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UNA NUOVA ODISSEA...
DA JOHANN GUTENBERG A BILL GATES
Cari lettori, cari collaboratori e collaboratrici, “Odissea” cartaceo ha compiuto 10 anni. Dieci anni di libertà rivendicati con orgoglio, senza chiedere un centesimo di finanziamento, senza essere debitori a padroni e padrini, orgogliosamente poveri, ma dignitosi, apertamente schierati contro poteri di ogni sorta. Grazie a tutti voi per la fedeltà, per la stima, per l’aiuto, per l’incoraggiamento che ci avete dato: siete stati preziosi in tutti questi dieci anni di vita di “Odissea”. Insieme abbiamo condiviso idee, impegni, battaglie culturali e civili, lutti e sentimenti. Sono nate anche delle belle amicizie che certamente non saranno vanificate. Non sono molti i giornali che possono vantare una quantità di firme prestigiose come quelle apparse su queste pagine. Non sono molti i giornali che possono dire di avere avuto una indipendenza di pensiero e una radicalità di critica (senza piaggeria verso chicchessia) come “Odissea”, e ancora meno quelli che possono dire di avere affrontato argomenti insoliti e spiazzanti come quel piccolo, colto, e prezioso organo. Le idee e gli argomenti proposti da "Odissea", sono stati discussi, dibattuti, analizzati, e quando occorreva, a giusta ragione “rubati”, [era questa, del resto, la funzione che ci eravamo assunti: far circolare idee, funzionare da laboratorio produttivo di intelligenza] in molti ambiti, sia culturali che politici. Quelle idee hanno concretamente e positivamente influito nella realtà italiana, e per molto tempo ancora, lo faranno; e anche quando venivano avversate, se ne riconosceva la qualità e l’importanza. Mai su quelle pagine è stato proposto qualcosa di banale. Ma non siamo qui per tessere le lodi del giornale, siamo qui per dirvi che comincia una una avventura, una nuova Odissea...: il gruppo redazionale e i responsabili delle varie rubriche, si sono riuniti e hanno deciso una svolta rivoluzionaria e in linea con i tempi ipertecnologici che viviamo: trasformare il giornale cartaceo in uno strumento più innovativo facendo evolvere “Odissea” in un vero e proprio blog internazionale, che usando il Web, la Rete, si apra alla collaborazione più ampia possibile, senza limiti di spazio, senza obblighi di tempo e mettendosi in rapporto con le questioni e i lettori in tempo reale. Una sfida nuova, baldanzosa, ma piena di opportunità: da Johann Gutenberg a Bill Gates, come abbiamo scritto nel titolo di questa lettera. In questo modo “Odissea” potrà continuare a svolgere in modo ancora più vasto ed efficace, il suo ruolo di laboratorio, di coscienza critica di questo nostro violato e meraviglioso Paese, e a difenderne, come ha fatto in questi 10 anni, le ragioni collettive.
Sono sicuro ci seguirete fedelmente anche su questo Blog, come avete fatto per il giornale cartaceo, che interagirete con noi, che vi impegnerete in prima persona per le battaglie civili e culturali che ci attendono. A voi va tutto il mio affetto e il mio grazie e l'invito a seguirci, a collaborare, a scriverci, a segnalare storture, ingiustizie, a mandarci i vostri materiali creativi. Il mio grazie e la mia riconoscenza anche ai numerosi estimatori che da ogni parte d’Italia ci hanno testimoniato la loro vicinanza e la loro stima con lettere, messaggi, telefonate.
Angelo Gaccione
LIBER
L'illustrazione di Adamo Calabrese
FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA
Buon compleanno Odissea
giovedì 30 giugno 2022
STRAGE DI MELILLA
Il 24 giugno scorso
nell’enclave di Melilla, al confine tra Marocco e Spagna, è avvenuta l’ennesima
strage di innocenti! Orrore e morte alle frontiere dell’Europa nascono da una
politica razzista e criminale che l’Europa ha adottato e che è conosciuta con
il nome di “esternalizzazione delle frontiere.”
All’alba
del 24 giugno circa duemila profughi africani (in buona parte sudanesi,
costretti a fuggire dal Sudan e dal Sud Sudan (in guerra civile) hanno tentato
di superare la rete metallica di confine, alta dieci metri! Solo 500 di loro
sono riusciti a raggiungere il valico di confine ed hanno assaltato l’ingresso.
La polizia è subito intervenuta con il lancio di lacrimogeni, generando una
spaventosa calca. Si parla di 37 profughi morti e numerosi feriti gravemente.
Solo 130 sono riusciti ad entrare all’interno dell’enclave spagnola, ma
purtroppo numerosi sono stati forzatamente costretti a ritornare in Marocco, in
violazione della legge internazionale. Molti feriti anche tra i poliziotti
marocchini e spagnoli. E’ questo il frutto amaro dei recenti accordi tra Spagna
e Marocco in attuazione della cosiddetta politica di “esternalizzazione delle
frontiere” che prevede lauti finanziamenti da parte dell’Europa ai governi del
Marocco, Libia, Tunisia, Turchia perché trattengano sul loro suolo i profughi
in fuga da guerre, da fame e cambiamenti climatici. Sono i disperati della storia che premono
alle nostre frontiere e che noi respingiamo. Questo è un genocidio strutturale.
Questa è l’evidente negazione dei diritti umani e, primo tra tutti, del diritto
alla vita.
Sappiamo
che le frontiere europee sono altamente ‘permeabili’ al traffico di armi, di
organi, di bambini, di donne, di esseri umani, di animali e di sostanze
illecite. Ma le stesse frontiere europee sono quasi totalmente ‘impermeabili’
per coloro che, vittime di questo nostro sistema economico finanziario-militarizzato,
fuggono e cercano riparo da guerre, povertà, torture e carestie.
È
un crimine contro l’umanità perpetrato in nostro nome.
Non
possiamo tacere ma abbiamo il dovere di testimoniare e di opporci ad un
genocidio che il nostro mondo occidentale commette legalmente contro decine di
migliaia di disperati in cerca di speranza (quasi 50.000 sono sepolti nel
Mediterraneo).
