NON POSSIAMO
FARCI PRENDERE IN GIRO
di Franco Astengo
Non possiamo farci
prendere in giro (per usare un blando eufemismo). Scrive uno “scienziato della
politica” come Piero Ignazi. La
Repubblica (l’ebdomadario che sotto la guida di Scalfari più ha lavorato, a suo
tempo, per demolire il PCI e insieme la sinistra italiana per farne un informe
soggetto “liberal” senza confini e identità), 1 settembre 2018: ..”. Quando tra
Marchionne e il sindacato si sta con Marchionne vuol dire che si è perso il legame
con il popolo, si è reciso il cordone ombelicale con la propria storia, vuol
dire che è stata assorbita in toto la logica neo capitalista fino all’ultima
stilla.. (omississ...)
La
sinistra ha perso la bussola non solo negli ultimi anni, sotto la guida di
Matteo Renzi. Ha incominciato a smarrirsi ben prima dai tempi del PDS-DS,
quando cercava di togliersi di dosso lo stigma di uno statalismo senza logica
economica e di un’ostilità sorda all’impresa privata. La differenza è che per
quasi tutta l’ultima legislatura il PD ha governato praticamente da solo. Non
era mai successo nella storia repubblicana che la sinistra avesse un controllo
così esclusivo dell’arena parlamentare e di quella governativa. E quindi cadeva
sulle sue spalle tutta la responsabilità politica. Come l’ha gestita si è visto
nella parabola degli 11 milioni di consensi del 2014 ai 6 del 2018”.”
Nel
corso dell’articolo Ignazi scrive un’altra cosa che grida vendetta definendo
“di sinistra” il reddito di cittadinanza. Ma tiriamo oltre.
Contestato
ferocemente l’uso del termine “sinistra” accennando al governo gestito dal PD
(un vizio che deve essere tolto di circolazione drasticamente) c’è da chiedersi
dove siano vissuti questi signori che adesso scoprono l’acqua calda e cercano
di prenderci in giro parlando di ..”Serve indicare una speranza, prefigurare la
giustizia e la libertà del secondo millennio. Utopia? Forse, ma senza speranza
non c’è sinistra”.
Con
quale coraggio questi signori scrivono dalle colonne di un giornale tra i
principali responsabili di questo disastro; come del resto tra i principali autori di questo disastro si
trova l’autore dell’intervento da cui Ignazi prende spunto per il suo articolo:
un ex-segretario del PD e vice-presidente del Consiglio.
Per capire che cosa è successo bisognerebbe
essere stati dalla parte di chi è stato irriso e marginalizzato nel corso di
questi anni denunciando ciò che stava accadendo: denunce con analisi e
cognizioni di causa.
Un
disastro che sia ben chiaro ha coinvolto ben oltre i confini del PD e che,
appunto, nella sua genesi risale all’indietro nel tempo, nelle scelte
sciagurate riguardanti il sistema elettorale, i tentativi di modifica della
Costituzione, l’acquiescenza al formarsi dell’Unione Europea nei termini che
conosciamo, la subalternità al
decisionismo e alla personalizzazione in modo da portare in pochi mesi
Berlusconi alla maggioranza, l’uso della presidenza della Repubblica borderline rispetto alla Costituzione,
ecc, ecc.
L’elenco
potrebbe continuare non riducendosi al solo, pur gravissimo, “stare con
Marchionne” logica conseguenza di un cedimento che viene da lontano.
Si
dirà: sfoghi inutili, in assenza di una prospettiva politica diversa.
Adesso
con Annibale alle porte è l’ora dell’union sacrée, dei taxi che viaggiano verso
la Marna, del fronte del Piave, dell’unità tra tutti per respingere il pericolo
neo-fascista, populista, anti democratico rappresentato da questo governo.
Attenzione a non cadere in questa ulteriore trappola: l’unità e necessaria ma,
come scriveva Togliatti, nella “diversità” della propria autonomia culturale e
politica. Ed è questa autonomia, prima di tutto di pensiero, che è venuta a
mancare e rimane tutta da conquistare, lasciando così l’unità a tema di
strumentalizzazioni gattopardesche.
Il
problema non è davvero, come scrive Ignazi, recuperare gli elettori del PD che
hanno votato 5 stelle, e per farlo magari adeguandosi alle pulsioni che li
hanno fatti cambiare fronte (torno all’errore del considerare di sinistra il
“reddito di cittadinanza”. Errore sintomatico di ciò che si intende per
recuperare”.)
Il
tema è ricostruire la sinistra in soggettività politica, ben consci che
l’opposizione sarà di non breve durata e che è necessario sia impostata sulla
rappresentanza delle fratture sociali maggiormente esposte e colpite: partendo
però, prima di tutto, da una ricostruzione culturale, ideale, di valori. Non è
semplicemente questione di speranza legata all’Utopia: c’è una storia, quella
della sinistra italiana nelle sue diverse componenti, che va riletta,
recuperata, fatta oggetto di strumento utile alla innovazione necessaria.
Attenzione:
il PD è stato elemento di rottura di questa storia e non fattore di continuità;
egualmente un movimentismo senza progetto e senza organizzazione, falsamente
imitatorio del tutto contro tutti, rimarrebbe comunque un fattore estraneo.
Come e quando si comincia?