SCAFFALI
di Alida Airaghi

Gilberto Squizzato
Il sovversivo di Nazareth.
Gilberto
Squizzato (Busto Arsizio, 1949) ha iniziato la carriera giornalistica dirigendo
un periodico del dissenso cattolico della provincia di Varese. Come assistente
cinematografico, ha collaborato con Mario Amendola, José Luis Merino in Spagna,
Alberto Lattuada e Carlo Lizzani. Assunto in RAI, ha lavorato per vari TG,
mettendosi in luce come autore di trasmissioni e inchieste televisive, per
passare poi alla regia con alcuni importanti docufilm sulla rete diretta da
Angelo Guglielmi. Dal 2007 è stato docente sia all’Università Statale sia al
Centro Sperimentale di Cinematografia di Milano. Tra i suoi libri: La tv che
non c’è (Minimum Fax, Roma, 2010), Libera Chiesa (Minimum Fax, Roma,
2012), Il Dio che non è ‘Dio’ (Gabrielli, Verona, 2012), Il miracolo
superfluo (Gabrielli, Verona, 2014), Se il cielo adesso è vuoto
(Gabrielli, Verona, 2018), Sussurri e grida. Salmi laici e cristiani per il
nostro tempo” (Gabrielli, Verona 2021). Sempre per l’editore veronese
Gabrielli ha da poco pubblicato un nuovo volume di argomento teologico Il
sovversivo di Nazareth. La conversione dell’operaio che non voleva essere il
Messia.
Il suo appassionato interesse per la
teologia si esprime anche nei numerosi interventi registrati su YouTube, volti
a liberare l’immaginario religioso tradizionale attraverso l’adesione a una
fede laica, consapevole e liberante.
Una lettura, se non sovversiva,
certamente polemicamente atipica e coraggiosa, quella che Squizzato propone di
un Gesù lontano da canoni religiosi e accademici, da molti travisamenti
moralistici, e da rozze deformazioni sedimentate nei secoli. La sua rigorosa
indagine storica, suffragata da un ingente apparato di note e citazioni,
contesta la dottrina del monofisismo (IV secolo d.C.), secondo cui la
natura divina di Cristo avrebbe completamente assorbito e subordinato le sue
caratteristiche più specificamente umane, e quella del duofisismo
(Concilio di Calcedonia del 451) che sosteneva la coesistenza in Gesù Cristo di
entrambe le nature, umana e divina. Rivendica invece l’autentica e concreta
realtà dell’uomo Gesù: “Se non fosse stato perfettamente e compiutamente uomo,
tutta la sua vicenda si sarebbe ridotta alla pura messa in scena di un copione
deciso prima dell’inizio dei tempi nell’alto dei cieli”. Non avrebbe infatti
sofferto, dubitato, pregato come ci raccontano i Vangeli.
A proposito dell’originalità e
affidabilità dei quali, l’autore non nasconde la propria diffidenza. Scritti
tra i quaranta e i settanta anni dopo la morte di Gesù, da redattori che non si
conoscevano tra loro, essi sono hypomnemata, semplici appunti,
promemoria fluidi e aperti, che dovevano servire come sommari per la
predicazione, essendo destinati a comunità differenti e geograficamente
lontane, spesso da tutelare politicamente attraverso censure, utilizzando
addirittura stratagemmi drammaturgici per invogliare all’ascolto masse
semianalfabete. Nelle diverse narrazioni evangeliche Squizzato sottolinea
discrepanze, illogicità, ridondanze, rimaneggiamenti ed errori di traduzione
dall’aramaico al greco (valga l’esempio del termine Dio che proviene dal
sanscrito “dv”, “esperienza di luce”, tramutato nel “theòs” greco che indica “il
divino”): gli episodi dell’uccisione di Giovanni Battista, della chiamata dei
dodici apostoli, del Discorso della Montagna fino alla moltiplicazione dei pani
risultano, insieme a molti altri, incoerenti e discutibili.
