.
Le associazioni della filiera, a partire
dalla Federazione italiana tabaccai, hanno protestato contro un provvedimento
che, secondo il presidente della Fit Giovanni Risso, sarebbe «distruttivo per
l'intero settore e non distoglierebbe le persone dal
fumo ma incentiverebbe l'illegalità».
Risso non è il solo a pensarla così. Da
una recente ricerca, condotta dal comitato Save the Choice- attivo nella difesa
delle libertà personali e nella campagna contro la direttiva europea sul
tabacco, per la quale ha raccolto oltre 20firme inviate direttamente agli euro
deputati- in collaborazione con la società specializzata Populus, su un
campione rappresentativo di 1008 italiani, emerge che il 68% degli intervistati
sostiene che rendere illegali alcune tipologie di sigarette incrementerà il
mercato nero e il 52% reputa che l’estensione di norme restrittive sul fumo da
parte della Ue evidenzierebbe lo scollamento dalle esigenze della gente comune.
A Montecitorio, nel frattempo, si è formato un
intergruppo di 50 parlamentari guidato da
Walter Verini (Pd), secondo
il quale questa direttiva «colpisce un tabacco, quello italiano, di grande
qualità. Che dà lavoro a una filiera che raccoglie
circa 200mila addetti».
Martedì 12 novembre Save
the Choice e Gruppo Ppe al Parlamento Europeo hanno organizzato, presso la sede
del Parlamento Europeo a Roma, la tavola rotonda dal titolo “L’Italia e la
direttiva europea sul tabacco. Come conciliare libertà d’impresa e tutela della
salute”, nel corso della quale è emerso un “no” unanime al testo europeo da
parte di istituzioni e rappresentanti delle categorie produttive. E lo stesso
ministro della Salute, Beatrice Lorenzin ha dichiarato a Save the Choice, in
occasione del convegno, che «il provvedimento europeo ha presentato alcuni
aspetti critici sul ravvicinamento delle disposizioni in materia dei prodotti
da tabacco e correlati».
Durante la tavola rotonda,
Paolo Bartolozzi della Commissione Ambiente, Sanità e Consumatori del
Parlamento Europeo ha affermato: «si è trattato di una misura demagogica.
L’Unione Europea dovrebbe informare i consumatori dei rischi connessi al fumo e
non incanalare il cittadino verso la 'scelta giusta', come quando si parlava di
curvatura delle banane e circonferenza delle zucchine». Oriano Gioglio,
presidente di Unitab, ha sottolineato invece le responsabilità dell’Esecutivo:
«finora il ruolo del Governo è stato assai debole, come se chi opera nel
settore non fosse un degno interlocutore». L’eurodeputata Erminia Mazzoni,
presidente Commissione petizioni del Parlamento Europeo, ha stimolato l’Italia
«a recuperare la sua identità a fronte di criticità nel testo che
penalizzerebbero segnatamente la produzione del nostro Paese». Per il deputato
Ignazio Abrignani, vicepresidente della Commissione Attività produttive, «la
manifattura italiana del tabacco è un'eccellenza nel mondo ed è dovere della
politica difenderla» e l’assessore all’Agricoltura della Regione Veneto, Franco
Manzato ha definito la direttiva «penalizzante per la sua Regione».
Secondo
il comitato Save the Choice, di cui sono la portavoce, il testo uscito dal
Parlamento Europeo mantiene alcune criticità: dal rischio di divieto totale
degli additivi alla questione della tracciabilità che comporterebbe costi
mastodontici per le piccole e medie imprese. Purtroppo prevale un approccio
punitivo verso una filiera che solo in Italia impiega 190mila persone e che nel
2012 ha dato 14,2 miliardi di euro allo Stato italiano. Adesso nella fase del “Trilogo”
spetterà al Governo italiano prendere posizione in seno al Consiglio dell’Ue.
Vorrà assecondare la furia salutistica e illiberale di certe frange estremiste
o difenderà le ragioni della libertà e della tutela di un'eccellenza italiana?
Ci auguriamo la seconda.
Annalisa Chirico
Portavoce
Save the Choice
CHI È
SAVE THE CHOICE
Save
the Choice è un comitato indipendente e trasversale agli schieramenti politici
che nasce dall’incontro di persone che, pur con esperienze e competenze
differenti, hanno in comune la passione per l’Europa e le libertà individuali.
E’ attivo in campagne di informazione e di sensibilizzazione- da ultime quella
sull’agenda digitale e la direttiva europea sui prodotti del tabacco- e
promuove petizioni su temi specifici che sono aperte all’adesione singola,
indipendentemente dal sostegno al comitato. La filosofia di Save the Choice si
basa sull’assunto che il compito delle istituzioni non sia quello di fare da
balia ai cittadini, ma garantire le informazioni e i controlli necessari per
poter esercitare la libertà di scelta. Sempre con la massima tutela delle
diversità e i diritti di tutti, sia delle minoranze sia delle maggioranze.
Save
the Choice vuole essere un punto di informazione, discussione e azione, a partire
dalla libertà di scelta, dal momento che la decisione su cosa produrre,
acquistare e consumare concerne la sfera personale di ciascuno di noi, così
come l’accesso alle professioni e ai servizi, la tutela della privacy e delle
informazioni che riguardano tutti noi. Il comitato conta, tra i suoi
sostenitori, le fondazioni Magna Carta, Italianieuropei, Formiche e l’adesione
di numerose istituzioni liberali.
I suoi fondatori sono Salvatore Bruno, Segretario Generale della Federazione Italiana Cuochi, Annalisa Chirico (portavoce comitato)
curatrice del blog “Politicamente scorretta” su Panorama.it, Antonio Dalle Rive, alla guida
dell’agenzia di comunicazione Anyway, Alberto
Gambescia, direttore della Fondazione
Mezzogiorno Europa e membro dell’Advisory
Board della Fondazione Italianieuropei, Flavia Giacobbe, giornalista
professionista e direttore responsabile della rivista Formiche, Francesca Traldi, responsabile
Relazioni istituzionali ed Internazionali presso la Fondazione Magna Carta.
Info www.savethechoice.it