UN’ALTERNATIVA
PLURALE DI PACE
Laura Tussi conversa con Maurizio Acerbo segretario nazionale di Rifondazione
Comunista - Sinistra Europea.Intervista rilasciata prima della crisi di governo del luglio 2022 Tussi. È necessario costruire un soggetto plurale alternativo al
modo di fare politica attuale, assolutamente senza l’accordo con i poteri
forti, tra cui banche, fondazioni, assicurazioni, fondi finanziari e altro. Come? Acerbo. Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare: è il detto popolare. Il
come lo dovremmo vedere tutti insieme però della necessità credo
non si possa fare a meno. Noi assistiamo anche in queste ore a un coro intorno
alla figura di Draghi che dice molto di che cosa è diventata la politica in
Italia e non solo in Italia. Quindi credo che abbiamo un’urgenza che è quella
di costruire un'alternativa popolare. Perché dico "popolare", perché
noi abbiamo un sistema politico che è diventato sempre più blindato verso le
classi popolari di cui conquista il consenso di una fascia sempre più ristretta,
perché metà della popolazione ormai non vota. Lo fa attraverso un bombardamento
mediatico e attraverso tante strutture di gestione del potere e però la
politica di fondo è una politica oramai che attribuisce priorità ai grandi
capitali, alla logica del profitto e, come noi pacifisti avvertiamo da anni, a una
logica anche del complesso militare industriale e imperialista davvero molto
pericolosa per le sorti della pace mondiale. Quindi nel frattempo partiamo da
una cosa. Da ciò che non vogliamo essere. Non vogliamo essere parte del partito
della guerra perché alla fine tutti i partiti si accapigliano, ma vedremo come
andrà a finire. Comunque hanno tutti votato per l'invio delle armi. Tutti hanno
un approccio favorevole all'aumento delle spese militari. Nessuno si colloca in
una linea di disobbedienza alle politiche della NATO. Non vogliamo neanche far
parte del partito della precarizzazione del lavoro che, ricordo, è il prodotto
di scelte di tutti i governi di centrosinistra e centrodestra che si sono
passati la staffetta nel corso degli anni. Non siamo neanche del partito delle
privatizzazioni e non a caso Draghi è considerato da loro come
un punto di riferimento. Draghi è l'uomo delle privatizzazioni. Del governo
delle privatizzazioni che sono state bipartisan. Quindi, se non vogliamo far
parte di questo partito unico, dovremmo, credo, e qui vengo al come, evitare
divisioni settarie che impediscono l'unità di chi sta in basso e costruire un
programma di alternativa per il Paese un po' come hanno fatto i nostri compagni
e le nostre compagne in altri luoghi del pianeta da ultimo in Francia. È tutto
difficile perché chi la pensa come noi è completamente invisibile, azzerato dai
media e quindi i nostri discorsi non arrivano alla maggioranza della
popolazione e questo è un problema, ma dovrebbe suscitare un grande senso di responsabilità
in chi vuole cambiare le cose e deve avere anche l'umiltà di praticare l'unità
perché abbiamo bisogno di un progetto che acquisisca quel minimo di forza che
consenta di parlare al Paese. Ricordo che nessuno avrebbe potuto prevedere il
successo di Mélenchon in Francia, ma quel successo è stato costruito andando in
salita per tanti anni. Insomma noi ci proviamo. Abbiamo subito tante sconfitte,
ma dobbiamo tornare a provarci.
Tussi. Occorre un importante radicamento nella società civile e
nelle varie istanze pacifiste. Anche questa è la nuova entità parlamentare per
poter cambiare? Acerbo. È ovvio che l'Italia ha bisogno di un movimento pacifista forte e
ne ha bisogno l'Europa perché mi pare evidente che noi oggi viviamo un
paradosso. L'opinione pubblica è maggioritariamente sulle nostre posizioni e,
nonostante ciò, siamo bombardati dai media. Però paradossalmente non riusciamo
a costruire una grande mobilitazione di massa. Questo significa che vi è una
debolezza del movimento pacifista perché questo mugugno della gente contro le
scelte di guerra non si traduce in azione collettiva: noi dobbiamo lavorare in
questa direzione. Quindi ricostruire una forza unitaria politica pacifista
credo sia interesse anche dei movimenti per la pace che dovrebbero evitare il
collegamento col PD perché è il partito più organicamente filo Nato in una maniera
che davvero lascia sempre più interdetti e ci fa inorridire. Lo dico perché so
che ci sono molti che voteranno e hanno votato per il centrosinistra e che la
pensano come Gino Strada. Che danno il loro 5 x mille a Emergency e che fanno
una sottoscrizione per una nuova ONG per la pace e però poi alla fine, fanno
scelte assolutamente contraddittorie. Noi dobbiamo lavorare invece alla
crescita del movimento pacifista e popolare e al tempo stesso alla sua
autonomia perché se il centrosinistra è il partito delle spese militari e della
fedeltà agli USA e alla Nato, non vedo perché dobbiamo collaborare con loro alla
costruzione di una macchina da guerra. Un nostro successo elettorale, anche se non
cambierebbero i problemi dalla sera alla mattina, aiuterebbe ad avere in Parlamento
e nei media una posizione pacifista conseguente e contestare le scelte di
guerra. È fondamentale capire cosa sta accadendo perché al vertice della Nato a
Madrid (che ha ricevuto il sostegno entusiasta dei partiti di governo) abbiamo
scoperto non solo che siamo in guerra con la Russia, ma che tra i nostri nemici,
tra le nostre minacce, vi è la Cina. Ora noi non vogliamo che l'Italia sia la
piattaforma militare della nuova guerra fredda con la Cina e della prosecuzione
della guerra per procura con la Russia. Vogliamo che l'Italia conquisti la
funzione che ci assegna l'articolo 11 della Costituzione cioè di essere un Paese
che fa politiche di pace. Con noi dovremmo mettere insieme coloro - questa è la
prima fondamentale discriminante - che si ritrovano invece intorno alla
missione dell'articolo 11. Il nostro Paese non deve diventare una potenza
imperialista, militarista, guerrafondaia. Non deve essere subalterno a chi fa
queste politiche, diventando cobelligerante, ma deve perseguire la pace. A me
fa impazzire l’idea che Erdogan faccia il mediatore tra Russia e Ucraina e la Nato.
