L’Italia alla guerra in Siria a fianco di
Erdogan
di Antonio Mazzeo
Operazione
top secret dell’Esercito italiano al confine turco-siriano. Il 6 giugno, una
batteria di missili terra-aria SAMP/T e una trentina di militari italiani sono
stati schierati nella zona di Kahramanras, a nord di Gaziantep (Turchia
meridionale), nell’ambito dell’impegno assunto dalla NATO a protezione dello
spazio aereo turco dal “rischio di sconfinamenti provenienti dalla Siria”. La
notizia è stata pubblicata dai maggiori quotidiani turchi e dall’agenzia di
Stato “Anadolu”. I mezzi militari italiani sono sbarcati nel porto di
Iskenderun per dirigersi poi nella zona di Kahramanras, nei pressi del confine
siriano. Sempre secondo i media turchi, il sistema missilistico messo a
disposizione dal nostro paese “avrà esclusivamente il compito di contrastare
aerei, missili da crociera e tattici e non sarà impiegato nell’imposizione di
una no-fly zone”.
La batteria SAMP/T
sostituirà il sistema “Patriot” che le forze armate della Germania avevano
schierato a sud della Turchia circa tre anni fa. La decisione del cambio negli
assetti missilistici NATO a “protezione” delle forze armate di Erdogan che
operano al confine e in territorio siriano è stata assunta all’ultimo vertice
dei ministri degli esteri dei paesi del’Alleanza tenutosi a Bruxelles. Oltre
alla batteria dei SAMP/T italiani, a luglio la NATO fornirà alla Turchia il
supporto di un altro velivolo radar AWACS (Airborne Warning and Control
System). Il sistema antiaereo e antimissile a medio raggio SAMP/T è stato
sviluppato dal consorzio europeo “Eurosam” formato dalle aziende MBDA Italia
(gruppo Leonardo-Finmeccanica) e Thales (Francia). Basato sul missile
intercettore “Aster 30” con un raggio sino a 100 km e una velocità massima di
1.400 m/s, il nuovo sistema sarebbe in grado di intercettare e abbattere anche
in maniera del tutta automatica aerei, elicotteri, droni, missili di crociera,
missili teleguidati, ecc.. Ogni batteria SAMP/T è costituita da lanciatori con
un numero variabile di missili da 8 a 48 che possono ingaggiare fino a 10
bersagli contemporaneamente. Il costo del sistema è elevatissimo: nel 2008
l’Esercito italiano, dopo i test effettuati in Francia e nel poligono di Salto
di Quirra in Sardegna ha deciso di acquistare 6 batterie di lanciatori con una
prima tranche di spesa di 246,1 milioni di euro.
Il trasferimento in
Turchia di una batteria missilistica SAMP/T del 4° reggimento artiglieria
contraerea “Peschiera” era stato anticipato il 18 maggio scorso da un articolo
di Analisi Difesa che analizzava il decreto di rifinanziamento delle missioni
militari italiane all’estero. In esso, infatti, era stato previsto uno
stanziamento di 7 milioni di euro per la partecipazione all’operazione NATO
“Active Fence” al confine turco-siriano. La missione italiana nell’ambito di
“Acrive Fence” era stata confermata il 7 giugno in Parlamento dai ministri
Roberta Pinotti e Paolo Gentiloni, ma senza che ne fossero specificate le
modalità o i tempi.
“La nuova missione
militare, oltre alle implicazioni legate al conflitto siriano, non può non
venire contestualizzata nella crescenti tensioni tra NATO e Russia”, scrive
l’analista Gianandrea Gaiani. “La batteria missilistica è infatti schierata a
due passi da un’area conflittuale complessa dove le truppe turche colpiscono in
Siria le milizie dello Stato Islamico e quelle curde, sostengono altre milizie
islamiste come quelle di al-Qaeda (Fronte al-Nusra) e combattono sul territorio
turco e in Iraq le forze curde del PKK”.
“Alla luce di queste
valutazioni stupisce l’assenza di un dibattito politico in Italia circa
l’opportunità o meno di inviare nostre truppe e mezzi in quell’area con un
compito che rischia di coinvolgerci nel confronto in atto tra Ankara e l’asse
Damasco/Mosca”, aggiunge Gaiani. “Difficile non notare che dopo l’abbattimento
da parte di un F-16 turco di un bombardiere russo il 24 novembre scorso, tutti
i partner NATO hanno ritirato le loro batterie di missili terra-aria dal sud
della Turchia mentre gli italiani si schierano in quella polveriera nel momento
in cui diversi alleati (statunitensi in testa) sembrano voler soffiare sul
fuoco di una nuova guerra fredda”. Ma, si sa, Renzi, Pinotti e Gentioni non
brillano certamente per lungimiranza politica e militare…