FORO BOARIO
Grazie di Curtatone (MN)
DINO
VILLANI
Xilografie
dal 5 al 12 Maggio 2013
Luogo:
Foro Boario
Indirizzo: Grazie di Curtatone (MN) -
Tel. 0376.349122
- proloco.curtatone@gmail.com
Titolo
della mostra: Dino Villani. Xilografie
Mostra
a cura di: Arianna Sartori - info@sartoriarianna.191.it
Date:
dal 5 al 12 maggio 2013
Inaugurazione:
Domenica 5 maggio, ore 11.30 – seguirà
cocktail
La mostra “Dino Villani, Xilografie”, a
cura di Arianna Sartori, promossa
dal Centro Studi Sartori per la Grafica
di Mantova, è realizzata grazie alla collaborazione del Comune di Curtatone e della Pro
Loco di Curtatone.
A poco più di vent’anni dalla scomparsa,
una trentina di xilografie realizzate da Dino Villani (1898 - 1989) a partire dagli anni Trenta, sono dedicate al fiume
Po e alla vita contadina e paesana della Bassa Padana, opere poco conosciute ma
che a loro tempo avevano avuto riconoscimenti autorevoli da parte della critica
più accorta che si occupava di incisione contemporanea (Luigi Servolini, Cesare
Ratta), che furono tenute a battesimo, per la loro prima e parziale edizione
nel 1945, da Cesare Zavattini. La mostra “Dino Villani. Xilografie” al Foro Boario di Grazie di Curtatone (MN) a cura di Arianna Sartori, sarà inaugurata
domenica 5 maggio alle ore 11.30.
Il nome di Villani, abitualmente, riporta alla
memoria la sua più nota attività di pubblicitario e di promotore culturale:
basti ricordare, fra le sue numerosissime e geniali iniziative, l’ideazione del
concorso di Miss Italia, del Premio Notte di Natale e del Premio di pittura
“L’arte e il lavoro” di Suzzara (MN). Accanto a questo, però, Villani ha sempre
coltivato la xilografia, dedicando una cura amorevole al racconto della civiltà
dei campi della sua terra natale, di cui offre una meditata testimonianza poetica.
La mostra, che propone una selezione di
opere della Raccolta delle Stampe di
Adalberto Sartori, consente di tornare a porre attenzione su questo lato
meno noto del lavoro di Villani, ricordando come egli sia stato una voce
significativa, a cavallo fra gli anni Venti e gli anni Cinquanta, nel dibattito
sulla xilografia italiana moderna.
…DINO
VILLANI…
Nel 2004 gli eredi di Dino Villani, donavano ufficialmente
l’intero corpo delle matrici xilografiche e calcografiche che erano ancora in
loro possesso ad Adalberto Sartori; affidavano a lui, la conservazione e la
valorizzazione dell’importante e consistente opera grafica e, con la donazione,
affidavano al Centro Studi Sartori un compito impegnativo e pieno di incognite;
Adalberto, Arianna, ed io eravamo felici della grande fiducia dimostrataci,
persuasi del nostro serio e costante impegno per confermare quelle che erano state
le premesse alla Donazione.
Il nostro interesse per l’incisione antica e moderna, nato
già trentacinque anni fa con la creazione della “Mostra del Libro e della
Stampa Antichi”, organizzata per la prima volta in Italia ed ancora esistente,
è continuato con il lungo lavoro che stiamo portando avanti da più di vent’anni
quando abbiamo fondato il nostro mensile d’arte ARCHIVIO.
Da allora abbiamo compilato schede biografiche dedicate ai
migliori incisori italiani; edito una “Agenda Sartori Per-Inciso”; collaborato
alla fondazione del Museo della Grafica del Comune di Ostiglia; ideato la
collana “Incisori italiani contemporanei”, che oggi comprende circa venti
monografie dedicate agli incisori contemporanei; la collana “Temi incisi” che
raccoglie incisioni di autori diversi legati tutte da un unico tema;
collaborato con diversi Comuni (Tenno, Montichiari, Cassina de Pecchi, Sommacampagna,
Ostiglia, Mantova, Quistello, Sant Agostino) allestendo mostre di grafica,
oppure come prestatori di opere.
