4 novembre 1918 - 2018: non
festa, ma lutto.
Contro le guerre di
ieri, di oggi, e di domani Per la vita, la dignità e i diritti di tutti gli
esseri umani.
Il 4 novembre si
“festeggia” il centenario della “vittoria” della prima guerra mondiale, l'inutile
strage, secondo la definizione del 1 agosto 1917 di Papa Benedetto XV. Una
festa, voluta dal fascismo, che si è rinnovata, di anno in anno dal 1922 con
tutti i governi, fino ad oggi. Dal 1949 si "festeggiano" in questo
giorno anche le Forze Armate italiane, con tutto il loro sperpero di risorse e
spese militari. Ma la verità storica ci dice che quella guerra fu il più
sanguinoso conflitto di tutti i tempi: 37 milioni di vittime: 16 milioni di
morti e 21 milioni di feriti e mutilati, sia militari che civili. In Italia i
morti furono 650.000, i feriti 1.250.000 di cui 675.000 mutilati. Il risultato
per l'Italia fu poi il ventennio fascista. Queste le conseguenze di una folle
decisione voluta dal re e governo contro la volontà del Parlamento (450 su 508
deputati erano contrari), per conquistare all'Italia terre che si
potevano
ottenere per via diplomatica, come voleva Giolitti.
La
“grande guerra” fu chiamata così per la capacità distruttiva su larga scala
messa in campo dagli eserciti. Quei 4 anni di guerra provocarono la veloce
riconversione delle moderne invenzioni tecniche in strumenti bellici,
finalizzati al terrore di massa. Il sistema economico indirizzò tutte le sue
risorse a sostenere l’impegno di guerra. Le nuove fabbriche chimiche,
meccaniche, aeronautiche e navali furono rapidamente piegate al servizio delle
armi chimiche, dei carri armati, degli aerei da combattimento, dei sottomarini
da guerra, moltiplicando la produzione in tutti i settori. La guerra diventò,
per la prima volta, di massa e totale, segnando uno spartiacque che divide la
storia e la memoria moderna in un prima e un dopo.
Dopo
un secolo di guerre, fino alle attuali in Siria, Yemen, Iraq, Congo, Sudan,
sarebbe ora
di
voltare pagina, e costruire le condizioni per affrontare i conflitti con i
metodi della nonviolenza. Per questo ci impegnano e chiediamo:
- che il Parlamento
approvi finalmente la proposta di legge d'iniziativa popolare per l'istituzione
e il finanziamento
del Dipartimento per la difesa civile, non armata e nonviolenta;
- che l'Italia sottoscriva
e ratifichi il Trattato Onu per la messa al bando delle armi nucleari;
- che i fondi pubblici
oggi destinati a strutture e strumenti di morte siano invece utilizzati in
difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e del mondo vivente;
- una drastica riduzione
delle spese militari che oggi ci costano settanta milioni di euro al giorno;
- una politica di disarmo;
- un impegno particolare
a contrastare la violenza maschilista, prima radice e primo paradigma di ogni
violenza;
Per
questo ci opponiamo al razzismo, crimine contro l'umanità, e chiediamo che
siano
immediatamente
revocate tutte le sciagurate decisioni governative che configurano omissione di
soccorso, pratiche segregative e persecutorie, flagranti violazioni dei diritti
umani e della stessa Costituzione della Repubblica italiana.
Movimento Nonviolento