Avrei preferito lo facesse l'Italia.
Tussi. Con l’assemblea tenutasi a Roma per creare un’unione
popolare cosa si vuole ottenere? Acerbo. Stiamo per costruire l'Unione Popolare chiamando a raccolta le forze
migliori. C'è stata una risposta molto positiva in termini di adesioni all'appello
che è circolato. Speriamo che il processo di costruzione porti in tempi
brevissimi ad aggregare un'area del Paese fatta da persone che tutti i giorni
si impegnano sul piano sociale, politico, civile, culturale. Insomma
quell'altra Italia che oggi non ha rappresentanza. Credo che sia un dovere. Noi
ci proveremo ovviamente. Vogliamo andare molto oltre la sommatoria dei partiti
che hanno già detto come Rifondazione Comunista e Potere al popolo: "Noi
ci stiamo". Abbiamo chiesto a Luigi De Magistris la disponibilità ad
impegnarsi in questo progetto, perché con lui abbiamo condotto una esperienza
quasi unica in Italia. Dieci anni di governo in alternativa a tutte le forze
che oggi dominano il Parlamento avendo battuto a Napoli il centrosinistra, il
centrodestra e anche il Movimento 5 Stelle. Partiamo da un'esperienza che è
stata non solo di vittoria alle elezioni, ma anche di vittoria nei fatti. Con
il centrosinistra in realtà si fa ingannare chi vuol essere ingannato dal PD. Non
ha mai avuto un programma di sinistra quindi chi si stupisce e dice: "Oddio
ma non fanno cose di sinistra" in realtà è perché si è autoilluso. Il PD
non ha mai avuto, dalla sua fondazione, un programma di sinistra: non si chiama
partito di sinistra. Credo che non abbiano scritto nello Statuto di essere un
partito di sinistra. Prende i voti dei creduloni grazie a tanti strumenti. A
Milano c'è chi ha votato per Sala pensando che fosse un ecologista. Il che è tutto
dire. Credo che noi abbiamo il dovere di provarci a costruire questa
prospettiva dell'Unione Popolare; dobbiamo fare anche in fretta perché si
voterà tra pochissimo. A me dispiace doverlo fare in fretta solo perché non abbiamo
il tempo per quel processo partecipativo che avevo immaginato. Ma proviamo lo
stesso, perché le ragioni per cui abbiamo proposto di lanciare un percorso
verso l'Unità Popolare escono rafforzate ogni giorno da quello che accade nel
nostro Paese.
Tussi. Con la rappresentanza del nuovo soggetto politico
alternativo e il legame con il mondo pacifista, l’opposizione al pensiero
bellicista e guerrafondaio di Draghi come potrà prendere forma?