“È
inaccettabile che il negriero di ieri sopravviva nei governi che oggi tornano a
incatenare la libertà degli africani, subordinandola agli stessi interessi e
allo stesso potere” così scriveva il vescovo Angelo Agrelo, vescovo di Tangeri
(Marocco) quando, il 6 febbraio 2014, 15 profughi furono uccisi nel tentativo
di scavalcare la rete metallica dell’enclave di Ceuta.
Per
questo invitiamo tutti gli individui e tutte le realtà associative di
volontariato e attivismo civile, sensibili a quanto sta accadendo ai nostri
fratelli profughi, a scendere nelle piazze d’Italia per dichiarare il nostro No
all’esternalizzazione delle frontiere e per chiedere il rispetto del diritto
alla libera circolazione dei migranti e a garantire percorsi sicuri e legali di
movimento.
Aderiscono:
Digiuno
di giustizia in solidarietà con i migranti
Le
Veglie contro le Morti in Mare
Refugees
Welcome Napoli
Donne
in Nero Napoli
Donne
in Nero Bergamo
Centro
Sociale ex Canapificio
Movimento
Migranti e Rifugiati di Caserta
Mediterranea
SH Napoli
Mediterranea
SH Milano
Rete
Antirazzista Catanese
ANPI
Codè Montagnani Marelli (MI)
BAOBAB
Experience
Gruppo
Porti Aperti Milano
Rete
Milano Senza Frontiere
UDI
Associazione
Energia per i Diritti Umani
Ora
in silenzio per la Pace Genova
mercoledì 29 giugno 2022
IN DIALOGO
Guerra e potere.
Pozzi. Il potere quando si autorizza da sé senza
l’approvazione del popolo che dovrebbe rappresentare è sempre segreto e
diabolico. Una domanda aggiuntiva, allora, interrogando ciò che non hai scritto
nel tuo pamphlet Scritti contro la guerra, ma che sottolinei nel tono,
nello stile deciso ed irruento contro i “guerrafondai” e chi “ama le armi”.
Prendo piccoli spunti dalla psicoanalisi. Eistein fu molto deluso da Freud, nel
loro carteggio «Perché la guerra?». Ascoltando i suoi pazienti sul lettino,
Freud sapeva che il conflitto e la guerra non sono eradicabili ma scrive
indicazioni illuminanti sull’atto criminale per senso di colpa, per esempio.
Non aveva conosciuto lo scempio delle bombe atomiche sulle città del Giappone.
Fornari e Lacan conoscevano questa devastazione apocalittica. L’utopia di
Fornari vuole insegnare la psicoanalisi attraverso i banchi di scuola come
strumento utile alla elaborazione dei conflitti. L’antidoto alla guerra ed ai
conflitti siamo proprio noi, ciascuno di noi, avendo imparato a riconoscere,
interpretare e svelare il potere pantoclastico del sogno onnipotente anche di
uno solo dei codici affettivi che regolano il funzionamento della “buona
famiglia interna”. Un sogno da cui salvarci svegliandoci insieme, nelle
istituzioni e nella società in cui viviamo. Lacan arriva a mettere l’accento
sulla potenza del godimento mortifero che trascina il soggetto nel gorgo della
pulsione di morte allo stato puro. La via di uscita è la necessità di un legame
operante tra desiderio e pulsione. Il valore complesso e salvifico
dell’annodamento tra immaginario, simbolico e reale offre il campo per
elaborare e trovare risposte possibili alla gestione soggettiva e sociale del
godimento distruttivo. Lo strapotere devastante ed inarrestabile del godimento
è alla portata di tutti. Il generale ceceno senza pudore né senso di colpa e
spavaldamente dice al giornalista: Mi piace fare la guerra ed
uccidere. Il godimento di uccidere è lo stesso godimento di chi
detiene il potere ed imbroglia il suo popolo? Che rimedio abbiamo davanti a
tale potere godente? Freud si è chiamato fuori, Fornari non ha avuto seguito e
Lacan è considerato troppo difficile. Eppure l’antidoto siamo noi, uno per uno.
La guerra Russia-Ucraina ha sdoganato l’odio come grande godimento che pervade
e contamina tutti gli strati della popolazione, centuplicando il suo potere
grazie alla propaganda che reinventa la storia e gli eventi. I social e le
immagini della televisione ci illudono di assistere ad uno spettacolo senza
farci incontrare l’esperienza reale della distruzione. La stampa come quarto
potere e la società delle immagini, al servizio dei potenti, sono catalizzatori
di godimento al servizio della distruzione e dello sterile dibattito spazzatura
che non informa. Come innescare, allora, processi e movimenti utili per far
ripartire una dialettica possibile tra autorità e potere che ci svegli dall’incubo che stiamo vivendo e
disinnescare il rischio della tragedia finale annunciata? Un modo quello della
popolazione e dei volontari civili di elaborare il godimento distruttivo
mostrando come sia possibile, concretamente, annodare pulsione e desiderio? Di
fatto i volontari e la società civile non hanno alcun potere sui Governi che
hanno contribuito ad eleggere.
