POETI
di
Cataldo Russo
E poi… e poi
Anni e anni a raccogliere
pazientemente cocci per
ricostruire il vaso.
Anni a piantare semi
di pace e annaffiarli con
gocce di rugiada.
Poi, un giorno, arrivano
profanatori di tombe
e i neri cinghiali
disseppelliscono i semi.
Per anni viviamo con gli occhi chiusi,
sordi al grido d’aiuto che giunge
da terre lontane e martoriate
per poi svegliarci con la guerra
alla porta, circondati da guerrieri
che brandiscono mazze.
E allora inneggiamo
alla pace,
quella stessa pace
che riconosciamo ad alcuni
e neghiamo ad altri.
E il fatale errore si ripete
con la storia che insegna più
a giustificare la guerra che
a ripudiarla.
E noi protesi a rispondere al fuoco
con il fuoco, alle pietre con le pietre
pronti a irridere il porgere
l’altra guancia
perché gesto di codardia
e non di coraggio.
E così ritornano i profanatori
di tombe, i neri cinghiali,
i guerrieri non più armati
di mazze
ma di uranio a scrivere
la parola fine.