Arte
GLI SMALLTI DI
GADIOLI
di Angelo Gaccione
Vibrazione ottica e
sonorità
"Il cappello a tre punte" |
Prendete un amalgama di colori liquidi, lanciatelo
contro una parete bianca in verticale o spargetelo a caso su una superficie
piatta tipo pavimento: l’esito visivo vi sorprenderà. Le colature, gli schizzi,
le linee disordinate, i grumi, comporranno una tramatura ricca di forme, di
geometrie, di figure astratte, di visioni, di suggestioni, di toni, di
fisionomie fra le più complesse e grottesche da lasciarvi a bocca aperta. E
ogni volta che fisserete un dettaglio qualunque, dall’insieme affiorerà
magicamente una figura nuova, un volto, un disegno autonomo che si staccherà
dall’intero ordito e vivrà, seppure per pochi istanti -il tempo del vostro
sguardo- di vita propria. Insomma, dentro
quella trama pullula un’infinita varietà di forme che si agglomerano e
si scompongono continuamente, pur nell’apparente staticità della superficie.
"L'albero degli zoccoli" Omaggio a Olmi |
Immaginate ora che il gesto,
(l’action), sia consapevolmente organizzato dall’artista e che le
mescole, gli impasti, gli spruzzi, le colature, obbediscano alla sua volontà e
alle sue esigenze estetiche. Enzo Gadioli si muove così: la sua action painting, è basata sull’uso e
l’assemblaggio di smalti multicolori spruzzati su supporti sempre più ampi. Con
questa tecnica egli riesce ad ottenere densissime tramature e forme dai colori
a volte accesi e violenti, a volte caldi e sonori, di intensa vibrazione
ottica.
Leonardo aveva definito la
pittura una poesia che si vede e non si sente, e la poesia una pittura che si
sente e non si vede. Noi potremmo a nostra volta facilmente dimostrare come la
pittura in realtà si percepisca e si senta anche in modo sensoriale, uditivo, e
come la poesia possa avere un carattere straordinariamente, prepotentemente
visivo. In una sede diversa potrei enumerare una quantità di esempi concreti e
dare ragione di quanto sto qui sostenendo.
"Serenata per archi" Omaggio a Chaikovskij |
Questo tipo di “pittura”
(forse pittura è una definizione impropria e lo stesso Gadioli potrebbe
rifiutarla) tutta giocata sull’occhio e sulle rifrazioni che la luce produce
sulla retina, sull’illusione ottica, come avviene anche con la optical art, contrariamente a quello che
sostiene Leonardo, a me ha sempre dato la sensazione del movimento, del ritmo,
di qualcosa di vorticoso che si muove nello spazio. Mi fa lo stesso effetto
della musica capace non solo di evocarmi l’idea di spazio, la sua
dilatazione; ma di farmelo vedere, percepire in modo concretamente
sensoriale. Mi rendo conto che il discorso si fa difficile, ma è quello che
soggettivamente avviene in me.
E tutto questo al di là di
ogni pur legittimo discorso che si potrebbe fare a proposito dell’informalità
(ogni informale ha una sua forma o ne ricostruisce diverse); e dell’astrazione
(non c’è nulla di più materico e concreto di colori, smalti, vernici, tele,
lastre e quant’altro).