Gaccione. “Mai
pensare che la guerra, anche se giustificata, non sia un crimine” (Ernest
Hemingway). E Tibullo nelle Elegie: “Ma che follia
è questa, di andarsela a cercare in guerra, la buia morte?”. Sull’istinto
belluino alla sopraffazione, sulle cause economiche, geopolitiche, di rapina,
di dominio, sugli oscuri moventi psicologici, le pulsioni di morte, sappiamo
tutto; ma il “sottosuolo” individuale ci rimane oscuro, nonostante tutti i
progressi delle scienze che lo hanno indagato. E forse è per questo che abbiamo
bisogno della letteratura: ma con la assoluta certezza di non poter porre alcun
argine al male. Abbiamo conosciuto il potere staccato da ogni controllo, ed
abbiamo conosciuto le conseguenze di un potere che accentra nelle sue mani
tutta la violenza, tutta la forza necessaria. Gli strumenti di sterminio totale
hanno reso questo potere mostruoso. Nessuna epoca prima della nostra ha
conferito un potere così smisurato ad un pugno di uomini: i bottoni nucleari in
poche mani. È da oltre mezzo secolo che pongo l’attenzione su un pericolo così
urgente e che non trova precedenti nella storia. So che la psicanalisi non si è
arresa, ma è divenuta impotente come qualsiasi altra forma di pensiero. La
componente morale delle fedi non incide; non incide l’etica di ampli strati
della società civile. Non ci rimane che l’azione militante unita ad un residuo
di pensiero critico che sottotraccia è rimasto vigile; per fortuna non ha abdicato
e nonostante le difficoltà è disposto a battersi. Sul conformismo della stampa
e della reazionaria cultura dominante non si può contare. Sulla visione
mortifera dei partiti in circolazione men che meno. Il conflitto russo-ucraino
ha mostrato ampiamente la saldatura tra pensiero conformista e inettitudine
degli apparati istituzionali ad ogni livello. Tutto questo compone un portato
mortifero deleterio sia di idee che di pratica. Idee aberranti e pratica
mortifera. La parola disarmo non è stata pronunciata che da noi
oppositori di ogni guerra. L’idea di Stato disarmato, di obsolescenza del
concetto di difesa in era nucleare, di riconversione dell’industria bellica, di
scioglimento degli eserciti, di fine delle alleanze militari e quant’altro,
sono tutti concetti che non hanno trovato legittimità su alcun giornale o
dentro i programmi televisivi; li abbiamo espressi noi in luoghi e ambiti
pubblici o su organi di stampa non dominati. Dobbiamo lavorare perché la
pressione contro i poteri venga dal basso, dobbiamo fare in modo che i rapporti
di forza siano a nostro vantaggio se vogliamo mutare le cose. Non vedo altra
scelta: o prevaliamo noi disarmisti o prevarranno i guerrafondai. Se
prevarranno loro sarà la fine per tutti.
L’ASTENSIONISMO
di Luigi Mazzella
Il crescente e cospicuo
aumento dell’astensionismo dovrebbe indurre i responsabili delle forze
politiche italiane più che a ricercare unità fittizie e formali tra i partiti
esistenti, dominati programmaticamente dalla confusione e dalla ricerca di un
qualunque spazio tattico per governare, a tentare di capire che cosa realmente
vogliono gli Italiani che non vanno a votare disgustati dalla pratica del non
movere.
Probabilmente essi vogliono qualcosa di “diverso” da
quello che c’è. Proviamo a chiedercelo:
Rapporti internazionali.
1) Sono soddisfatti dell’Unione Europea attuale o ne
vogliono una diversa attraverso la Costituzione degli Stati Uniti d’Europa
governati da un Parlamento e da un Esecutivo liberamente eletti da tutti i
Paesi-membri, con un Presidente non condizionato né dalla Banca Europea né da
un Deep State nelle mani dei servizi segreti o dei militari?
un Esecutivo autonomo che liberi gli Europei dall’innaturale dipendenza degli
Stati Uniti d’America (ex colonia divenuta sostanzialmente colonizzatrice) e
dall’egemonia diplomatica della parte anglosassone dell’Occidente?
2) Vogliono ancora la NATO o ritengono la costituzione
di un Esercito Europeo condizione necessaria e sufficiente per consentire, sul
piano delle alleanze militari difensive, indipendenza da ogni altra potenza
straniera?
Organi legislativi ed esecutivi.
1) Per gli Stati Uniti d’Europa, vogliono una o due
Camere (prevedendo, cioè, il Senato) e intendono ridimensionare il potere
dei Partiti (prevedendo comunque una regolamentazione interna) attraverso l’uninominalismo
maggioritario con esclusione di liste predisposte nelle segreterie politiche?
2) Preferiscono limitare l’elezione diretta e
popolare del solo Presidente, affidando al Parlamento la composizione
dell’Esecutivo?
3) Ritengono che l’utilizzo della selezione dei
pubblici dipendenti per concorso pubblico debba essere regolata con severità e
sottratta a ogni ingerenza del potere politico?
Giustizia.
1) Preferiscono che al sistema italiano e israeliano
di porre i giudici al di sopra di ogni altro potere dello Stato sia sostituito
il principio dell’equilibrio, peraltro dei soli
magistrati giudicanti, con i poteri legislativo ed esecutivo, riconducendo i
rappresentanti della pubblica accusa nell’alveo della pubblica amministrazione?
2) Ritengono che a ricoprire il ruolo di “giudici”
debbano essere chiamati solo professionisti esperti del giure di collaudata
esperienza e non giovani laureati ricchi solo di nozionismo universitario?
3) Ritengono prioritaria la disciplina della
responsabilità dei giudici con norme di particolare rigore?
4) Ritengono che l’esecuzione della pena, dato lo spaventoso
aumento della criminalità anche giovanile, non debba essere contaminata da
facili perdonismi (che attengono alla sfera religiosa dei peccati non a quella
laica dei crimini)?
Istruzione.
1) Ritengono di tenere nettamente separata
l’istruzione medio-superiore impartita in scuole pubbliche e laiche da quella
delle scuole gestite da religiosi o da privati che promettono, con pubblicità
vergognosa, promozioni a fine anno scolastico, cui dovrebbe essere negata ogni
parità ai fini della rilevanza dei titoli finali?
Conclusione.
Proviamo a chiedercelo non solo per capire che cosa
vogliano veramente gli astensionisti ma anche per scoprire, in caso di
mancata risposta, a quale livello sia giunto l’allontanamento degli Italiani
dalla politica.
DANTE E L’UNIVERSO FEMMINILE
di
Laura Margherita Volante
In
questo periodo molto complesso e non privo di contraddizioni, per il passaggio
epocale dinamico e di dimensione platanaria, i cui cardini sono il contesto e
la cultura fra senso di appartenenza e comunità mondiale, Dante suscita da
sempre curiosità e suggestione nell’immaginario collettivo per il sommo poeta,
in occasione del VII centenario della morte. Il sottotitolo: “Dante ad continuum
e l’universo femminile”, vuole significare la vitalità prorompente che
l’Alighieri ha, senza spazio e senza tempo, per la dimensione dell’Amore nell’evoluzione
personale, il cui ciclo poetico si risolve nella Vita Nova con Beatrice,
la donna amata. Infatti, la donna attraverso
i secoli, i cui simboli sono le rappresentazioni vitali dei geni dalla
Letteratura all’Arte visiva, è di attualità vigorosa con Beatrice fino a Monna
Lisa e non solo.
