NO ALLA
SECESSIONE DEI RICCHI
Petizione al Presidente
della Repubblica
promossa da Gianfranco
Viesti.
Il Veneto, la Lombardia e
sulla loro scia altre undici Regioni si sono attivate per ottenere maggiori
poteri e risorse. Su maggiori poteri alle Regioni si possono avere le opinioni
più diverse. Ma nei giorni scorsi è stata formalizzata dal Veneto (e in misura
più sfumata dalla Lombardia) una richiesta che non è estremo definire eversiva,
secessionista.
Per
la stima delle risorse che lo Stato dovrebbe trasferire alle Regioni per le
nuove competenze, la Regione Veneto propone di calcolare i “fabbisogni standard”
in modo inaccettabile, tenendo conto non solo dei bisogni specifici della
popolazione e dei territori (quanti bambini da istruire, quanti disabili da
assistere, quante frane da mettere i sicurezza) ma anche del gettito fiscale e
cioè della ricchezza dei cittadini. In pratica i diritti (quanta e quale
istruzione, quanta e quale protezione civile, quanta e quale tutela della
salute) saranno come beni di cui le Regioni potranno disporre a seconda del
reddito dei loro residenti. Quindi, per averne tanti e di qualità, non basta
essere cittadini italiani, ma cittadini italiani che abitano in una regione
ricca. Tutto ciò è in aperta violazione con i principi di uguaglianza scolpiti
nella Costituzione. Non solo: per raggiungere questi risultati discriminatori,
si sfrutta un vuoto normativo denunciato più volte dalla Corte costituzionale:
dal 2001, infatti, nessun Governo ha trovato il tempo di definire i LEP, i
livelli essenziali delle prestazioni sociali e civili da garantire in misura
omogenea a tutti i cittadini italiani, ovunque residenti. E se non si sa
“quanto costano” i LEP, come si può stabilire l'entità delle risorse da
assegnare alle Regioni per garantirne il godimento ai cittadini? Ove si
procedesse all'incontrario, ovvero: prima trasferire risorse alla Regioni, poi
stimare il costo dei LEP, qualcuno potrebbe accaparrarsi più del necessario
senza che sia evidente a chi lo stia togliendo. È inaccettabile che in
diciassette anni non si sia fissato il valore dei LEP, a vantaggio di tutti i
cittadini italiani, mentre in pochi mesi si sia arrivati alle battute
consultive del processo di autonomia differenziata, a vantaggio di pochi.
La
Regione Veneto ha chiesto di avere potere esclusivo su materie che vanno
dall'offerta formativa scolastica (potendo anche scegliere gli insegnanti su
base regionale), ai contributi alle scuole private, i fondi per l'edilizia
scolastica, il diritto allo studio e la formazione universitari, la cassa
integrazione guadagni, la programmazione dei flussi migratori, la previdenza
complementare, i contratti con il personale sanitario, i fondi per il sostegno
alle imprese, le Soprintendenze, le valutazioni sugli impianti con impatto sul
territorio, le concessioni per l'idroelettrico e lo stoccaggio del gas, le
autorizzazioni per elettrodotti, gasdotti e oleodotti, la protezione civile, i
Vigili del Fuoco, strade, autostrade, porti e aeroporti (inclusa una zona
franca), la partecipazione alle decisioni relative agli atti normativi
comunitari, la promozione all'estero, l'Istat, il Corecom al posto dell'Agcom,
le professioni non ordinistiche. E altro, perché l'elenco è incompleto. In
questo modo, verrebbero espropriati della competenza statale tutti i grandi
servizi pubblici nazionali e verrebbe meno qualsiasi possibile programmazione
infrastrutturale in tutto il Paese.
La
Regione Veneto propone pure che il Parlamento dia una delega totale e al buio
al Governo e che tutte le decisioni siano prese da una Commissione tecnica
Italia-Veneto. Secondo la Costituzione non può essere così: il Parlamento non può
essere espropriato del diritto-dovere di legiferare su questioni decisive per
il futuro dell'Italia. Siamo di fronte a uno stravolgimento delle basi
giuridiche su cui è sorta la Repubblica italiana. Una materia di tale portata
non può e non deve essere risolta nei colloqui fra una rappresentante del
Governo e uno della Regione interessata (oltretutto, dello stesso partito e
della medesima regione). Tutti i cittadini italiani hanno il diritto di essere
coinvolti nella decisione, che riguarda tutti, sia attraverso i propri
rappresentanti parlamentari, sia attraverso un grande dibattito pubblico, in
cui porre in luce e discutere obiettivi, contenuti e conseguenze di tali
proposte. Solo così i cittadini possono valutare e decidere.
