A PROPOSITO DI ARMANI
Tutti gli scritti pubblicati, a partire
dal tuo, danno molto da pensare, inducono incertezze e dubbi – benefici spero.
Come sottrarsi alla sensazione di una catastrofe imminente? C’è un “rifugio”?
non atomico beninteso.
Gabriele
Scaramuzza, filosofo
*
“Caro
Angelo vorrei condividere il tuo importante scritto su Giorgio Armani sulla
pagina Facebook, Ci provo? Complimenti per l’importanza fondamentale delle tue
osservazioni che mettono a nudo la nostra malata società”
Bruna
Panella, musicista
*
“Caro
Angelo, ti inoltro i giudizi di due amici relativi al tuo articolo su Armani.
Filippo
Ravizza, poeta e critico letterario
*
“(…) ha
ragione nella sostanza ma mi pare un po’ un Savonarola per veemenza”
Un lettore
anonimo
*
“Io sono
sostanzialmente d’accordo con Gaccione…”
Lettore
anonimo
*
“Come si
fa a non essere d’accordo con Gaccione? Anche a me sembra che abbiano
decisamente esagerato con lo spazio dedicato ad Armani… non è stato ancora
santificato… Quello che non capisco è la presenza di tanta gente… alla camera
ardente: non hanno nulla da fare? Non hanno problemi? Li sublimano così? Del
resto “sono sempre i migliori che se ne vanno” e almeno per il tuo funerale ti
potrai considerare santo… Gaccione invece è un tipo tutto d’un pezzo”.
[Altro
giudizio di altro amico. Non ti dico i nomi perché te li ho “girati” senza aver
chiesto il permesso. Filippo Ravizza]
*
“Complimenti
ad Armani che si è fatto da sé. Detto questo la società di Armani non è stata
processata per aver sfruttato in modo criminale i fragili di cui parli nel tuo
articolo?”
Giuseppe O.
Pozzi, psicanalista
*
“Giorgio
Armani ha dimostrato un forte impegno filantropico, come quando ha convertito
gli stabilimenti per produrre camici monouso durante la pandemia di Covid - 19,
ed ha effettuate generose donazioni, anche se il suo patrimonio verrà ereditato
principalmente dai suoi parenti e dal suo compagno, Leo Dell’Orco. Sinceramente
mi aspettavo una maggiore generosità”.
Emma Atonna,
ricercatrice e interprete della canzone napoletana
*
“Un
discorso vero e amaro. E che dire dei calciatori che sanno solo dare calci al
pallone e a vent’anni non scendono mai dalle prime pagine dei giornali?”
Julia
Pikalova, poeta russa
*
“Desolante
idolatria, quasi ovunque, per il riccone abile e astuto Re Giorgio. Pensa che
l’amministrazione di centro-sinistra di Piacenza ha proclamato per domani il
lutto cittadino per il Re… che miserie”.
Franco
Toscani, saggista
*
“Odio il
mondo della moda tanto quanto quello del calcio”.
Giovanni
Filippo Bonomo, avvocato e direttore del Centro Culturale Candide
*
“Aggiungi
l’immoralità della moda, anticamera della prostituzione e sprone per le donne a
misurarsi sempre sulla base del corpo. Altro che emancipazione. Un articolo densissimo
e colmo di giusta amarezza. L’ho molto apprezzato. Sei vulcanico e come
scrittore e come giornalista. Grazie per essere così”.
Lodovica San
Guedoro, scrittrice
*
“Finalmente
una voce fuori dal coro”.
Cataldo
Russo, scrittore e drammaturgo
*
Caro
Angelo,
Non ho mai avuto la ventura di incontrare di persona il sig.
Giorgio Armani ma le descrizioni e gli aneddoti che da qualche giorno escono
sulla carta stampata in merito alla sua figura come uomo, artista e
imprenditore, mi fanno propendere per considerare il tuo “anti necrologio”
piuttosto ingeneroso. Posso capirlo in funzione antimoda in generale, in quanto
non condividi nulla che abbia a che vedere con quel mondo. Pace; ci sono
persone che non vorrebbero mai avere un quadro di Picasso del periodo cubista,
men che meno pagarlo quanto vale nel mondo delle aste d’arte. Poco male, è
questione di gusti. Però collegare una persona d’ingegno e con un innegabile
talento artistico e imprenditoriale, unicamente alle responsabilità per le
malefatte di qualche sub-appaltante tra le decine di migliaia di suoi
dipendenti in quello che viene definito un impero industriale, mi sembra una
mossa poco elegante. Anzi, in mortem del de cuius, un po’ maramaldesca.
Scusa la
franchezza e la estrema sintesi e parzialità della mia osservazione dovuta al
mezzo. Ma tanto ti dovevo in tutta amicizia. Certo, ho ben letto e capito la
premessa che però non cito nel mio messaggio per brevità. Resta il collegamento
a tutto quanto pensi di male del mondo della moda, soprattutto lo sfruttamento
e la ricchezza ostentata attraverso le “griffe”. Ma queste seppur gravi
manchevolezze civiche non possono essere attribuite direttamente alla persona
da cui parte il tuo racconto. Giustamente non lo coinvolgi di persona nella tua
intemerata contro gli ambienti corrotti e vacui della società, tra i quali la
quintessenza spetta al mondo della moda. Tuttavia, prendendo lo spunto dalla
figura di Armani, ne fai implicitamente un antesignano di quel mondo e gli
attribuisci anche la colpa di non essersi interessato minimamente alle miserie
che affliggono gran parte dell'umanità dall’alto di quel mondo vacuo di
scintillanti esteriorità e ostentata ricchezza. Come dicevo non ho mai avuto
nulla a che fare con Armani né col suo mondo, tuttavia anche dalla tua
descrizione mi appare come una persona gentile, garbata e sensibile ma
altrettanto schiva e sicuramente intelligente e non mi meraviglierebbe se a
posteriori si scoprisse di lui anche un lato filantropico, per quanto
riservato, concretizzato con aiuti e interessamento alle cause dei più
bisognosi ma senza farne troppa fanfara. È solo una mia supposizione, posso
sbagliare ma sarebbe pertinente al personaggio.
Romano
Rinaldi, studioso di mineralogia e docente
*
“Che la
sua celebrata fama dipenda dal fatto di aver fortunatamente disegnato solo
abiti, mi sembra un capolavoro”.
Marcello
Campisani, avvocato