Le
figure femminili all'interno dell'opera di Dante sono innumerevoli e pur nella
varietà dei soggetti, sono sempre legate al concetto di Amore in tutte le sue
sfaccettature.
Amor Sacro e Amor Profano da Beatrice a Francesca
da Rimini. Parlando di donne, Dante non perde occasione di narrarne sia il
sentimento platonico e puro sia quello passionale e sessuale, in tutte le sue
forme ed espressioni, in una ricerca di unità e unicità. La donna, sempre
uguale a sé stessa, attraversa secoli di cambiamenti, trovandosi idealizzata o
disprezzata. Maria o Maddalena. Cambia il contesto, cambia la
cultura, ma Lei è adorata o torturata fino ad arrivare ai femminicidi. L’Amore
tormentato passa dall’Inferno al Paradiso ed è sempre un inferno o paradiso
deciso dalla dimensione culturale, gestita dai maschi o uomini. Donne e la
famiglia, donne e il lavoro, donne e i figli, arma spesso di ricatto e
ritorsioni fino alla sindrome di Stoccolma o di Medea. Ecco che si percepisce
la continuità del tema dantesco, dove il tempo scorre senza scorrere, dove lo
spazio è ovunque in una ricerca di sublimazione infinita.
Ecco
che Beatrice rappresenta il miracolo
dell’amore eterno, non c’è vita ma neppure morte. Lei è.
“Nel
sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare”, Dante dice che Beatrice par che sia
una cosa venuta / da cielo in terra a miracol mostrare.
Oggi
le donne sono un po’ Beatrice un po’ Francesca in una sorta di borderline, in
questa ansia di amore sublime del sogno e amore romantico, passionale, che si
fa geisha pur di sentirsi amata, e così non è, ma solo apparenza trasparente,
nel continuo dinamismo di un labirinto di specchi, dove non c’è il filo
d’Arianna per uscire libera farfalla.
Dante
per raggiungere Beatrice scrive il suo viaggio di purificazione passando
dall’Inferno al Purgatorio e infine al Paradiso.
L’ascesa
in paradiso avviene attraverso la luce del sole che Dante vede attraverso gli occhi
di Beatrice, la donna ideale, nella sua maturazione animica. Qui si realizza il
superamento tra la divinità e l'amante, oltre in un altrove, proprio perché
Beatrice non viene circoscritta in una dimensione terrena, ma come una creatura
che trascende la sua stessa collocazione, in cui si riflette la bellezza del
Creatore e che conduce alla fonte dell’Amore, quella fonte dove non ci si
disseta mai abbastanza. Grazie alla bellezza divina riflessa in lei, si avvia la
salita paradisiaca di Dante. E così si compie il sogno di ogni donna perdendosi
nell’Amore assoluto, fra illusione e inganno.
martedì 28 giugno 2022
MATER SEMPER CERTA DIRITTO ALL’ABORTO
di Gabriella Galzio
Dopo
quattro mesi di martellamento continuo sulla guerra, non una voce si è levata
finora sulle pagine di Odissea sul pronunciamento della Corte suprema americana
in materia di aborto; grave non solo perché consegna metà degli Stati Uniti (quelli
conservatori) e 70 milioni di donne (più della popolazione italiana) a una
regressione senza precedenti, ma perché rovescia sulle cittadine americane
“l’onere della prova”, ossia l’onere di dimostrare di aver subito incesto o
stupro, nonché di aver subito un’interruzione di gravidanza di natura
spontanea. Se poi consideriamo il vento reazionario clerico-fascista che spira
nel nostro paese unitamente all’atteggiamento prono agli Stati Uniti del nostro
governo, dovremmo entrare in allarme rosso rispetto al rischio di importazione
di simili oscurantismi; tanto più se nel conto mettiamo anche le nostre regioni
di centro-destra che chiedono “l’autonomia differenziata”, autonomia sanitaria
in testa (poiché ricca), oltre quella che già hanno, che ha già dato i suoi
velenosi frutti in termini di ostruzionismo nelle procedure di accesso
all’aborto ambulatoriale.
Ma il silenzio di Odissea (che pure considero dotata di onestà intellettuale)
mi fa ricordare il Bergoglio antiabortista (molto citato invece come
antimilitarista) o anche il Pasolini cattolico (altrimenti lucido
intellettuale) per il quale l’aborto equivaleva alla “legalizzazione
dell’omicidio”. Di che natura è dunque questo silenzio? A mio avviso nasce da
una visione produttiva e politica oscurata della sua parte “riproduttiva”, che
pure è la premessa e la garanzia per il mantenimento della prima. Ben lo sapeva
il “nostro Duce” che favoriva la natalità per ottenere il risaldarsi della
“stirpe” guerriera. Ed ecco che sotto il fascismo politiche antiabortiste e
politiche militariste erano felicemente saldate insieme. Com’è che oggi questo
nesso non lo si vede? Come mai gli Stati Uniti campioni di liberalismo (anche
nell’uso delle armi) sono così restrittivi nel controllo delle nascite? Semplice:
perché - a dispetto dell’ipocrita retorica pro-life che anche molte donne si
bevono - controllo “riproduttivo” (cui è preposta la Chiesa) significa
mantenimento della patrilinearità, che è la dorsale su cui regge la
trasmissione del capitale. Chi avesse qualche dubbio in proposito vada a farsi
un ripasso del vecchio diritto di famiglia italiano in auge fino a tutto il
1975: morto il marito, la donna non ereditava nulla, e il figlio poteva tranquillamente
sbatterla fuori di casa. Da allora è passato mezzo secolo, ma la mentalità
patriarcale più o meno inconscia è ancora tale da imporre il cognome del padre
per default, e da lasciare inalterato il dettato costituzionale che recita la
famiglia patriarcale essere “famiglia naturale”, quando le madri sono
esautorate persino nel nome. Mater semper certa era detto dalla notte
dei tempi, poiché la vera famiglia naturale poggia sulla dorsale matrilineare
(nome compreso). E quelle matrilinee erano organizzate socialmente in reti di
mutuo soccorso, dedite alla distribuzione e non all’accumulazione. Ancora nelle
società contadine se ne conservavano echi, quando le donne si passavano l’un
l’altra il lievito madre. Storicamente le donne sono state esautorate e defraudate
della titolarità e dignità della maternità, perdendo il duplice diritto di
creare una famiglia e fondare una società, vero è che la “ragazza madre” di per
sé è ancora considerata una disgraziata, una madre di serie B, senza tutele (patriarcali).
