LA POESIA È UNA FATICA GIOIOSA

Gaccione con Franco Loi
Anna
Mangiarotti conversa con Angelo Gaccione in occasione dell’uscita della sua raccolta
poetica Una gioiosa fatica (1964-2022), pubblicata da La Scuola di
Pitagora di Napoli a cura di Giuseppe Langella.
Mangiarotti.
La raccolta può fregiarsi di
un Ouverture di Franco Loi, che si rammarica perché
la vocazione poetica (evidente già a tredici anni) non sia stata perseguita.
Perché?
Gaccione.
Il rammarico di Franco Loi, che aveva individuato la mia precoce vocazione per
la poesia, è dovuto al fatto che in me, nel corso del tempo, ha poi preso il
sopravvento il prosatore, il drammaturgo. E più di tutto l’impegno intellettuale
che si è servito prevalentemente di forme espressive diverse. Ma come ho
chiarito nell’Incipit del volume, la poesia mi è sempre appartenuta ed io sono
appartenuto alla poesia. Non ho mai smesso di occuparmene, sebbene l’abbia
accolta solo quando è venuta a cercarmi; quando sentivo che la materia urgeva,
quando la pulsione si faceva prepotente, necessaria. Questo volume, che mette
assieme un percorso di oltre mezzo secolo ne è la testimonianza.
M. Oltre mezzo secolo di scrittura e di vita riassunti
non in 14 stazioni (come quelle della via Crucis) ma in 12 sezioni. Numero significativo?
G.
In realtà le sezioni erano di più, ma per ragioni di coerenza editoriale alcune
sono state tenute fuori. Mi riferisco a Le amorose, Le svagate, Le attonite,
Le amare… Vorrà dire che avrò ancora un’altra occasione in futuro.


La copertina del libro
M. Le citeremo tutte... ma
intanto soffermiamoci su “Le Milanesi”,
così presentate
dalla prof. Francesca Mezzadri: “... Milano laboratorio morale e affettivo del poeta, .... spazio di dolore e di resistenza... tono elegiaco ma mai nostalgico...”. Cos’è Milano per l’autore? Certamente indicheremo ‘Città mia’, ma possiamo pure isolare
altre prospettive poetiche...
G.
Milano, come ho scritto nei versi della poesia di cui lei ha citato il titolo,
“Città mia”, è la madre grassa di pianura che mi ha accolto giovanissimo
e dove ho compiuto il mio itinerario intellettuale ed artistico. Ma è anche il
luogo dove sono nate mia figlia Azzurra e la mia nipotina Allegra; la città che
ha gioito e sofferto con me, come io con lei. È per questo che l’ho sempre
difesa e continuo a farlo. Sono lo scrittore della mia generazione che ha
dedicato più libri a Milano, che vi ha ambientato racconti, testi teatrali e
scritti fra i più vari. Per la quantità di scritti che le ho dedicato, posso
davvero considerarmi il suo più fedele cantore.
M. Nella Milano della prosa cos’ha rappresentato l’esperienza al
quotidiano Il Giorno?
G.
Ero giovane, allora, ma già esploravo Milano in ogni dove per raccontarla. Come
ho scritto nel racconto ‘Lucilla’ compreso nel volume Sonata in due
movimenti, Milano “La girai in lungo e in largo; la esplorai, la annusai,
le entrai nel ventre, la spiai. Ora sentivo che ero pronto per il mestiere di
scrittore che volevo fare”. Il Giorno aiutò quel giovane appassionato ed
inquieto a trovare la sua strada.
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| La copertina del libro |
M. Possiamo istituire un
rapporto tra gli interventi del giornalista/cronista e “la parola come saggezza”, “la parola come resistenza”, come la prof. Mezzadri qualifica due
stazioni, rispettivamente Le Diverse e Le Incivili?
G.
Pur avendo una tessera di giornalista in tasca da ben 44 anni ed avendo sempre
scritto e collaborato con organi di stampa, mi considero uno scrittore prestato
al giornalismo. “La parola come resistenza” usata dalla professoressa Mezzadri
si sposa appieno con il mestiere del giornalismo ed il suo impegno per la
verità. La parola dello scrittore vi aggiunge un elemento in più: la
testimonianza e la saggezza come argini al male. La poesia lo fa con una
sintesi estrema di grande efficacia, le bastano pochi versi.
M.
Gaccione che attraversa anche
l’Europa può dirci cos’è l’Europa?
G.
L’Europa di Gaccione è l’Europa dei
miti letterari, ma è anche l’Europa tragica dei campi di stermino e delle
atrocità della guerra. Un mònito ed una memoria che dobbiamo tenere vivi, visto
il fosco orizzonte di questo tempo.
M. Gaccione che dirige il
giornale di cultura Odissea si è mai identificato
con Odisseo?
G.
Ci riteniamo collettivamente, parlo di tutti i collaboratori e di tutte le
intelligenze che su Odissea si esprimono, degli avventurosi naviganti.
Dove approderemo non si sa, ma come ho scritto in un aforisma, Il viaggio
non è arrivare in un luogo, ma incamminarsi.
M.
Per ultimo Le Ultime, inevitabilmente, oppure no?
G.
E invece non ci sono ancora Le Ultime, perché qualche anno fa sono nate le Poesie
per un giorno solo. Può darsi che sia questo il vero libro dell’età tarda.
Loi ne sarebbe felice.

La locandina dell'incontro
M.
Comunque ricordiamo la presentazione in via Osti, cercando di incuriosire il
pubblico...
G.
Chi verrà mercoledì 29 ottobre alle ore 18 alla Biblioteca Ostinata di via Osti
n. 6, non ascolterà solo dei versi, non sentirà solo parlare di poesia; potrà
vedere un luogo magico, una Biblioteca accogliente e di grande fascino che un
mecenate appassionato di libri: Paolo Prota Giurleo ha voluto far dono alla
nostra città. Chi vuole saperne di più potrà leggersi il capitolo che a questa
biblioteca ho dedicato nel volume La mia Milano pubblicata dalla
Meravigli.




