SCAFFALI
di Maurizio Minchella
Malditerra
«Siete
nati in esilio, una generazione inutile, senza futuro. Arrivati troppo tardi
per costruire dopo la guerra e troppo presto per abbattere un mondo in declino. Con i vecchi che non
vogliono più saperne d’esser vecchi…». È uno dei tanti flash che illuminano Malditerra
(Arca Edizioni, 2025, pagine 368 € 19) - un titolo perfetto, sottolinea Pino
Cacucci nella sua intensa prefazione - opera prima di Roberto Longoni, giovane giornalista
di cronaca, attento alle storie prima ancora che ai titoli. Al centro di questa
epigrafe si erge una serie di ritratti della meglio gioventù borghese degli
anni Ottanta, l’ultima a godere del benessere, elargito a piene mani dai
vincitori per poi riprenderselo con gli interessi qualche decennio dopo, per
chiudere la parabola di una guerra raccontata male e di un dopoguerra perso in
modo ancor peggiore. Longoni, in un romanzo ricco di poesia, tratteggia i loro
lineamenti sullo sfondo del golfo di Chiavari, trasformata da porto in città
proprio in quegli anni. In rada il Sueño ospita l’andirivieni dei giovani
consumatori di emozioni fugaci, annusatori della vita nelle sue espressioni più
seduttive perché quelle che richiedono tensione e volontà non le hanno cercate
in nessun mercato, legale o illecito che fosse. Eppure, un’anima questi ragazzi
ce l’hanno, ma irrequieta e fuggente. Gli istinti peggiori si alimentavano
dalla mancanza di senso e di radici, e così un gesto d’amore puro riusciva ad
esprimersi pienamente e senza inibizioni solo nell’ultimo eccesso, durante il
quale poteva andare in scena il sacrificio di sé. A beneficiarne è Quello
della barca, un navigatore solitario giunto nel Golfo da chissà dove, sulle
note dello Stabat Mater, zittito dal rock assordante lanciato dallo
stereo del Sueño. Un ragazzo fuori dal tempo. La partitura della sua
musica interiore era però scritta in un diario dei Vivaldi, navigatori genovesi
che si persero sulle coste africane nel XIII secolo. Quello della Barca
andrà a cercare la loro ultime tracce, non prima di aver attraversato in modo indelebile
le vite dei suoi coetanei del Golfo, ormai così estranei al mare, pur vivendoci
dentro. La terra e l’acqua sono elementi che collidono, e solo i veri marinai
li sanno tenere insieme, sia pure per il tempo di qualche racconto e di qualche
bevuta. Quello della barca riprende il largo, accompagnato dal sorriso divino
che sembra avvolgere tutti i protagonisti, a consolazione di una sconfitta già
sentenziata, ma non da loro. Proseguirà il suo viaggio, ben sapendo che nulla è
perduto quando si ha il coraggio di partire vincendo la tentazione di voltarsi
indietro.