UNO SU MILLE
di Alfonso Navarra
Questa è guerra
Senzatomica
ci propone: “Ora è il momento di affermare l’assoluto rifiuto delle armi
nucleari. Ora è il momento dei giovani. Ora è il momento di immaginare e
costruire un futuro diverso dove la dignità degli esseri viventi venga
rispettata e la sicurezza umana realizzata (#iodisarmoilfuturo). Possiamo
cambiare il futuro? Il 4 febbraio mille giovani si incontrano all’Auditorium
del Parco della Musica - Sala Sinopoli per dialogare sulle strade da percorrere
per liberare il mondo dalle armi nucleari e disarmare il futuro”.
Piccolo nostro commento:
intanto per il presente ci sarebbe da opporsi a questa guerra in Ucraina che
accresce il rischio nucleare e traina la militarizzazione in tutti i suoi
aspetti, incluso quello culturale.
Per l’11 febbraio vale quanto abbiamo già scritto per il 5 novembre, manifestazione
priva di qualsiasi richiesta al governo italiano (non a caso Letta poté
sentirla come casa sua): se solo uno su mille di quelli che si mobilitano per
il festival della canzone si facessero vivi e presenti nella sede propria in
cui si prendono le decisioni avremmo un impatto notevole sugli equilibri
politico istituzionali. Il ministro Crosetto ha dichiarato che vuole
passaggi parlamentari - non voti - sui vari pacchetti di aiuti militari,
malvisti, si badi bene, dalla maggioranza del popolo italiano. Uno su mille dei
contestatori di Zelensky a Sanremo si presentino sotto Montecitorio a rappresentare
la voce maggioritaria del popolo italiano. A noi Disarmisti Esigenti
& partners, in primo luogo Wilpf Italia, nella iniziativa dedicata ad
Antonia Sani, finora hanno concesso solo il Pantheon. Siamo stati gli unici a
protestare in piazza in concomitanza con le discussioni e i voti parlamentari
(il 13 dicembre, il 10 gennaio, il 23 gennaio) e l’impressione è che per un po’
continueremo ad essere gli unici. Manifestare per celebrare le manifestazioni
del passato (i decennali, i ventennali, etc.) non vale... E neanche vale il proseguire
sulle solite campagne specifiche come se nulla fosse, non collegandole al
fronte centrale dell’opposizione alla guerra in corso, nel costruire, su questo
terreno, il dialogo tra “popolo della pace” e moltitudini popolari...