PERTANTO i sottoscritti cittadini
italiani chiedono al Presidente della Repubblica e ai Presidenti del Senato e
della Camera dei Deputati che ai parlamentari sia garantito il diritto-dovere
di intervenire in tutti i passaggi della procedura su una questione
fondamentale, con una approfondita discussione e analisi nelle Camere e che,
contemporaneamente, sia garantito il diritto dei cittadini a essere informati
dettagliatamente e costantemente, attraverso la tv pubblica, il coinvolgimento
di esperti indipendenti e il confronto fra tesi diverse; i sottoscritti
cittadini italiani, in secondo luogo, chiedono ai parlamentari di tutti gli
schieramenti che nessun trasferimento di poteri e risorse a una Regione sia
attivato finché non siano definiti i “livelli essenziali delle prestazioni concernenti
i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio
nazionale" (art. 117, lettera m della Costituzione); e che il
trasferimento di risorse sulle materie assegnate alle Regioni sia ancorato
esclusivamente a oggettivi fabbisogni dei territori, escludendo ogni
riferimento a indicatori di ricchezza.
*
Gianfranco VIESTI, docente di economia, Università di Bari;
*
Vito TANZI, già docente università di Washington e dirigente Fondo monetario
internazionale;
*
Piero BEVILACQUA, già docente di storia contemporanea alla Sapienza di Roma;
*
Antonio GIORDANO, oncologo, docente alla Jefferson University di Philadelphia
Pennsylvania, United States, docente di anatomia patologica all'Università di
Siena.
*
Albina COLELLA, docente di geologia, università della Basilicata;
*
Domenico CERSOSIMO, docente di economia università della Calabria;
*
Vittorio DANIELE, docente di economia, università Magna Grecia;
*
Paolo MALANIMA, docente di economia, università della Magna Grecia;
*
Isaia SALES, docente di storia delle mafie, Suor Orsola Benincasa di Napoli;
*
Marta PETRUSEWICZ, docente di storia moderna, università della Calabria;
*
Saverio RUSSO, docente di storia moderna, università di Foggia;
*
Giuliano VOLPE, docente di archeologia, università di Foggia;
*
Francesco BENIGNO, docente di storia moderna, Scuola Normale Superiore di Pisa;
*
Alfonso CONTE, docente scienze politiche, università di Salerno;
*
Ettore BOVE, docente economia politica, università della Basilicata;
*
Nicola OSTUNI, docente di storia economica, università Magna Grecia;
*
Nicola GRASSO, docente di diritto costituzionale, università del Salento;
*
Guglielmo FORGES DAVANZATI, docente di economia, università del Salento;
*
Giuseppe GANGEMI, docente scienze politiche, università di Padova;
*
Roberto VERALDI, docente di sociologia, università di Chieti;
*
Eduardo LAMBERTI CASTRONUOVO, docente di etica dell'informazione alla
Mediterranea
di
Reggio Calabria;
*
Giancarlo COSTABILE, docente di storia della pedagogia, università della
Calabria;
*
Pietro DALENA, docente di storia medievale, università della Calabria;
*
Charlie BARNAO, docente di sociologia, università Magna Grecia;
*
Carlo IANNELLO, docente di diritto pubblico, università Vanvitelli;
* Antonio IAVARONE, M.D. Department
of Neurology and Institute for Cancer Genetics,
Columbia University;
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Marco PLUTINO, docente di diritto pubblico, Università di Cassino;
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Erasmo VENOSI, fisico nucleare, consulente su impatto ambientale e
sostenibilità economica grandi opere;
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Mila SPICOLA, docente e consulente del Miur;
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Alberto LUCARELLI, co-direttore della rivista "Rassegna di diritto
pubblico europeo";
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Giovanni SINISCALCHI, avvocato;
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Sergio D'ANGELO, operatore sociale, presidente Gesco;
*
Pino APRILE, giornalista e scrittore;
*
Maurizio DE GIOVANNI, scrittore;
*
Mimmo GANGEMI, scrittore;
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Domenico IANNANTUONI, ingegnere e scrittore;
*
Nicola MANFREDELLI, giornalista, direttore Parco della Grancia;
*
Lino PATRUNO, giornalista e scrittore;
*
Raffaele VESCERA, giornalista e scrittore;
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Michele DI CARLO, istituto di storia patria di Vieste;
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Paolo SPADAFORA, economista.
HANNO
INOLTRE ADERITO:
-
Diego FUSARO, filosofo, docente storia della filosofia Iassp Milano;
-
Corrado PETROCELLI, Rettore università San Marino, già Rettore Università di
Bari;
-
Pasquale CASCELLA, ex sindaco Barletta;
-
Luigi FAMIGLIETTI, membro direzione PD;
-
Riccardo REALFONZO, prof economia, università del Sannio;
-
Floriana CERNIGLIA, prof economia, università cattolica Milano;
-
Andrea COZZOLINO, parlamentare europeo, PD;
- Fernando BLASI, alias Nandu Popu dei Sud
Sound System;
-
Rossana ROSSI, unical;
- Onofrio ROMANO, prof sociologia, università
di Bari;
-
Francesco SINOPOLI, segretario FLC-CGIL;
-
Nicola COSTANTINO, già rettore Politecnico di Bari;
-
Pino PISICCHIO, già deputato e sottosegretario di stato;
-
Francesco SARACENO, prof economia, SciencePo, Parigi