Deprivate della titolarità della maternità, le donne sono state terreno di
conquista nel nome e nel corpo (dal matrimonio al divieto di aborto).
Chi voglia considerarsi di sinistra oggi non può più ignorare tutto questo. Le
vecchie utopie non sono più riproponibili, non perché fallite alla prova di
realtà, ma perché orbe e monche del nesso che esiste tra imposizione della
dorsale patrilineare e trasmissione del capitale, entrambe espressione di una
medesima volontà di dominio. Per formulare un nuovo progetto di civiltà bisogna
svecchiare le proprie categorie cognitive e abbracciare nuovi paradigmi,
rischiare di perdere rassicuranti certezze e comode alleanze. In una visione
sistemica società-economia-politica-cultura (religione) devono essere riconcepite
nel loro insieme, non pensiate di andare lontano, se una di esse rimane al palo!
DECLINO
di Luigi Mazzella
Il cocktail di irrazionalismi che segna il destino
dell’Occidente.
Se la mentalità Occidentale
è costituita da un cocktail di irrazionalismi, a) da quelli religiosi
delle credenze monoteistiche mediorientali con le relative fantasie di un Dio
unico, presente nell’alto dei cieli e Creatore dell’Universo, oltre che di una
vita ultraterrena che spunta dopo la morte e la decomposizione del
corpo dei soli esseri umani viventi (gli animali e le
piante muoiono invece per sempre) e b) da quelli pseudo filosofici dei
platonismi che immaginano mondi iperuranici e anime vaganti che piombano sulla
terra non c’è speranza alcuna di evitare il tramonto di quella parte di mondo
in cui siamo nati e viviamo.
Per la gloria del Dio unico in cui, senza alcuna prova
e ragionevole verosimiglianza credono, i fedeli ebrei, cristiani e islamici
sono facile preda dell’irrazionalismo bellico e sono portati a sterminarsi a
vicenda, oltre che a massacrare popoli atei, politeisti, animisti, panteisti e
chi più ne ha ne metta. Per il fanatismo politico di raggiungere, a
chiacchiere, il Bene di tutti, fascisti e comunisti, figli dell’idealismo
filosofico tedesco di Hegel e nipoti di Platone si impegnano ugualmente in
genocidi e conflitti feroci, macchiandosi di clamorosi crimini verso l’umanità
perpetrati in nome di conclamati nobili fini.
Paradossalmente, tutti si dichiarano liberali, come
quelli che utilizzano tale termine, pur condividendo le premesse filosofiche
dell’illiberale idealismo post-hegeliano (vedasi, per l’Italia, Croce e
Gentile, fanatici dell’universale e non solo in poesia). Si
dichiarano amanti di una libertà che tolgono, però, con ostracismi e
dinieghi di accesso al sistema massmediatico, a chi non la pensa come loro.
In un tale guazzabuglio caotico e passionale, dove non
trovano spazio la logica e la ragione, chi non avverte o non condivide la cieca
fiducia dei fideisti religiosi e dei fanatici dell’ideologia fascista o
comunista non ha altra scelta che il silenzio e la rinuncia: in termini
politici l’astensionismo o il voto nullo (quello in bianco, è utilizzato da
gente corrotta nei seggi elettorali). Anche se ciò significa porre un altro
tassello per la costruzione mostruosa dell’Irrazionale.
Non vi è via di scampo. Le vecchie etichette di
Destra, Centro e Sinistra, sono soltanto espressioni di un inane nome.
Negli Stati Uniti d’America, Paese padrone sostanziale
dell’intero Occidente, all’irrazionalismo guerrafondaio, voluto dalle necessità
usuraie delle banche ebraiche, del “democratico” Joe Biden fa riscontro la
becera esultanza di Donald Trump per la decisione della Corte suprema che
abolisce il diritto delle donne all’aborto in nome di principi cristiani di una
religione di Morte che finge di inneggiare alla Vita e che sostanzialmente odia
il genere femminile.
In Gran Bretagna, un “folletto” tragicomico subissa il
Pianeta di parole e iniziative stravaganti, sicuro che nel fronte opposto non
ci siano alternative.
In Francia, un esangue Macron deve dimenarsi tra i
passionali Melénchon e Le Pen e ai francesi non resta che la protesta dei
giubbotti gialli, vero trionfo dell’irrazionalismo a livello popolare. In
Italia, i “democratici” di Enrico Letta e i “fascisti” di Giorgia Meloni,
riconoscendo la “paternità” hegeliana comune, sono attualmente uniti nel
trovare aggettivazioni infamanti ed epiteti da trivio contro la Russia Europea:
il tutto a maggior gloria del Nuovo Continente Nord-americano, divenuto il
sostanziale padrone dell’Unione Europea E ciò, attraverso Wall Street e i
tecnocrati bancari di Bruxelles e il meccanismo perverso della
NATO.
Che fare? Albert Einstein diceva che per cambiare
le cose, occorre modificare la mentalità che le ha prodotte. Ora la mentalità
dominante in Occidente è la conseguenza del cocktail religioso e filosofico di
cui si è detto all’inizio. Cambiarla significa ristabilire il valore
dell’insegnamento filosofico dei presocratici e dei sofisti non dissimile da
quello di Confucio, Tao, Buddha e altri pensatori con i piedi per terra e senza
le fantasie sognate dai cammellieri nell’arsura del deserto mesopotamico.
