MARZABOTTO
di Franco Astengo
Tra il 29 settembre e il 5 ottobre del 1944 la strage di Marzabotto. Più di
settecento morti fra uomini, donne e bambini.
La Costituzione italiana e il modello di democrazia repubblicana
non sono nati per caso o dalla testa di qualche professore di diritto
costituzionale o di filosofia politica. La sua
origine deve essere ricercata, in maniera netta e precisa, all’interno dei
contenuti che si espressero durante la lotta di Liberazione dal nazi-fascismo:
non è retorica, ricordare questo fatto, è semplicemente ricordare la verità
storica, per difenderla e - ancora una volta - affermarla pienamente. La svolta verso l’ipotesi di una democrazia di massa, di
tipo sociale, molto diversa da quella di tipo meramente liberale che aveva
caratterizzato la fase di costruzione dell’Unità d’Italia fino all’avvento del
fascismo (che, a differenza di quanto sosteneva Benedetto Croce, non poteva
essere considerato una “parentesi”) avvenne proprio ottant’anni fa, nel corso
di quel 1944 durante il quale si delinearono con grande precisione le sorti
della guerra mondiale e, in particolare in Italia, avvennero episodi di
grandissima importanza.
Sullo scacchiere
bellico il fatto di maggiore importanza fu sicuramente rappresentato dallo
sbarco in Normandia e dalla liberazione delle due grandi capitali, Roma e
Parigi, avvenuto all’inizio dell’estate: con lo spostamento del fronte da
oriente verso occidente realizzato dall’Armata Rossa in esito alla battaglia di
Stalingrado, si stabilì con chiarezza l’andamento bellico favorevole agli
Alleati, al punto che nelle due conferenze successive di Bretton Woods (1-2
luglio) e Dumbarton-Oaka si posero già le basi, in precedenza alla stessa
conferenza di Yalta, per definire le caratteristiche e il ruolo dell’Organizzazione
delle Nazioni Unite che poi sarebbe stato precisato attraverso la carta di San
Francisco.
Nello stesso tempo,
in Italia, dopo i grandi scioperi della primavera dello stesso anno la
Resistenza all’invasione nazi-fascista assunse decisamente il carattere di una
lotta di massa, attraverso lo svilupparsi di alcuni fatti che possono essere
considerati assolutamente decisivi, vere e proprie pietre miliari nella
costruzione della nostra democrazia.
Le Fosse Ardeatine,
Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema non sono state solo alcuni dei luoghi martiri
in cui gli italiani, spesso anche donne e bambini morirono per mano dei
carnefici di Hitler: ma furono anche i luoghi di una estate decisiva quella del
1944 che non fu segnata da un ripiegamento ma della formazione di una serie di
repubbliche libere: dall’Ossola, al Friuli, da Montefiorino a Torriglia, ad
Alba. Quelle repubbliche libere durarono, è vero, il tempo dell’estate e poi ci
fu la controffensiva nazista, ma il seme di una diversa concezione della
democrazia fu gettato e praticato proprio in quelle occasioni storiche che non
possono essere assolutamente dimenticate. L’esperienza delle repubbliche libere
risultò poi determinante anche nella risposta che il CLN riuscì a fornire, in
novembre, al “proclama Alexander”, allorquando il generale inglese invitò le
forze partigiane a ripiegare e a cessare sostanzialmente l’attività di guerriglia
per attendere la liberazione da parte degli eserciti alleati. Quell’invito fu
rifiutato e fu evitato lo smantellamento delle formazioni partigiane. L’esito
di quella scelta coraggiosa risultò determinante il 25 Aprile 1945 quando le
grandi città del Nord furono liberate dai partigiani e a Genova, caso unico in
tutta Europa, i tedeschi si arresero davanti agli esponenti del CLN, deponendo
le armi e consegnandosi prigionieri. Fu quello il momento più alto, nel quale,
anche in Italia le masse entrarono davvero nella storia.
In quell’estate
segnata dalle Repubbliche Libere e dalle grandi stragi di rappresaglia come
quella di Marzabotto, aveva trovato una espressione concreta della prospettiva
di una democrazia repubblicana che poi sarebbe stata suffragata dal voto
popolare, un’idea di radicamento sociale del concetto di eguaglianza, superando
l’idea del processo politico quale semplice “formalismo delle regole”. Adesso si presenta un ulteriore tentativo di stravolgimento
della democrazia repubblicana uscita – proprio – dalla Resistenza: un tentativo
che va respinto come già accaduto in altre occasioni per riaffermare, fino in
fondo, la realtà, l’identità, il portato politico di una Costituzione che
rimane ancora da applicare in alcuni suoi principi fondamentali e che sarebbe
esiziale e deleterio abbandonare per un tragico ritorno all'indietro segnato
drammaticamente dalla guerra di annientamento quale vero e proprio “confine
della storia”.