LUIGI BIANCO
FRA VITA E SCRITTURA
di Angelo Gaccione
La copertina del libro |
Per il poeta e performer Luigi Bianco ho sempre
nutrito una grande ammirazione. Del suo indubitabile talento hanno scritto in
tanti, così come hanno scritto delle sue ardite sperimentazioni, delle
intelligenti provocazioni, della radicalità del suo pensiero e delle sue
scelte. Ho continuato ad ammirarlo nel
tempo e ho sempre letto volentieri i suoi scritti autoprodotti e fuori dai
circuiti ufficiali che è andato realizzando. La stessa perentoria scelta di trasferirsi in Calabria,
di “decentrarsi” a Squillace, lui uomo del Nord, attivissimo e ben introdotto
negli ambienti culturali e nel dibattito intellettuale, l’ho apprezzata per la
consapevolezza etico-sociale che la motivava. Bianco ha messo in pratica ciò
che in Consolo è rimasta un’aspirazione: lasciare Milano per rientrare nella
sua Sicilia. Bianco è ora un uomo fisicamente e anagraficamente anziano: è nato
nel 1938 e ha compiuto gli ottant’anni nel mese di febbraio. Conduce
un’esistenza parca, certosina, anticonsumistica, limitando le sue esigenze
materiali al minimo, ma la sua povertà, come tutti i veri artisti, ha sogni
regali, e nei suoi rapporti umani si è spogliato da ogni orpello borghese, da
ogni sovrastruttura ipocrita, corrotta, formale. La sua anima è invece
giovanissima, come lo sono le sue idee e la sua scrittura. Scrittura che
continua a praticare e che si è appena concretizzata in un nuovo lavoro
teatrale-narrativo dal titolo Creature –
Ritratti. A Badolato so che c’è un’intraprendente
e attiva compagnia teatrale, il Teatro del Carro: spesso ricevo via email le
locandine degli spettacoli messi in scena e i loro comunicati stampa. Ecco,
sarebbe magnifico se prendesse in mano questa partitura apocalittica, poetica e
civile che Luigi Bianco ci ha consegnato come monito e come speranza, e la
mettesse in scena. Sarebbe un degno tributo ad un poeta innamorato della nostra
terra calabrese, e una gioia per me che ne parlo la lingua.