Nei quattro Vangeli e in seguito
nell’interpretazione paolina, ripresa in toto da Agostino, l’umanità di Gesù fu
progressivamente eclissata per consegnarci una figura a-storica, avulsa dalla
sua vicenda terrena davvero rivoluzionaria, e assorbita in una dimensione
esclusivamente metafisica. L’esaltazione del valore sacrificale della croce
diede vita alla dottrina dell’espiazione come nucleo portante di tutta la
predicazione gesuana, al fine di ottenere la redenzione dell’umanità dal
peccato attraverso l’immolazione dell’Agnello di Dio, decontestualizzando tutta
la portata storica del suo agire e circondando di un’aura magica e
soprannaturale la sua creaturalità già a partire dal concepimento virginale. “Sarebbe
parziale, insufficiente e perfino falsa anche una lettura dei vangeli che li
riducesse a un messaggio esclusivamente etico”, e la puntuale disamina filologia
dell’autore mira infatti a ricostruire la realtà personale, familiare,
culturale, religiosa del carpentiere di Nazareth, ambientandola nel contesto e
nel momento temporale precisi in cui essa ha preso corpo: la Galilea e la
Giudea dell’inizio del I secolo.
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Gilberto Squizzato |
Viene rivisitata così tutta la storia
di Israele già dalla dominazione assira fino al periodo ellenistico e romano
nel turbolento, caotico fervore apocalittico che agitava la religiosità
popolare di allora. Più di duecento pagine del corposo volume sono dedicate a
una minuziosa esplorazione delle vicende e della geografia dell’intera regione,
con un ricco apparato iconografico e la comparazione delle fonti bibliche e
letterarie. Particolarmente interessante risulta il resoconto dell’occupazione
romana, determinata da motivi più logistico-militari che economici: il
territorio palestinese non risultava infatti produttivo come quello spagnolo,
siculo o nord africano, ma andava sorvegliato in quanto corridoio obbligato per
raggiungere l’Egitto, da poco assoggettato, e le rotte più orientali del
Mediterraneo. La presa di potere da parte dei dominatori fu da subito avversata
dagli ebrei che, rigidamente monoteisti, mal sopportavano le molte divinità romane,
né le fastose celebrazioni imperiali da sostenere con imposte esose, e il
rancore verso gli occupanti si espresse non solo in una resistenza ostile, ma
anche attraverso azioni terroristiche messe in atto da bande di zeloti.
Lo spaccato della vita quotidiana nell’
Israele del I secolo viene raccontato dall’autore con dovizia di particolari:
dal lavoro contadino e artigianale alla condizione delle donne, dalla vita
familiare (alimentazione, educazione dei figli, situazione edilizia) ai severi rituali
religiosi imposti dai Sacerdoti. In questo ambiente politicamente teso, animato
da forti dissidi sociali tra latifondisti aristocratici e salariati sfruttati,
si situa l’infanzia, la cerchia parentale, il lavoro manuale, il percorso
religioso, le amicizie, la scelta dei discepoli, l’ideologia e soprattutto l’azione
politica di Gesù, a cui Gilberto Squizzato offre precipua attenzione, rivelandoci
un profilo del Galileo molto più concreto, determinato e combattivo di quanto
normalmente si creda: un autentico sovversivo che, prendendo risolutamente le
parti degli esclusi, dei discriminati, di chi subisce violenza, propose ai suoi
conterranei una radicale rivoluzione antropologica da cui potesse scaturire un
nuovo assetto economico, sociale e politico del suo paese. Gesù esprime “una
visione per il futuro, un’autorità morale di cui Scribi, Farisei e Sacerdoti
non dispongono, un carisma che gli deriva da una straordinaria capacità di
empatia per i sofferenti: e, oltre a questo, egli dispone di un coraggio unico
che gli
viene dalla sua fiducia assoluta e indiscutibile nel Signore Jahvè, che ha
perso i tratti del Dio punitivo a cui si inchina il Battista e ha assunto, ai
suoi occhi, quelli di una misericordia sconfinata”.
Di questa missione più umana che
religiosa del carpentiere di Nazareth, così spesso sottovalutata o volutamente
taciuta, i lettori possono trovare nelle quasi cinquecento pagine del vivace e arditamente
innovativo volume di Gilberto Squizzato numerose, documentate e inattese testimonianze.
Gilberto Squizzato
Il sovversivo di Nazareth
Gabrielli 2025, pagine 448