Importanti sono state la ricerca, la raccolta e la
catalogazione di tutta l’opera incisa di Antonio Carbonati, attivo nella prima
metà del secolo scorso, e curata la relativa mostra presso il Palazzo della
Ragione di Mantova; scritto ed edito il primo volume di “Incisori moderni e contemporanei”
e, grazie alla personale Raccolta delle Stampe di Adalberto Sartori siamo stati
in grado di dedicare cicli di mostre all’Impresa dei Mille in “Garibaldi nelle
due Sicilie”, ai “Trionfi di Sigismondo”, al Rubens, ad Adamo Scultori con
l’opera “Pitture dipinte nella volta della Cappella Sistina nel Vaticano e, per
la nuova collana “Album e cartelle”, all’“Eneide illustrata da Bartolomeo
Pinelli” con la realizzazione di un volume dedicato al Pinelli e della relativa
mostra presso la Ex Chiesa Madonna della Vittoria.
Questo è il
quinto appuntamento espositivo dedicato alla grafica di Villani, realizzato a cura
del Centro Studi Sartori, infatti in occasione del centenario della nascita,
nel 2008, abbiamo allestito una prima mostra personale presso il Mulino Dugnani
di Cassina de Pecchi, affiancata da un catalogo con riprodotte tutte le opere
esposte; quindi un nuovo appuntamento con una mostra a Mantova presso la sede
della Banca Fideuram, nel 2010 alla Fondazione Corrente di Milano e al Museo
della Galleria del Premio Suzzara nel 2011.
L’impegno preso ci portava alla decisione di eseguire le
tirature di tutte le centonovantanove matrici di Villani entrate in nostro possesso;
per prima cosa si è provveduto al recupero con prudenti puliture dei rami e
degli zinchi. Le relative tirature sono state fissate da tre ad un massimo di
dieci esemplari per ogni matrice; mentre per le xilografie le tirature
effettuate sono state di venticinque copie per ogni singola matrice. Per i
legni più rovinati a causa del tempo, alcuni sono solcati da spaccature, altri
hanno subito l’opera dei tarli, altri si sono “imbarcati”, per tutti questi si
è provveduto ad una tiratura di soli cinque esemplari ciascuno, a scopo di pura
documentazione.
Per la certificazione abbiamo punzonato a secco ogni
singolo foglio, utilizzando il nostro simbolo (un piccolo scudo con il Leone
rampante su una S), quindi a titolarle ed a numerarle.
Oggi, tutte le 126 matrici xilografiche (142 immagini) e le
73 calcografie tra acqueforti su rame e puntesecche su zinco sono state tirate,
punzonate, titolate e numerate.
Dino Villani, pubblicista per antonomasia, inventore in
Italia della comunicazione intergrata, precursore del marketing contemporaneo,
autore di volumi, creatore delle più rinomate manifestazioni pubblicitarie, (il
simbolo M per la nota industria dolciaria Motta, la Colomba Pasquale, la Festa
di San Valentino, la Mille lire per un sorriso, poi diventata Miss Italia, il
Piatto del Buon Ricordo, ecc.) e nel mondo dell’arte, curatore di mostre,
pittore e incisore egli stesso (inserito dal Ratta, nel 1929, tra gli xilografi
italiani), critico d’arte di fama nazionale, creatore del famoso Premio
Suzzara, queste e altre iniziative lo evidenziano come uno straordinario personaggio
eclettico, unico nel suo genere.
Villani, incisore, con il passare degli anni acquisisce uno
stile personale, caratterizzato da un segno fortemente chiaroscurale, capace di
raggiungere livelli di vera poesia.
