PARABOLE
I FILOSOFI E IL CANE
Stavan certi filosofi
parlando
assisi in cerchio in dotta
compagnia
dell’alma dei non umani
questionando.
Spiegando una sottil
filosofia
nel sostenerla eran
cotanto ardenti
ch’esser bestia qualcun
voluto avria.
Ornavano il parer con
argomenti
da intimorire Socrate e
Platone
se colà stati fossero
presenti.
Era sicur ciascun di sua
ragione –
succede spesso – e a dirla
tutta invero,
nessuno toccò pria simil
questione.
Chi spirto la credea,
inquieto e fiero,
sede dei demon un la
sospettava;
altri, bizzarro esprimea
pensiero
e in questo suo parer
fisso restava:
“Fra lor ci sono pure gli
immortali”.
La discussion vieppiù si
riscaldava.
Stupendo era veder per gli
animali
infervorati filosofi e
dottori
com’avvocati a cause
criminali.
Erano tanto nobili oratori
e si sapeano difendere
talmente
che Ciceron avuto avria
timori.
Mentre la torma dotta ed
eloquente,
sicura è d’un parer poco
provato,
dentro il salone un cane
entra repente.
“Presto, dov’è il baston?
Va discacciato!”
Ognun contro gli và; ma il
cane umile
richiede loro di essere
ascoltato.
Essi s’acquetan ad un far
civile.
Il can, che conoscea
codeste inquiete
risse, così parlò con
quieto stile:
“A voi Signori miei gli
occhi volgete,
osservate voi stessi! Indi
di noi,
se non vi spiace, ragionar
potrete.
Doveva il saggio can
parlare a voi,
che dei difetti altrui sol
vi curate,
gli altri soltanto
riprendete, e poi
su voi complice oblio sempre calate”.
Luigi Caroli
[Milano, 27 giugno
2016]