di Angelo Gaccione
In occassione della
pubblicazione in lingua romena
di Înger de sânge.
Manzoni alla Libreria Bocca |
Franco Manzoni è noto al grosso pubblico,
soprattutto per la sua collaborazione al “Corriere della Sera” che dura oramai
da oltre un trentennio. Ma per i cultori e gli appassionati di poesia come noi,
Franco è soprattutto un poeta: un poeta che ha al suo attivo la pubblicazione
di un significativo numero di raccolte di versi, alcune tradotte anche
all’estero, messe assieme in un arco di tempo che racchiude mezza vita di un uomo. Franco è, naturalmente,
molte altre cose ancora: è un ottimo critico di poesia, un abile traduttore
dalle lingue classiche, il fondatore della rivista “Schema” che ha diretto per
anni, autore di testi messi in musica, l’estensore assieme al comune amico
poeta Filippo Ravizza, del Manifesto in
difesa della lingua italiana, e Dio sa se ne abbiamo bisogno! La scrittrice
Gina Lagorio, allibita e indignata, aveva scritto un pezzo per la prima pagina
di “Odissea” denunciando che al Parlamento Europeo, gli atti della Commissione
non venivano più redatti nella lingua italiana. Una delle lingue più antiche e
nobili della cultura mondiale, come sappiamo. Ma Manzoni è anche uno dei pochi
conoscitori e cultori della lingua milanese parlata e scritta. E per un
difensore delle lingue madri, come io mi considero, non è poca cosa: non fosse
altro perché dai dialetti è nata la lingua italiana, come sappiamo dal De vulgari eloquentia. Lingua milanese
sempre più marginale e destinata, ahimè! alla sua scomparsa e che si sta
rivelando una lingua tagliata, una lingua perduta. I dialetti sono beni materiali della civiltà, non beni immateriali legati solo alle
esigenze dello spirito. Nulla è più concreto delle lingue madri per conoscere
la propria storia, i propri luoghi, la propria cultura, il proprio cibo, il
proprio carattere. Uno dei più lucidi e intelligenti intellettuali milanesi,
Carlo Cattaneo, ne era molto consapevole, e nello scritto “Sui milanesi e il
loro dialetto” del 1836 (lo potete leggere nel IV volume dei suoi Scritti sulla Lombardia), ne difendeva
con forza la legittimità contro i tanti detrattori.
Franco Manzoni |
Dunque, qui abbiamo a che fare con una personalità
pluriforme e complessa il cui interesse per la poesia è preminente, ma non è il
solo. Naturalmente in un arco così vasto di tempo la sua ricerca
poetico-espressiva, ha attraversato varie fasi e toccato i temi più diversi
(esistenziali, civili, erotici, affettivi, familiari); e lo ha fatto sempre con
controllata attenzione alla parola, al lemma, al dire, perché non debordasse
mai, e mai perdesse la sua forza, la densità che le è richiesta per farsi emozione,
sensorialità, e giungere al cuore del lettore, come anche la scelta antologica
di questa traduzione in lingua romena dimostra. Dai testi più petrosi ed
ermetici a quelli più distesi e narrativi, più colloquiali ed “aperti” ad una
maggiore comprensione, ad una più immediata fruibilità, lo stile di Manzoni non
si allontana dalla sua impronta, dalla sua riconoscibilità. Mai banale, anche
nei testi più essenziali e leggeri egli conserva sempre la grazia di una
sapiente alchimia compositiva. E questo è il dono di un vero poeta, di un poeta
necessario.
La copertina del libro |
Franco Manzoni
Înger de sânge
Editura Eikon,
Pagg. 112 anno
2018