PROFESSORI
E FASCISMO
di Carlo Sini
Carlo Sini |
Una nota del
filosofo Carlo Sini
Nel 1926 si tenne
a Milano un Congresso della Società Filosofica Italiana, organizzato da Piero
Martinetti che ne fu anche il presidente. Il Congresso riuniva di fatto i professori
universitari che si opponevano al fascismo già allora trionfante. Tra i
relatori, oltre a Croce e a Martinetti, Bernardino Varisco, Giuseppe Rensi,
Ernesto Bonaiuti, Giuseppe Antonio Borgese e altri ancora. Il rettore
dell’università milanese, istigato dai fascisti, sospese d’autorità il
convegno, semplicemente revocando la concessione degli spazi per i lavori.
Questo intervento inaudito, che in pratica vietava l’espressione, anche
equilibrata, serena e non faziosa, di ogni critica al regime e ai suoi
principi, fu l’atto d’inizio della censura fascista nei confronti dell’intera
cultura e del libero pensiero. Il coronamento di questo processo autoritario e
oscurantista fu il ben noto provvedimento del 1931 che imponeva ai professori
delle università italiane il famigerato giuramento di fedeltà al regime
fascista. Chi non giurava veniva licenziato. Si sa che a rifiutarsi di giurare
furono solo dodici professori su 1225 docenti di ruolo, cioè l’uno per cento.
Tra i dodici, oltre a Martinetti che dichiarò incompatibile l’insegnamento
della filosofia con giuramenti ideologici di ogni specie, e a Bonaiuti, c’era
il fior fiore degli studiosi italiani, come lo storico Gaetano De Sanctis, lo
storico dell’arte Lionello Venturi, il fisico Vito Volterra, il chirurgo
Bartolo Negrisoli. Dodici nomi che salvarono la dignità dell’università
italiana. Questi nomi, disse Ignazio Silone, avrebbero dovuto essere ricordati
in ogni ateneo dopo la riconquista della libertà civile e politica.
La targa con i nomi dei magnifici 12 opera della giovane artista Erica Tamborini |
Di fatto solo
oggi, dopo quasi novant’anni, per la prima volta l’auspicio di Silone trova piena
realizzazione presso il Centro Internazionale Insubrico C. Cattaneo e G. Preti
dell’Università di Varese. Il pomeriggio del 27 ottobre, alla presenza del
Magnifico Rettore, del Sindaco di Varese e di altre autorità, è stata apposta
una lapide con i dodici magnifici nomi. L’occasione è stata fornita dal
Congresso internazionale dedicato a Piero Martinetti presso l’Università dell’Insubria
il 26 e 27 del mese scorso, organizzato da Fabio Minazzi, che è anche il
curatore del volume Filosofi antifascisti (Mimesis 2016): preziosa ricostruzione del
congresso del 1926, delle sue relazioni mai prima stampate e di tutte le
recensioni e le reazioni della stampa dell’epoca, compreso un violento intervento
di Giovanni Gentile sul “Popolo d’Italia”.
Il testo della targa è opera del prof. Fabio Minazzi |
UNA NOTA DI GIORGIO COLOMBO
SULLA LAPIDE DEI PROFESSORI A VARESE
Mario Carrara |
Caro
Angelo,
Grazie delle foto e del
pezzo di Sini, al quale vorrei aggiungere una piccola nota: il secondo nome
indicato nella lapide riprodotta è quello di Mario Carrara, allievo e apprezzato assistente di Lombroso di cui
sposa la figlia Paola. Alla morte di Lombroso assume la direzione del museo e
l’incarico di Antropologia criminale. Nel 1931 rifiuta di prestare il
giuramento di fedeltà al regime fascista (su
oltre milleduecento accademici, soltanto
dodici opposero questo rifiuto), venendo così privato della cattedra e
della direzione del Museo. Tra il 1936 e 37 viene rinchiuso per tre mesi in
carcere per sospetta attività antifascista. Si ammala. Muore nello stesso anno.
L’attività della moglie Paola Lombroso Carrara è ben nota, sia come fondatrice
del Corriere dei Piccoli e delle Bibliotechine rurali, sia per la sua
attività antifascista. Mi sembra opportuno sottolineare questi dati per allontanare il nome di
Lombroso da qualsiasi collusione con il razzismo fascio-nazista, col quale
viene (o veniva) a volte connesso.
Giorgio Colombo