Dubito che le generazioni al tramonto della loro vita
possano essere capaci di un tale cambiamento; anche perché non saranno esse ad
assistere al tramonto definitivo e inevitabile dell’Occidente, pur avendo
contribuito fortemente a determinarlo, insieme alle generazioni precedenti
i cui postulati folli e irrazionali non sono state capaci di rimuovere.
LA POESIA DI GACCIONE
di
Marina Corona
A. Gaccione
Non
a caso la prima e più importante sezione dell’ultimo libro di poesia di Angelo
Gaccione Spore (Interlinea 2020 pagg. 88 € 12,00) si chiama “Per il
verso giusto”. L’evidente doppio senso impronta infatti di sé tutta l’opera: da
un lato il testo è delicatamente poetico, i suoi brevissimi componimenti sono
uno per uno conclusi in un’armonia fatta di sensibilità, suggerimenti,
impressioni, dall’altro il contenuto si muove su un piano etico che ha a tratti
accenti addirittura mistici, riferimenti al Nuovo Testamento, ma anche consigli
sapienziali tratteggiati con la modestia di chi sa che le grandi lezioni non
hanno bisogno di toni roboanti ma dell’umile e semplice verità che ci viene dalla vita vissuta. Ma non
pensate per questo a un testo algido o dogmatico, fin dall’inizio infatti
possiamo notare una tenera vena ironica che forma uno dei tratti portanti di
questo lavoro:
Piantò
il pianto.
lo
seppellì profondo,
voleva
eliminarlo
dalla
faccia del mondo.
Nacque
il salice.
Ne
fu contento.
La
leggerezza dell’autore nel trattare questa delicata materia arriva al punto che
alcuni componimenti sembrano addirittura indovinelli. Ma le sfumature tra l’una
e l’altra poesia, pur nella compattezza della forma e dell’argomento, sono
infinite. Ecco, ad esempio, un componimento con addirittura un accento macabro:
Il
tempo prende a tutti le misure.
Un
metro o poco più.
È
tutto.
Oppure,
dietro l’ironia e l’apparente nonsenso troviamo un componimento dal contenuto
attualissimo:
All’uomo!
All’uomo!
gridò
il lupo.
E
non fu il solo
a
prendere la via del bosco.
Il
contenuto religioso, sentito e puro nell’animo del poeta, traluce in tutta un’ampia
parte di “Per il verso giusto”. Lontanissimo dalle disinvolte tematiche che
imprigionano il nostro tempo in una tragica assenza del senso della vita,
Gaccione è però ben conscio della pochezza e anche della eventuale malvagità
umana. Il suo non vuole essere un testo consolatorio, ciò a cui tende con la
delicatezza del lirismo è un realismo esistenziale che può essere anche
impietoso:
Calzavano
scarpe robuste,
fin
troppo per quella stagione.
Avevano
seminato spine
in
ogni dove.
L’autore
è certamente un uomo coraggioso, estraneo agli schemi narcisistici e iper-erotizzati
della nostra società, non teme di far riferimento a considerazioni di profonda
umanità e saggezza, più in voga forse nei tempi passati ma che, presentati nel
loro involucro poetico, sembrano ritornare di toccante attualità:
Quel
che ci mancò fu l’affetto.
Di
amore ne avevamo fin troppo.
Sempre
rimpiangeremo,
fino
alla fine dei giorni,
una
semplice carezza sul viso,
una
parola buona.
E,
come abbiamo già detto, da questa consapevolezza molto umana si passa, non con
uno slancio volontaristico ed esibito, ma con una sorta di blanda ascensione ad
una saggezza evangelica:
Tutto
il male del mondo non bastò,
a
fare dei nostri cuori una pietra.
Si
era seminato bene in quella stagione.
Molto
bene.
Con
il tema del granello di senape seminato su di un terreno fecondo, la prima e
più ampia sezione del libro, “Per il verso giusto” appunto, procede verso una
sezione più breve che ha la funzione anche di commiato da parte dell’autore e
che si chiama “La presenza di morti”. Sono queste liriche tutte di narrazione
dove si racconta di un ritorno ad immagini legate ad un passato, ormai
tramontato, trascorso con persone molto amate. Ma la strada verso questa
sezione, che dall’alto dei cieli ci riporta sulla terra, è un incipit
passionale, carnale quasi, dove l’afflato poetico diviene tragico:
Amore
che lontano stai partendo,
su
un bastimento che mi dà la morte,
non
bussare mai più alla mia porta,
nessuno
quella porta ti aprirà.
E
più avanti, verso l’ingresso ne “La presenza dei morti.” Troviamo:
Lei
mi dà la sua dose
di
veleno quotidiano,
ma
è divenuto così necessario per me,
che
senza il suo veleno,
sarei
già morto.
Le
poche poesie che seguono sono soffuse da una malinconia che è resa da una
sapientissima perizia psicologica:
Si
privò un po’ alla volta di tutto:
mobili,
quadri, libri…
Restarono
solo i segni sui muri,
le
impronte sulle pareti.
Finalmente
la casa fu vuota.
Ma
fu un’impresa vana,
i
ricordi lo assediavano da ogni lato.
Ma
eccoci giunti finalmente ne “La presenza dei morti” che oltre ai ricordi è
anche una malinconica meditazione da parte dell’autore sulla fine della nostra
vita:
Sulla
poltrona di vimini in giardino,
la
sua forma vi si è rappresa.
Vivida,
come se un torchio, ve l’avesse incisa.
Un
ramo del pesco le fa ombra al viso.
E
ogni volta che riapro la casa,
ho
quasi la tentazione di svegliarla.
Le
immagini dei propri cari assediano dunque l’autore come presenze fantasmatiche
indelebili che formano un corteo silenzioso nelle ore della sua vita, prima
descritta con tanta vivacità e partecipazione:
Di
te, non voglio che ricordare il lutto
che
mi ha reso orfano.
Il
vuoto che ho provato all’improvviso,
d’essere
solo al mondo.
Ero
padre anch’io, ma me ne accorsi,
quando
persi te.
