ESILIO
di Angelo Gaccione
Non è cambiato nulla da quando Pietro Gori scrisse i versi del suo canto anarchico “Addio Lugano bella” nell’estate del 1895, in Svizzera, dov’era dovuto riparare. Persecuzioni e guerre spingono gli oppositori della morte a lasciare la loro patria, condannandoli ad un destino di separazione, di lacerazione, di nostalgia, di esilio, di straniamento. Pensavo a questo mentre mi recavo alla conferenza stampa delle tre donne pacifiste Kateryna Lanko (ucraina), Darya Berg (russa), Olga Karach (bielorussa) organizzata dal Movimento Nonviolento per noi giornalisti presso la sede della Caritas milanese di via San Bernardino. Naturalmente di giornalisti del partito della guerra (tutti i quotidiani nazionali fatta eccezione per “il Fatto Quotidiano” di Travaglio) non se n’è visto uno, e lo stesso dicasi delle tivù, servizio pubblico compreso, perché c’era il rischio di sentire qualche verità sgradevole per i loro orecchi. E allora gliela raccontiamo noi qualche verità: “In tempo di pace vai in galera se uccidi, in tempo di guerra vai in galera se non uccidi”. Sono parole di Kateryna Lanko del Movimento Pacifista ucraino che ha dovuto lasciare la sua martoriata Kiev e riparare altrove. Perché gli Stati e i Governi votano le leggi, ma poi con disinvoltura le calpestano in barba a diritto e democrazia. In Ucraina gli obiettori sono costretti ad andare al fronte contro la propria coscienza o finire in galera. Quelli che non vogliono andare in galera tentano di espatriare, ma se acciuffati vengono ricacciati indietro e mandati al fronte con la forza. Molti di coloro che hanno tentato la fuga non ce l’hanno fatta e sono morti congelati o annegati. In Ucraina i giovani obiettori vengono pubblicamente denigrati, insultati, picchiati, definiti traditori della patria. La cultura guerrafondaia e maschilista si riassume nel principio “Se non imbracci le armi non sei un uomo”. Un vero e proprio lavaggio del cervello sul sesso maschile. Tutti gli uomini, da 18 a 60 sono stati precettati ed è loro vietato uscire dal Paese, devono servire come carne da macello. Si è saputo di padri di famiglia strappati con la forza dalle loro case e spediti al fronte; non si sono fermati neanche davanti al pianto disperato e alle proteste delle mogli e dei figli. Ovviamente vengono calpestati i diritti umani e si procede alla militarizzazione forzata. La produzione militare è aumentata e ci si mobilita intensamente per la guerra; non c’è, invece, alcuna mobilitazione per la pace.
Darya Berg è russa, attivista di “Go by the forest”,
come dire: prendi la via del bosco, diserta; e di diserzione ce n’è stata molta
dall’inizio della guerra. Circa 22 mila persone sono state fermate e arrestate
nel 2022, e l’associazione di Darya si batte contro il regime e contro la
guerra, aiutando quanto più giovani possibile a sottrarsi al fronte. In modo
legale o illegale, più di 4 mila persone sono state prima nascoste e poi aiutate
a lasciare il Paese. “Supportiamo la nonviolenza in Russia e lavoriamo per la
pace. Meno soldati ha Putin, meno soldati andranno in guerra”. In Russia non
c’è la legge marziale e le norme a tutela dell’obiezione di coscienza esistono
ancora. Non si hanno notizie sulle fabbriche d’armi e se c’è qualche forma di
resistenza dei lavoratori del settore. Solo 18 sono stati i giorni senza
arresti mentre sono state varate 22 nuove leggi repressive. “Abbiamo aiutato a
nascondersi tantissime persone che non sono in queste statistiche. Molti di
quelli che si fanno mandare in ospedale riusciamo a farli fuggire. Non c’è la
pena di morte in Russia, ma il reato contempla 10 anni di carcere. Se però
verrà introdotta in Bielorussia, come si teme, sarà introdotta molto probabilmente
anche in Russia”.
Olga Karach è bielorussa ed è animatrice di “Our
House”, organizzazione che si batte per i diritti umani. Schedata come
terrorista, estremista e spia, si definisce, scherzando, “agente segreto della
pace”. Il regime di Lukashenko invece non scherza e per queste accuse è
prevista la pena di morte. È davvero singolare il nostro tempo: in Russia,
Bielorussia e Ucraina gli obiettori alla guerra sono in galera e i criminali di
guerra al comando degli Stati. Proprio un mondo alla rovescia. Un disertore di
19 anni è scappato “illegalmente” dal Paese e dal maggio del 2022 sta
aspettando il diritto di asilo politico, in un luogo dell’Occidente dove si
trova. Perché anche questo sono le civili democrazie occidentali: a chiacchiere
tutte pacifiste, nei fatti guerrafondaie. Pene sempre più severe per i
disertori in Bielorussia e c’è il timore che possa essere reintrodotta per loro
la pena di morte. Olga teme che il suo Paese si prepari ad entrare in guerra
contro l’Ucraina ed è perciò importante bloccare i rifornimenti militari. La
guerra si potrà fermare aiutando i pacifisti bielorussi, la campagna “No” che
invita a non toccare le armi sta mettendo in crisi la politica militare. In
Europa ci sono già 4 milioni di rifugiati. Aiutare questi giovani a lasciare il
paese, accoglierli, vuol dire fermare la guerra. Sono circa 20 mila gli
obiettori in Bielorussia considerati traditori della patria, e i disertori
rischiano la pena di morte. Gli attivisti vengono spiati dai servizi segreti
non solo in patria. Olga sottolinea che il regime di Lukashenko è un regime di
terrore e si è fatto molto più duro con la guerra. La delazione è molto diffusa
e molti temono di perdere il lavoro.