Non lasciamolo solo, Vogliamo Giovanni Libero
Giovanni Lo Porto è un cooperante rapito in Pakistan il 19
gennaio 2012 insieme ad un collega tedesco. Giovanni lavorava a Multan per un
progetto di aiuto umanitario a favore di centinaia di famiglie in grave difficoltà,
dopo le devastanti alluvioni che hanno colpito la zona di Kot Addu nella
provincia del Punjab.
Un gruppo armato ha fatto irruzione nell’edificio dove
lavorava e viveva con altri colleghi e lo ha sequestrato. Da allora non ci sono
più notizie significative sulla sua vicenda.
Il mondo del terzo settore e le ONG hanno scritto una
lettera ai Presidenti Napolitano e Letta perché Giovanni possa finalmente
tornare a casa.
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Signor Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano,
Signor Presidente del Consiglio Enrico Letta
Rompiamo il silenzio su Giovanni Lo Porto, rapito in Pakistan il 19 gennaio del 2012.
Giovanni è stato rapito una sera di 21 mesi fa a Multan, nel
Punjab pakistano, dopo una giornata di lavoro. Quattro persone armate hanno
fatto irruzione nella casa dove alloggiava con i colleghi e lo hanno portato
via insieme ad un altro cooperante tedesco. Quando è stato rapito, Giovanni era
in Pakistan con l’organizzazione non governativa Welt Hunger Hilfe. Era partito
da pochi giorni da Palermo, sua città natale, per portare cibo e ricostruire
case a favore di migliaia di persone colpite dal devastante terremoto e
dall’alluvione del 2010.
Quello di Giovanni, al pari di molti altri operatori
umanitari, è un aiuto concreto, svolto con competenza e impegno. Attraverso il
loro lavoro l’Europa, l’Italia, noi tutti riusciamo ad esprimere solidarietà e
soccorso vero alle persone più svantaggiate del mondo, quelle che rischiano la
vita, colpite da calamità naturali e devastanti conflitti.
Giovanni è la faccia di un’umanità che si sente unita, che
supera i confini, le distanze, i pregiudizi per ribadire che ogni uomo ha
diritto ad una vita dignitosa. Gli occhi di Giovanni sono i nostri occhi che
non si chiudono e decidono di vedere le difficoltà delle persone più
vulnerabili; sono le nostre mani che scelgono di agire per rendere il nostro un
mondo più accogliente per tutti, anche per i più umili e dimenticati.
Non lasciamo solo Giovanni. Rompiamo il silenzio che è
normalmente richiesto in situazioni delicate come questa, per inviare questo
appello a voi, signor Presidente della Repubblica e Signor Presidente del
Consiglio, affinché si facciano tutti gli sforzi possibili per riportare
finalmente a casa Giovanni, restituirlo alla sua famiglia, a tutti noi e alla
certezza che impegnarsi per un mondo più umano è giusto ed è possibile.
Silvia Stilli, Associazione delle
organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (AOI)
Maria Egizia
Petroccione, Coordinamento Italiano Network Internazionali
Paolo Dieci,
Link 2007 Cooperazione in Rete
Pietro Barbieri,
Forum nazionale Terzo Settore