A. Gaccione |
E
con questo infinito scorrere di una catena che dal regno dei defunti ci porta
nel futuro degli affetti che ci sopravviveranno giunge al suo termine il percorso
di Gaccione. Sono parole estremamente sincere le sue, grazie alle quali l’abbiamo
accompagnato nel corso della vita fino al tema del commiato. Possiamo dire che
ogni poesia, nella sua grazia formale e nella sua luce di verità, è simile ad
una conchiglia che riflette la dura madreperla della vita e del tempo che fugge
con la sua bianca luce di sincerità e tutte queste conchiglie, collegate dal
filo sottile della poesia, formano una bellissima collana che, a libro chiuso,
porteremo con noi come talismano.
lunedì 27 giugno 2022
NUMERI DAI BALLOTTAGGI
di
Franco Astengo
Elezioni
del 26 giugno.
Le
prime annotazioni che possono essere ricavate dalla lettura dei numeri emersi
dai ballottaggi per i 13 comuni capoluogo impegnati nelle elezioni comunali del
26 giugno possono essere riassunte nella raccomandazione, per poter esprimere
giudizi sulle tendenze espresse dall'elettorato, di leggere attentamente le
cifre. In questi casi non ci può limitare al solo conteggio dei comuni
conquistati o perduti ma è necessario andare a fondo nell'esame di ciò che è
realmente accaduto: naturalmente questo lavoro è del tutto parziale essendo
stato elaborato immediatamente dopo la chiusura degli scrutini esaminando
soltanto alcuni aspetti dell'esito delle urne. Alcune indicazioni di carattere
generale però si possono già individuare. Nei 13 comuni capoluogo dove si sono
svolte le votazioni di secondo turno non avendo 15 giorni fa nessuno dei
candidati sindaci superato il 50% dei voti avevano diritto al voto 1.074.837
elettrici ed elettori. Nel primo turno erano state deposte nelle urne 559.780
voti validi; nel secondo turno il numero dei voti validi è sceso a 429.007: ciò
significa che l'effettivo tasso di astensione tra le due tornate è salito del
23,34% (comprensivo delle schede bianche e delle schede nulle). Il totale della
partecipazione al voto nel secondo turno si è quindi collocato al di sotto del
40%, 39,91% per la precisione. Ed è questo il dato sul quale bisognerebbe
puntare direttamente l'attenzione. Per essere più precisi rispetto all'entità
del fenomeno (sempre riferendoci ai 13 comuni capoluogo) deve essere fatto
notare che al termine del primo turno per i candidati sindaci esclusi dal
ballottaggio si erano espressi 142.768 suffragi: di questi soltanto 8.197 sono
stati utilizzati per esprimere il sostegno ad uno dei candidati nel turno
successivo. Su 26 candidati al secondo turno 8 hanno peggiorato la performance realizzata nella precedente
tornata: ciò nonostante si sono verificati 4 sorpassi (Como, Lucca, Monza,
Catanzaro: uno a favore di un candidato civico; uno di un candidato
centro-sinistra e Cinque Stelle; uno di un candidato di centro-sinistra e uno
di centro destra) a conferma del permanere di una tendenza alla volatilità
nonostante la ristrettezza dei numeri disponibili.
Esaminiamo
allora i dati complessivi per i 13 comuni capoluogo:
Candidature
di centro-sinistra: al primo turno 165.476 voti, al secondo turno 179.425 con
un incremento di 13.949 suffragi.
Candidature
di centro-sinistra comprendenti il M5S: al primo turno 51.869 voti, al secondo
55.693 con un incremento di 3.824 voti.
Candidature
di centro-destra (considerata tale quella di Sboarina a Verona escludendo
quella di Tosi): al primo turno 160.332 voti; al secondo 183.600 con una
crescita di 23.268 suffragi.
Candidature
civiche: al primo turno 28.897 voti al secondo 20.227 con un decremento di
8.670 voti.
Candidatura
Lega con Forza Italia: primo turno 15.666 secondo turno 19.062.
I
casi specifici di maggiore interesse nell'analisi dei voti tra il primo e il
secondo turno sono rappresentati da Como, Verona e Catanzaro.
A
Como si è verificato il sorpasso da parte della candidatura civica Rapinese
passata da 8.443 voti a 14.067 mentre
la candidatura Minghetti espressione del centro-sinistra è scesa da 12.173 voti
a 11.345.
A
Verona l'attesa era per il comportamento degli elettori della candidatura Tosi
che nel primo turno aveva raccolto 25.843 suffragi rompendo il fronte del
centro destra rappresentato dal sindaco uscente Sboarina arrivato al
ballottaggio con 35.404 voti al secondo posto dietro il candidato del
centro-sinistra Tommasi con 43.106 voti. Al secondo turno Sboarina ha
incrementato il proprio numero di voti da 35.404 a 43.730, mentre il neo-
sindaco Tommasi è salito a 50.118 voti. Si può quindi valutare che se almeno un
terzo delle elettrici e degli elettori di Tosi hanno votato Sboarina al
ballottaggio un certo numero di suffragi della stessa provenienza si sia
fermato sulla candidatura Tommasi.
Molto
rilevante il sorpasso realizzato a Catanzaro dalla candidatura Fiorita
(espressione del centro-sinistra e del movimento 5Stelle) che al primo turno
aveva ottenuto 14.966 voti risultato la seconda alle spalle della candidatura
Donato espressione del centro destra con 20.768 voti. Situazione completamente
ribaltata al ballottaggio con Fiorita eletto sindaco con 17.823 voti e Donato
sceso a 12.778 per un caso di volatilità che sembra essere davvero " di
scuola".
In
conclusione per quel che ha riguardato i 13 comuni capoluogo nei quali si è
svolto il turno di ballottaggio il 26 giugno si può affermare:
1)
l'ulteriore crescita dell'astensione: i voti validi, alla fine, hanno
rappresentato una percentuale inferiore al 40% dell'intero corpo elettorale;
2)
è stato utilizzato soltanto il 5,74% dei voti attribuiti al primo turno ai candidati
esclusi e disponibili per il secondo turno, a conferma dell'esistenza di un
fenomeno non secondario di volatilità elettorale anche tra due turni della
stessa elezione;
3)
le candidature di centro-sinistra hanno avuto un incremento tra i due turni
passando dal 15,39% al 16,69% sul totale del corpo elettorale (e non dei soli
voti validi); le candidature del centro-sinistra con il movimento 5Stelle sono
salite dal 4,82% al 5,18%; centro-destra da 12,99 a 15,89%; la candidatura Lega-Forza
Italia di Parma dal 1,45% al 1,77%.
