LA CAMERA E LA LEGGE
ELETTORALE
di Franco Astengo
La Camera dei deputati ha appena
approvato la nuova legge elettorale mista maggioritario- proporzionale con il
voto automaticamente trasferito da una parte all’altra della scheda senza
possibilità di disgiunzione (almeno così può essere definita tecnicamente). Il
testo adesso passa al Senato dove probabilmente il percorso sarà molto più complicato
di quanto non sia avvenuto nella Camera bassa.
Non è questo
però il punto da rimarcare in questo frangente. Piuttosto dall’ascolto del
dibattito è emerso un elemento da rimarcare: l’assoluta strumentalità dei
passaggi di ricostruzione storica al riguardo delle vicende relative alla legge
elettorale che si sono ascoltati nei vari interventi.
Nessuno ha
ammesso le gravi responsabilità che le forze politiche hanno accumulato su
questo delicato terreno contribuendo ad una vera e propria caduta di credibilità
dell’intero sistema e alla rilevante flessione fatta registrare nella
partecipazione elettorale, indicatore di una vera e propria crisi democratica
che attanaglia il Paese. Un parlamento che ha approvato di seguito due leggi
elettorali entrambe bocciate dalla Corte Costituzionale, a cui si è avuto
accesso soltanto grazie al generoso impegno di un gruppi di cittadine e
cittadine e non certo grazie all’operato di chi questa sera ha in maniera
roboante rivendicato quell’esito.
Questa legge
per ora parzialmente approvata da un solo ramo del Parlamento presenta nel suo
testo ancora i principali elementi per i quali per ben due volte la Corte
Costituzionale ha bocciato i precedenti testi del cosiddetto Porcellum nel 2014 e dell’altrettanto
cosiddetto Italikum nel 2017.
Una
continuità che si esplicita essenzialmente su di un punto preciso; quello del
Parlamento dei “nominati”.
Era proprio
la continuità del “Parlamento dei Nominati” la questione che interessava alle
forze politiche che hanno trascurato perfino la tanto decantata governabilità,
oltre ad ignorare, come accade da tempo, quell’elemento della rappresentatività
politica che pure rappresenta l’indicazione più rilevante presente, sulla
materia, nella Costituzione Repubblicana.
Il
trasferimento automatico del voto dal candidato uninominale a quello dei
listini bloccati nel proporzionale rappresenta infatti il meccanismo concreto
perché sicuramente i 2/3 dei componenti delle future Camere siano semplicemente
indicati dall’alto senza alcuna possibilità di scelta da parte delle elettrici
e degli elettori. La quota dei nominati risulterà comunque sicuramente più elevata dei 2/3, al
di là delle fole sul collegio uninominale e la vicinanza tra eletto ed elettore
(davvero una favola incredibile) con un bel numero di “paracadutati” nei tanti
collegi considerati “sicuri” nella apparente contesa tra le diverse forze
politiche. Nel caso malaugurato di approvazione definitiva della legge
aspettiamo con ansia il disegno dei collegi che, detto per inciso, è stato
delegato al governo nel testo della legge.
Sicuramente
nell’esaminare i dettagli dei confini dei singoli collegi ci sarà di
divertirci, come già accadde nel Mattarellum.
In sostanza ci sono tutte le ragioni per continuare la battaglia contro il
“Parlamento dei nominati” in ogni sede, dentro e fuori il Parlamento.