SILENZIO
di Luigi Mazzella
Il silenzio degli aderenti
al partito più votato d’Italia: gli astensionisti.
L’invenzione fascista
degli anni Venti diretta a consentire a
una minoranza di esagitati di impossessarsi del governo del Paese con un
sistema elettorale truffaldino, ripresa prima dal “leghista” Calderoli negli
anni Berlusconiani pur con l’idea chiara e denunciata che si trattasse di una
“porcata”, e poi negli anni successivi dal “democratico” Rosati, e ritenuta utile, da entrambi, per mettere a tacere la
maggioranza divisa degli Italiani dissenzienti dai fanatismi ideologici
filo-fascisti o filo-comunisti, ha compiuto, dopo la conversione di tutti
(proprio tutti, da destra a sinistra, passando per il centro) i partiti
politici all’atlantismo guerrafondaio della Nato(diretta sostanzialmente dai
militari Anglo-Americani) e al finto e servile Europeismo, gestito da Vicerè filo-statunitensi, controllati come sopra, ha
compiuto la “magìa” di fare scomparire dalla nostra scena politica ogni voce di
dissenso anti-americano (in versione pacifista) e anti- europeo (in versione
riformista), confinando gli uomini veramente liberi e non soggetti a fideismi
religiosi giudaico-cristiani o a fanatismi ideologici post-hegeliani di destra
o di sinistra nel novero degli “astensionisti”, facendone il partito-fantasma
più votato d’Italia.
Il danno per le sorti del
Bel Paese è di tutta evidenza. È probabile che tra gli esclusi dal dibattito
sulle scelte politiche da fare per la ripresa economica degli Italiani vi siano
di quelli che non credono che gli Stati Uniti abbiano pensato ad altro che ai
propri interessi nella loro gestione “coloniale” del Vecchio Continente (da cui
non a caso la Gran Bretagna, con la Brexit,
ha pensato bene di tenersi lontana) e ricordano che l’Italia, pur
sconfitta in guerra e distrutta dalle bombe anglo-americane, era stata capace di
imporsi al mondo con un boom economico (il cosiddetto “Miracolo italiano”) che
allarmò i vincitori della seconda guerra mondiale che avevano imposto in una
clausola del Trattato di pace il blocco della nostra crescita economica. Checché
ne pensino l’Harris
ridens, l’ineffabile Draghi
amato a Wall Street anche più che a Bruxelles per gli indebitamenti che ci
suggerisce, gli esperti di rapporti internazionali non ancora abbastanza delusi
da decenni di politiche sbagliate, gli eterni “dipendenti” dai favori dello zio
Sam sempre impauriti dagli abbandoni da lui minacciati, un’Europa restituita a
sé stessa, libera di muoversi nelle direzioni ad essa più favorevoli, con
servizi di intelligence sottratti al governo sotterraneo della CIA e
dell’MI6, libera di applicare una politica non limitata, fiscalmente, a una
flat-tax per poveri e, socialmente, alle elemosine consentite dal partito
democratico americano (bonus, sussidi, redditi di varia denominazione) potrebbe
riprendersi e sottrarsi al pericolo di scivolare, restando sul percorso
inclinato sul quale l’Occidente gestito dagli Anglosassoni si è,
irrimediabilmente, posto.