Acerbo. Innanzitutto va sottolineato che questo pensiero bellicista non è
un'invenzione nostra, perché abbiamo una riconfigurazione della politica
occidentale che va verso oggettivamente la guerra. Basti pensare ai bilanci
militari degli Stati Uniti che da anni sono in crescita vertiginosa. Ogni anno
è il record della storia del bilancio militare e le scelte che stanno facendo
in Europa di fronte al conflitto Russia-Ucraina sono aberranti. La guerra
doveva durare due giorni e invece è diventata interminabile. L'idea di fondo è che
gli Stati Uniti costruiscono un blocco coinvolgendo l'Europa, il Giappone, fino
all'Australia. Sostanzialmente gli Stati Uniti vorrebbero conservare per via militare
quel predominio che non hanno più sul piano economico perché la stessa
globalizzazione, voluta da loro, ha prodotto altre potenze, altri scenari. Quindi
noi non ci troviamo di fronte a scelte improvvisate. La guerra in Ucraina è una
guerra ricercata per anni che l'élite Europea ha subito e non ha avuto la forza
di dire "No" agli Stati Uniti. Sta subendo anche adesso e oramai
siamo di fronte a una mutazione che produrrà un'escalation militare sempre più
pericolosa. In uno scenario di questo tipo in Russia sarà sempre più forte il
nazionalismo revanchista e neozarista imperiale. Ma anche in Cina certo non
avanzeranno i processi di democratizzazione. È la guerra che chiama guerra e
chiama anche fascismo. Chiama anche crisi della democrazia e recupero di
ideologia nazionalista. Non dobbiamo farci ingannare che in questa guerra le nostre
armi servono per la democrazia e i diritti umani. Quali diritti umani? Basti vedere come Al
Sisi sia coccolato sia dall'Occidente che dalla Russia. Io lascerei in pace i diritti
umani e la democrazia che sono il frutto di lotte di chi si è opposto all'imperialismo
e al colonialismo; a questa tendenza neoimperialista che si afferma nel mondo.
Quindi noi dobbiamo creare una controegemonia e per farlo nel nostro Paese, innanzitutto
dobbiamo ricostruire una forza che si dia la pace come obiettivo prioritario a
partire dal "No" all'aumento delle spese militari. Noi dobbiamo
organizzare la rivolta ogni volta che diranno che non ci sono i soldi per un
ospedale. Noi dovremmo dire "maledetti li avete trovati per i missili e i
carri armati e le portaerei e i droni e tutte le diavolerie con cui ammazzare
la gente". Abbiamo bisogno di far tornare questo punto in primo piano nell'agenda
politica. Dobbiamo creare un'unità dal
basso e stare uniti per promuovere la pace. Dobbiamo rifiutare il ricatto di chi
ci accusa di essere amici di Putin; le accuse che lanciano contro noi pacifisti
sono le stesse che Putin lancia contro i pacifisti russi accusandoli di essere
filoamericani. Noi invece ci libereremo volentieri degli oligarchi dell'est e
dell'ovest.
Tussi. Ma come facciamo in Italia a raggiungere i risultati delle
ultime elezioni francesi dove la sinistra, quella vera, ha ottenuto ottimi
risultati? Acerbo. Non penso che siano possibili miracoli. Lo stesso risultato
francese è stato prodotto da anni ed iniziative di una lenta crescita dopo una
fase di crisi della sinistra radicale francese. Questa crescita è stata molto
simile a quella che viviamo noi e quindi credo che dobbiamo innanzitutto iniziare
a ricostruirla questa forza, a ridargli uno spazio sul terreno della rappresentanza,
a lavorare alla convergenza dei movimenti e prepararci ad anni di lotta
politica. Nessuno si sarebbe immaginato un successo come quello che ebbero
alcuni anni fa i 5 Stelle che dallo zero virgola fecero un boom. Non è detto
che noi non si abbia lo stesso successo però - e io su questo voglio essere
chiaro - noi dobbiamo fare una cosa credibile e trovare le forme per costruire
un discorso che funzioni. La maggior parte degli italiani mi sembra abbia visto
diminuire negli ultimi trent'anni il proprio reddito nonostante tutte le
riforme fatte. Anzi, a causa delle riforme neoliberiste, siamo l'unico Paese
dell'Europa che ha perso potere d'acquisto. Gli italiani hanno vissuto il furto
con le privatizzazioni del patrimonio collettivo. E il risultato oggi è un
fallimento totale che è stato reso emblematico dal crollo del ponte Morandi. Tutti
gli italiani vorrebbero, potenziare la sanità pubblica; essere curati bene e
godere di una assistenza adeguata che invece il governo attuale non pratica.
Insomma è una scelta già fatta. Si è deciso di continuare a tagliare la spesa
sanitaria. Credo che la maggior parte degli italiani vogliano avere una
maggiore stabilità e qualche diritto in più sul lavoro perché penso che ci
siano molti nonni stanchi di dover aiutare i nipoti perché se trovano lavoro,
trovano un lavoro precario e sottopagato che non consente di sopravvivere. Se è
vero che ci sono tante persone preoccupate per la catastrofe ambientale, penso
che noi dobbiamo provare a costruire un discorso e una forza unitaria, per
trasformare queste posizioni condivise dalla maggioranza della popolazione
anche in forza elettorale. Magari non ci riusciremo la prima volta, però
proviamoci con convinzione. Magari facciamo un gran risultato come quello in
Calabria con De Magistris alle regionali, dove si è ottenuto il 17%. Non siamo
condannati alla marginalizzazione. Soprattutto a quelli che dicono: “non si può
fare e quindi stiamo con il centrosinistra”, io rispondo: se tutti voi state
con noi si può fare, dipende anche da voi.