Le sue incisioni, xilografie o acqueforti che siano, lo
vedono raffigurare prevalentemente l’infinito paesaggio della pianura padana,
la campagna, le piazze, i paesi, le borgate, colti nelle atmosfere delle varie
stagioni dell’anno, il Po, con i suoi ponti di barche, i mulini, le golene, e
le impressionanti e spaventose piene; le raffigurazioni degli antichi mestieri,
quelli dove l’uomo operava in prima persona, solo con la propria fatica, in
quello stretto rapporto con la natura e con il mondo animale, i fedeli buoi, il
cane addormentato, che rendevano la vita molto faticosa, sì, ma dolcissima,
sincera ed autentica, di una bellezza struggente, fatta di sudore e di rapporti
veri.
Guardare le tavole di Villani, oggi, è come guardare e
riscoprire il nostro passato, infatti, tutti siamo legati alla terra, abbiamo
avuto un nonno, uno zio che lavorava la terra o viveva in campagna e, se in noi
possono suscitare affettuosi ricordi d’infanzia, per i giovani si pongono quali
fonti di conoscenza straordinari: come ci si vestiva? il vecchio tabarro! Ma
che cosa è un tabarro, quanti sono i ragazzi che lo conoscono? E i ponti di
barche, oggi vere rarità; ricordo che da bambina, abitavo a Sermide dove il Po
è molto largo, c’era un ponte di barche, per accedervi bisognava pagare il
pedaggio (una lira le biciclette), i carri trainati dai buoi, le motociclette,
le automobili ed i camion (i più grandi d’allora erano come i nostri attuali
autocarri), dovevano percorrerlo a bassissima velocità; durante la percorrenza,
le assi che poggiavano sui barconi di cemento, stridevano fortemente, il rumore
provocato che rimbombava nell’acqua era molto forte, ma su tutte le cose e le
persone regnava un pesante silenzio perché si era sul Po, e il Po faceva
sentire il suo potere, la sua forza e incuteva sempre timore.
I mulini sul Po, dove si producevano le farine,
funzionavano per mezzo delle poderose pale di legno che giravano, grazie alla
forte corrente dell’acqua e mettevano a loro volta in funzione gli ingranaggi
della macina; in verità io non ne ho mai visti, li conosco perché li ho visti
nel 1971, alla televisione, nel famoso sceneggiato televisivo con la regia di
Sandro Bolchi con Valeria Moriconi, Ottavia Piccolo e Raul Grassilli, quale
adattamento al famoso romanzo di Riccardo Bacchelli, che già Alberto Lattuada,
aveva diretto nel film girato nel 1949.
Ed ancora gli interni delle stalle, illuminate dalle fioche
luci di piccole lanterne a petrolio, dove i nostri nonni trascorrevano parte della
loro vita, sia durante l’estate per le cure che giornalmente attendevano alle
poche bestie in loro possesso, ed anche e soprattutto d’inverno quando il
calore della stalla riuniva quanti lavoravano nelle corti, per scaldarsi, per
stare insieme e raccontare..., allora noi bambini ascoltavamo incantati,
bevevamo un po’ di latte appena munto, così buono, tiepido, dolce. Ricordi
d’infanzia...
Altre incisioni eseguite a puntasecca, più intime, per lo
più dedicate agli affetti famigliari, il figlio Stelio, la madre, Berta, trovano
nei segni morbidi, sicuri, che accompagnavano la silhouette della figura in una
soluzione ottimale.
Il
linguaggio dell’acquaforte non è particolarmente approfondito, i segni hanno
spesso lo stesso peso, trasferiti sulla lastra con un’unica morsura; le
incisioni sono affascinanti per i soggetti riportati più che per la tecnica
incisoria, che trova in Villani un potente interprete. Curiosa la sua ricerca
di un simbolo che potesse completare la firma posta sulle matrici: la sigla del
nome con il cognome viene affiancata a volte dalla raffigurazione di un paio di
pantaloni con un fallo uscente, oppure uno scudetto a forma di vanga V. che
contiene la D., altre volte frasi o date precise, come se Villani avesse avuto
in animo di comunicare il proprio stato d’animo.
Gabriella Savoia Maria