GIU' LE MANI DALLE
EX AREE THYSSENKRUPP – ILVA
NO A SPECULAZIONI
EDILIZIO-URBANISTICHE
IL COMUNE ONORI E
RISPETTI LA VOLONTÀ DELLE FAMIGLIE DELLE SETTE VITTIME DELLA STRAGE DEL 6
DICEMBRE 2007 E DEGLI EX LAVORATORI TK
TORINO. In
coincidenza con il Sesto Anniversario della strage del 6 dicembre del 2007, che
vide perire in modo così orrendo i nostri compagni di lavoro Antonio, Angelo,
Roberto, Bruno, Rocco, Rosario e Giuseppe, noi famigliari ed ex-Lavoratori
chiediamo al Cumune di Torino, in particolare al Sindaco e al Consiglio
Comunale di NON DIMENTICARE ciò che é successo in quella maledetta notte e
mantenere viva la memoria della più grande ferita inferta alla città dopo i
rastrellamenti e i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Città e
cittadini, un’intera comunità che tanto rimasero colpiti e segnati in quei
giorni di lutto e cordoglio e che in modo naturale e solidale si strinsero in
un abbraccio collettivo attorno alle famiglie dei sette operai e ai lavoratori
TK che in quei giorni drammatici oltre che veder perdere la vita dei loro
compagni e rischiare essi stessi la vita, avevano visto attuarsi lo sciagurato
piano industriale della direzione aziendale TK di chiudere senza alcun
preavviso il sito produttivo di Torino. Senza che per altro il Comune (l'allora
Amministrazione Chiamparino) facesse nulla per impedirlo. Per noi mantenere
viva la memoria ed il ricordo dei nostri compagni di lavoro non vuol dire solo
commemorarli, una volta l’anno, in un doveroso e pur importante “momento
istituzionale”, attraverso la celebrazione della messa e il saluto del Sindaco
e delle Autorità, come si è appena rinnovato venerdì scorso al Cimitero
Monumentale. Per noi ricordare ed onorare ciò che è successo vuol dire anche e
soprattutto far diventare “Patrimonio Collettivo” il fatto che nella nostra
città culla del lavoro, in particolare dell’industria e nel segno della
tradizione e della storia operaia, non accadano più stragi sul lavoro e siano
riattualizzati valori come la dignità del lavoro ed il rispetto della salute e
della vita dei lavoratori, ma anche dei cittadini che vivono nei pressi degli
insediamenti produttivi rimasti in Città, proprio come ha ricordato nel suo
ultimo discorso il Sindaco Fassino. Una città che in più di un secolo è
radicalmente cambiata e si è trasformata, pur tra enormi sacrifici e notevoli
travagli socio-economici, e dopo alcuni decenni è passata dall'essere
universalmente riconosciuta come la Città dell’Auto, simbolo del lavoro operaio
e manifatturiero all'odierna “Moderna Città dei Servizi e del Turismo Europeo”:
in sintesi la Torino Olimpica e degli eventi mediatici, che in questo scenario
si è trasformata anche sul piano urbanistico con massicci interventi di
riqualificazione attraverso il cambio di destinazioni d’uso di enormi ex-aree
industriali. Milioni di metri quadri spesso “donati” ai privati, che vi hanno
speculato costruendoci residenze private e supermercati, con rivalutazioni
fondiarie rilevanti e perdita, per la Città, di importanti Aree che sarebbero
dovute essere trasformate e destinate ad un miglior utilizzo per tutta la
comunità con finalità sociali.