4)
Muovendosi sul terreno della pura curiosità statistica si può dunque affermare
che il "campo largo" nel ballottaggio del 26 giugno abbia ottenuto il
21,87% dell'intero corpo elettorale dei 13 comuni capoluogo e il centro-destra
il 17,66% in un quadro complessivo segnato da un'astensione (comprensiva di
bianche e nulle) del 60.09%.
DI MAIO PRENDE GUSTO ALLA POLTRONA
Per la prossima
legislatura la moda parlamentare si rifarà a quella di Di Maio e Conte: Volta
& Gabbana.
Il Petragalensis
*
DI MAIO
Annuncio per nuovo gruppo
parlamentare.
Cercasi
voltagabbana, anche usati.
Il
Triestinus
domenica 26 giugno 2022
PER ASSANGE
DOMENICA 3 LUGLIO 2022 ALLE ORE 17.30
PIAZZA DEL LIBERTY A MILANO (MM1 SAN BABILA)
nel giorno del suo 51° compleanno.
Julian Assange è sull'orlo del baratro, poiché è
vicinissimo ad essere estradato negli Stati Uniti d'America.
Giovedì 16 giugno ci siamo recati alla Prefettura di
Milano per consegnare i moduli con oltre 2000 firme rivolte al Presidente della
Repubblica Sergio Mattarella. Nell'appello rivolto al Capo dello Stato abbiamo
chiesto che egli si facesse parte attiva nella difesa del giornalista Julian
Assange. Sergio Mattarella ha dichiarato spesso il suo sostegno alla libertà di
stampa, quindi, abbiamo pensato di fare anche questo tentativo.
In questi giorni i suoi legali stanno facendo un
ricorso rivolto alla Giustizia del Regno Unito affinché si riesamini il suo
caso. Il loro scopo è che si riesca ad impedire alla Gran Bretagna di estradare
Julian Assange consegnandolo agli Stati Uniti d'America. La stampa ed il nostro
mondo dell'informazione non hanno brillato in lungimiranza; infatti, ci si
sarebbe potuto aspettare ragionevolmente che più voci si levassero in difesa
della causa di Julian Assange. Così non è stato. Si potrebbe quasi pensare che,
avendo da tempo rinunciato alla propria indipendenza, la nostra stampa ed
informazione non abbiano alcun motivo per difenderla. Sono rari i casi in cui
si eserciti nel nostro Paese il vero giornalismo di inchiesta.
Sono ben 175 anni di reclusione quelli a cui Julian
Assange potrebbe essere condannato negli Stati Uniti d'America. Tra le cause
principali per cui Washington lo vuole sotto accusa ci sono le azioni
dell'esercito statunitense in Afghanistan e Iraq. Julian Assange, attraverso
WikiLeaks, ha infatti reso pubblici i crimini di guerra compiuti in quei Paesi,
crimini di cui la Casa Bianca porta la responsabilità, esattamente come per le
torture praticate durante gli interrogatori svoltisi in Iraq così come a
Guantanamo. WikiLeaks ha inoltre reso pubbliche quelle e-mail della signora
Hillary Clinton, nelle quali l'allora Segretario di Stato USA scriveva idee per
destabilizzare Stati come la Siria, oppure per sabotare la candidatura di
Bernie Sanders durante campagna presidenziale del 2016. Sappiamo che questa
tragica partita non è ancora finita. Così come ci eravamo detti il 16 giugno
scorso, alla consegna delle firme per Sergio Mattarella, proseguiremo con il
rispetto e la gratitudine che si devono al grande coraggio di una figura, un
uomo di altri tempi, come Julian Assange. Naturalmente non dimentichiamo che i
Paesi maggiormente coinvolti nel tentativo di cancellare il nostro diritto di
sapere per poter decidere, quel diritto che ci ha riconosciuto proprio Julian
Assange, sono gli Stati Uniti d'America e la Gran Bretagna.
Ritroviamoci domenica 3 luglio 2022 alle ore 17.30,
davanti al Consolato britannico, in piazza del Liberty a Milano (MM1 San
Babila).
Comitato per la Liberazione di Julian Assange - Italia
Comitato Contro La Guerra Milano
La scelta di appoggiare questa causa riguarda coloro
che sono rivolti al progresso ed alla emancipazione. Per questo chiediamo di
portare solo bandiere di nazioni, tra cui ci potrebbero essere Messico,
Venezuela, Cuba e Siria, le quali si siano pronunciate in difesa di Julian
Assange o combattano per la propria libertà ed indipendenza da Washington,
Londra, Parigi ed altri ancora.
Evento Facebook:
https://www.facebook.com/events/577523800423644/
IL FASCISMO AMERICANO
Viterbo. Nell'arco di 48 ore la
maggioranza reazionaria e fondamentalista della Corte suprema degli Stati Uniti
d'America ha stabilito ed imposto che:
1) è lecito ad ogni assassino aggirarsi
armato ovunque voglia in cerca delle sue vittime;
2) le donne non sono esseri umani dotati
degli stessi diritti degli uomini, ma devono essere sottomesse a ideologie
politico-religiose torturatrici, schiaviste e genocide ed alla totalitaria
dominazione maschilista e patriarcale.
*
Molti anni fa, quando ero giovane e in tutto il mondo
i popoli oppressi (e con loro ogni persona decente) insorgevano contro il
razzismo, il colonialismo, l'imperialismo e la guerra, si parlava sovente del
fascismo americano.
Già, il fascismo americano. Da quanto tempo non se ne
parla più.
Ecco, è questo.
Peppe Sini
Responsabile del "Centro di ricerca per la pace,
i diritti umani
e la difesa della biosfera" di Viterbo
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