di Mario Capanna
Guccini e Vecchioni |
Potente, ricco e intensamente propositivo,
l’ultimo album di Roberto Vecchioni.
Dodici
canzoni che sono un inno alla vita. Liriche, elegiache, epiche.
E anche
quelle d’amore, delicate e struggenti, danno messaggi di vertiginosa
profondità.
L’amore e la
vita, nella loro fondamentale bellezza (oltre ogni dolore, disavventura e
avversità), vincono ogni affanno e, persino, tengono in scacco la morte.
Perché “(…)l’infinito
non è al di là/ è al di qua della siepe”, dato che “l’infinito è nella tua
emozione”.
Sì che
“questo vivere è una festa”.
E la festa
non è un divagare, ma è l’impegno, sempre, visto che “te lo fai tu il destino”.
Per questo
sono stati “Formidabili quegli anni” - la seconda, meravigliosa, canzone
dell’album - che non è per niente l’amarcord, ma il primo pugno nello stomaco
della compilation, che sprona verso
il futuro: “(…)Le libertà che avete / mica c’erano a quei tempi / noi ci siamo
fatti il culo / tocca a voi mostrare i denti”.
E, alla fine
di essa, le note incalzanti dell’armonica a bocca di Fabio Treves danno il
passo di carica verso l’acquisizione di una nuova coscienza globale. E, dunque,
di nuove lotte.
Indimenticabile
il duetto Vecchioni-Guccini (in “Ti insegnerò a volare”).
Roberto, si
sa, è un egregio e delicato poeta. E a me fa venire in mente Giorgio Gaber
(oh!, quanto ci manca).
In mezzo alle
passioni tristi e all’analfabetismo di ritorno di oggi, quando troppo
spesso si pensa… per sentito dire, qui
ci sono cultura feconda e la gioia di pensieri felici.
In sintesi,
direi a ciascuno: ascolta quest’album, perché… ti insegnerà a volare…
La copertina dell'album |