Come Ass. Legami
d’Acciaio e come ex lavoratori e quindi semplici cittadini torinesi invitiamo
il Sindaco, l’Assessore all'Urbanistica e tutto il Consiglio Comunale affinché
la variante urbanistica (ex 221), che prevede un cambio di destinazione
urbanistica diverso dai fini industriali-produttivi previsti, venga discussa
con le modalità e l’iter più corretto ed idoneo della variante strutturale e
non come si sta tentando di fare, cioè velocizzando inspiegabilmente la
discussione prima in Commissione e poi in Consiglio con una “variante semplice”
che non terrebbe in debita considerazione la complessità, i numeri ingenti in
ballo (metri quadri, SLP, ecc...) ma soprattutto le doverose bonifiche (che
dovrebbero essere poste a carico della ThyssenKrupp e non del Comune; e quindi
gravare su noi cittadini) e le relative criticità ambientali. Area che è stata
investita per circa 60 anni da attività industriali siderurgiche molto inquinanti,
con il loro relativo impatto protrattosi per decenni anche a livello
infrastrutturale, con cunicoli e/o gallerie sotto la superficie dei capannoni.
Inoltre non bisogna sottovalutare l’altissimo rischio di esondabilità presente
in tutta l’area a valle del Parco della Pellerina, come dimostrato nei fatti
con l’alluvione dell’ottobre del 2000, che vide i nostri reparti di lavoro
completamente invasi e gravemente danneggiati dalle acque della Dora Riparia.
Quindi chiediamo all’Amministrazione Comunale e a chi ne ricopre le
responsabilità di soprassedere e valutare bene il destino di quelle Aree, di
tenere bene in conto degli elementi di discussione accennati sui rischi e sulle
ricadute ambientali (prima di cospargerci il capo di cenere o inutili recriminazioni
su danni a cose o a persone che sarebbero a rischio alluvione), di considerare
per le stesse cose dette e delle promesse fatte negli anni da questa e dalla
precedente Amministrazione. Per noi questo vorrebbe dire veramente Ricordo e
Memoria per ciò che è successo, e non solo commemorare la data del 6 dicembre,
un rito collettivo che appare anche solo in parte routine e retorica con cui
lavarsi la coscienza. Il solo ricordo non aiuterà a migliorare la città e la
vita quotidiana dei suoi cittadini. Legami d’Acciaio non ha la presunzione né
proposte specifiche da avanzare per la riqualificazione dell’Area, certamente
non nel merito tecnico. Questo non compete a noi. L’unica cosa di cui siamo
certi è che l’area così com’è non può restare, va restituita alla Città con un
riutilizzo in termini di superfici a maggioranza con finalità pubbliche e siamo
altrettanto convinti che sull’area non debbano esserci “svendite”, come già
successo, a privati o amici degli amici che le usino a fini speculativi. Se non
sono state vendute in sordina nel frattempo le ex aree ci risultano appartenere
alla Fintecna o meglio l’immobiliare CimiMontubi S.p.A., almeno per le aree
ex-ILVA. Legami d’Acciaio esorta l’Amministrazione, il Sindaco, il Consiglio a
confrontarsi con la cittadinanza, i comitati di cittadini nati o esistenti da
anni in quelle Aree, che si stanno impegnando a valorizzare anche con progetti
e proposte per il riutilizzo dei milioni di metri quadri di questo pezzo
importante di accesso alla città (varco Ovest). Ragionare tutti insieme, anche
con noi famigliari ed ex-lavoratori, non solo per salvaguardare la memoria un
pezzo di Storia della città, di ciò che era, ma soprattutto per ciò che
riguarda il proprio futuro di moderna città solidale e sostenibile e del volto
che Torino dovrà per forza di cose ricostruirsi, dopo la pesantissima fase di
dismissione e delocalizzazione industriale di numerosi siti produttivi dovuti
alla crisi degli ultimi anni.
Torino potrà
superare questa crisi solo se verrà rilanciato il LAVORO: per esempio
realizzando i lavori di bonifica dell'ex area Thyssen assumendo tra i numerosi
cassintegrati e disoccupati. Tra questi pure alcuni ex lavoratori ThyssenKrupp
a cui Fassino ha promesso un lavoro, mai giunto. Francamente sia questa che la
passata Amministrazione hanno usato molto la vicenda a fini mediatici ma poi in
concretamente non hanno fatto niente di niente sia sul versante del
miglioramento della sicurezza e della salubrità dei luoghi di lavoro, sia per
quanto riguarda l'occupazione (ai minimi storici e peggio che nel resto
d'Italia). L'ex Sindaco Chiamparino è stato premiato per la sua politica
“rivolta ai cittadini” con la nomina ai vertici della Fondazione San Paolo.
