TINA ANSELMI: TRA POLITICA E MORALITÀ
di Fulvio Papi
Tina Anselmi |
Tina Anselmi da tempo era stata
sottratta alla vita politica da una malattia che nei giorni scorsi ha avuto il
suo epilogo. Un commentatore ha osservato che forse per Tina Anselmi è stato
meglio così: non ha dovuto assistere ad un degrado addirittura incredibile, se
non fosse vero, delle istituzioni
politiche in cui lei ha lavorato con l’impegno generoso e totale di chi dà
tutte le proprie risorse per il bene pubblico. Ministro del lavoro, della
sanità, e d’altro, presidente di commissione di indagine sul fenomeno mafioso,
ha sempre lavorato in modo che gli effetti delle sue risoluzioni aumentassero
la qualità della vita dei cittadini e riducessero le sacche di illegalità e di
indigenza. Gli esperti ricordano che il suo modello di riforma della sanità
costituiva un valore sociale fondamentale, superiore ad altri di paesi anche
più sviluppati del nostro. Aveva interpretato le “pari opportunità” tra donne e
uomini nell’unico modo in cui questa preposizione ha un senso positivo: alle
donne deve essere garantito ogni accesso sociale che gli uomini svolgono con
competenza e dignità, oltre all’ovvia salvaguardia della condizione femminile.
Mi pare che, fatte salve le solite eccezioni, sia accaduto qualcosa che, se non
è simmetricamente contrario, è tuttavia molto prossimo a questo esito. La scio
ai lettori la determinazione delle diverse classificazioni che, mi limito ad
aggiungere , le comparse televisive non fanno che peggiorare. Per vivere la
politica, oltre che con lo studio e la competenza per i singoli problemi, è
necessario, soprattutto, l’impegno morale che sollecita, come responsabilità
morale, queste scelte.
Tina Anselmi |
Tina Anselmi era cattolica e forse (come notava Marco
Revelli) avrebbe potuto chiamare la forma della sua esistenza una “chiamata”.
Dal punto di vista dell’effetto sociale, della positività, del merito non
cambia nulla. In questi giorni abbiamo, noi di “Odissea”, con memoria devota
padre Turoldo. La terra d’origine era la stessa. Anche Tina Anselmi, nel
Veneto, partecipò attivamente alla Resistenza. Ragazza di 16 o 17 anni si
assunse il compito di “staffetta”. Allora non c’erano altre forme di
collegamento tra una formazione e l’altra, spesso distanti e forse ignare dei
piani e delle disposizioni l’una dell’altra. Tina portava come poteva, in
bicicletta, a piedi, i messaggi ai vari gruppi partigiani. Alla mattina andava
a scuola, al pomeriggio staffetta, alla sera compiti e lezioni, e la famiglia
ignara di questa sua risoluzione che la metteva in pericolo totale. Il suo
comandante partigiano, conosciuta la sua insistente disponibilità, le disse:
“Se ti prendono prega che ti fucilino subito…”. Tina superò i posti di blocco
ed eluse le pattuglie nazi-fasciste. Lavorò poi al sindacato, vicino ai
problemi del lavoro e della gente che vive di salario. Poi divenne quella che
oggi con ammirata considerazione noi (almeno un certo “noi”) sappiamo bene. E,
visto che gran che non siamo più in grado di fare per riprendere il suo filo di
esistenza e di moralità, possiamo consigliare la Televisione di dedicarle una
trasmissione di storia. È il poco che la memoria può fare.
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PER RIMANERE UMANI
CENTRO CULTURALE AMBROSIANUM
Musica e Parole
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