TOC TOC: C’È QUALCUNO CHE VIGILA?
di Associazione di
volontariato Idra
Sul
pericolo-Mugnone a Firenze i cittadini bussano alla porta dell’Autorità di
bacino.
Toc
toc! C’è qualcuno là dentro? C’è qualcuno che legge le carte degli scavi TAV a
ridosso del capriccioso torrente Mugnone? C’è qualcuno che ha visto il pelo
della piena lambire già due volte quest’anno il piano d’appoggio delle Frecce rosse che attraversano
Firenze? C’è qualcuno che ha messo in conto il rischio-Mugnone alle Cure, al
Romito, a Novoli? C’è qualcuno che sente di doversi allarmare per quella fossa grande
e profonda che si prepara per la scintillante stazione Foster proprio addosso
al torrente?
Sì, almeno a quest’ultima domanda una risposta
esplicita c’è: è quella del più alto esponente dell’Autorità di bacino distrettuale
dell’Appennino Settentrionale, il segretario Gaia Checcucci. Alla vigilia dell’ultimo
anniversario dell’alluvione del ’66, l’ha messa nero su bianco fra virgolette il quotidiano Il Tirreno, intervistandola: «Attenzione,
la cassa d’espansione del Mugnone mi diventa la stazione Foster e su queste
grandi opere ci piacerebbe ci fosse la sensibilità di chiedere un parere
all'autorità competente».
Una prova in più, dunque, della fondatezza delle
preoccupazioni che gli scavi TAV fanno ragionevolmente scattare negli abitanti
e nei visitatori che la città di Firenze la amano, la conoscono, la studiano.
Un caso esemplare di cittadini e istituzione che appaiono dover essere
oggettivamente alleati. E invece…
È da quel novembre 2024 che un’associazione parte
civile e testimone dei danni ambientali e sociali che la TAV ha regalato al
Mugello chiede un incontro con la dott.ssa Checcucci. Sono parecchi, gravi e
urgenti infatti i temi da discutere, sui quali Idra confida in un’iniziativa tempestiva
e rigorosa da parte dell’Autorità: appaiono da indagare i presupposti tecnici e
giuridici che hanno permesso di aggirare le procedure di valutazione, i
contenuti degli studi idraulici effettuati, l’affidabilità dei dati sui quali
si modellano gli interventi di adeguamento, la stessa omessa «sensibilità di chiedere un parere
all'autorità competente» che la dott.ssa Checcucci lamenta.
Ma, a dispetto dei reiterati solleciti anche per
posta certificata, la delegazione tecnica apprestata dall’associazione per il
colloquio è ancora qui che aspetta un invito formale al colloquio auspicato. Da
dieci mesi, ormai. Avranno la stessa pazienza Giove Pluvio e il Mugnone, coi chiari di luna meteorici che
abbiamo imparato a conoscere?
Da osservare che tutte le altre autorità pubbliche
investite a vario titolo di responsabilità in rapporto alle conseguenze potenziali
e attuali delle tante anomalie riscontrate nella progettazione,
nell’autorizzazione e nell’esecuzione degli scavi TAV continuano a ostentare indifferenza
a fronte delle segnalazioni fattuali trasmesse dai cittadini: dal sindaco al presidente della Regione, dalle commissioni consiliari ai Ministeri all’ ANAC. Il solo presidente di uno dei Quartieri coinvolti, il 5, Filippo Ferraro, ha mostrato curiosità e interesse: se ne attendono con fiducia gli
esiti. Sulla clamorosa assenza, nel progetto esecutivo del sotto attraversamento
TAV della città, del piano di emergenza imposto dal Decreto sicurezza gallerie
ferroviarie si registra - oltre l’insistita indisponibilità ad accordare un
colloquio - il silenzio persino del prefetto di Firenze, ancorché informato per
Pec direttamente dal Comando provinciale dei Vigili del Fuoco. Dov’è finita tutta la ‘cultura green’ che
si vanta nei Palazzi, sui media e nel dibattito pubblico?
Ecco perché lunedì 28 settembre, fra le 10 e le 13, nell’ambito
del ‘dialogo in strada’ sulla deriva bellicista che affligge in questa cupa stagione il mondo della
comunicazione e dell’economia (si veda anche l’alleanza strategica Militari Mobility fra Rfi e la società ‘Leonardo’), un rappresentante di Idra ha documentato
con cartelli e volantini lungo via de’ Servi, dove ha sede l’Autorità di bacino,
la strana vicenda del costosissimo super scavo autorizzato senza valutazione di impatto ambientale in un’area classificata a pericolosità idraulica alta, lungo un corso d’acqua già esondato nel 1992 e che per due volte (il 28 gennaio e il 14 marzo) ha minacciato di saltare gli argini nei soli ultimi nove mesi! Uno
di quei casi a cui i giornali e le telecamere riserveranno magari fiumi di cronache
solo a disastro avvenuto, invocando fuori tempo massimo - in coro con autorità,
partiti e sindacati - il valore imprescindibile della prevenzione! Saranno ‘distratti’
ancora una volta?