Piero Fassino invece preferisce investire sulla militarizzazione della Val Susa
e l'inutile progetto T.A.V. (Treno a vapore), la svendita ai privati delle ex
società municipalizzate, il taglio dei servizi (taglio ai percorsi G.T.T.,
ridimensionamento del servizio e del numero degli asili, peggioramento delle
condizioni di studio, nessuna manutenzione agli edifici scolastici), appaltare
scale mobili e ascensori per le stazioni di Porta Nuova e Porta Susa proprio a
quei criminali della ThyssenKrupp. Proprio una bella mossa che rivela grande
sensibilità da parte dell'Amministrazione! Ecco come si è concesso di
recuperare gli oltre 36 milioni di euro che Thyssen ha dovuto risarcire a tutte
le Parti Civili. Alla fine dopo la strage la ThyssenKrupp ci ha pure
guadagnato: 7 morti, nessuno in galera, nessun colpevole, nessuna bonifica, introiti
dalla cessione dell'area e anche proventi per i lavori nelle due stazioni
ferroviarie torinesi. Il Comune di Torino: una manna per i padroni!?
Sindaco Fassino:
possibile che non si rende conto che Torino sta morendo? E neanche tanto
lentamente. Forse lei è troppo impegnato a seguire le questioni che riguardano
il suo Partito ma la nella città in cui vivono 890 mila persone e che Lei
amministra chiudono i negozi, nei mercati i banchi scompaiono, la Metro è
pressoché deserta, i giovani non trovano lavoro, sempre più persone chiedono
aiuto per arrivare a fine mese, la gente ruba per fame, gli spazi di
aggregazione sono messi in discussione, sempre più tasse e meno servizi offerti
ai cittadini. Ci manca solo uno scempio urbanistico di fronte al più grande e
bel parco di Torino e siamo apposto! Ma noi siamo sempre ottimisti e
propositivi. Ecco alcune misure che può attuare fin da subito: mantenere la
promessa fatta agli ex lavoratori ThyssenKrupp di un posto di lavoro sicuro e
dignitoso; abbandonare il folle progetto TAV e destinare i soldi a cose più
utili; potenziare il trasporto pubblico anche nelle ore notturne; aprire musei
e mostre oltre gli orari attuali, ristrutturare le scuole che cadono a pezzi
(le suggerisce niente il nome di Vito Scafidi?) e tante altre cose ancora. In
ultimo, caro Sindaco, la finisca di trincerarsi dietro questa puerile scusa che
mancano i soldi per fare le cose. Nessuno la accuserà di infrangere il Patto di
stabilità se userà l'influenza, l'autorevolezza e i mezzi di cui dispone per
realizzare anche solo metà della metà delle cose che abbiamo proposto! Noi non
vogliamo far crescere i nostri bambini in una città dove ci capita sempre più
spesso di vedere anziani (e non) rovistare nei cassonetti della spazzatura! Non
ci meritiamo questo e non vogliamo che la Città prima capitale d'Italia, culla
del Risorgimento e dell'Unità d'Italia, Medaglia d'Oro della Resistenza (Lei lo
sa bene, suo padre era un Partigiano) e del Movimento Operaio diventi una città
vuota, sterile, indifferente e cinica proprio come chi fa profitti sulle spalle
dei lavoratori. Altrimenti non si stupisca dei fischi e delle contestazioni che
accompagnano sempre più spesso le sue (sempre minori, a dire il vero...)
apparizioni pubbliche.
Sempre pronti a discutere e confrontarsi.
Familiari ed ex
Lavoratori
ThyssenKrupp
Torino