EUROPA: SPAZIO POLITICO PER LA PACE
di
Franco Astengo
La
formazione della nuova Commissione Europea è condizionata da un fattore
centrale, quello della guerra: ed è sul tema della guerra che si sta
sviluppando quella sorta di "supercommissariamento" attraverso la
cosiddetta "ricerca Draghi" che appare nella proposta di investimento
per le spese belliche il vero riferimento della nuova maggioranza europea
sostenuta a destra da chi ritiene necessaria la coincidenza UE/NATO. A fianco
della proposta di crescita esponenziale delle spese militari si ripresenta
anche lo spettro del nucleare, che si vorrebbe "civile" facendo finta
di non capire che si tratta comunque di un ulteriore passo nell'avventura
bellica (non apriamo il capitolo dell'innovazione tecnologica, del cyberspazio,
dell'uso dell'Intelligenza Artificiale, dell'utilizzo degli strumenti di
informazione e conoscenza). Così, in questo quadro drammatico, apparentemente
sulla questione di un voto "istituzionale" il gruppo socialista è
andato in fibrillazione e il PD italiano che ne fa parte rischia una rottura
(mutatis mutandis è l'antica storia dei crediti di guerra, quella che affondò
nel 1914 l'Internazionale Socialista). In questo contesto che sicuramente è qui
analizzato in maniera a dir poco lacunosa e che, invece, avrebbe bisogno di un
ampio approfondimento la sinistra italiana è chiamata a riconsiderare lo spazio
politico europeo. Lo spazio politico europeo è stato fin qui oggetto di logiche
alternative: chi lo ha considerato coincidente con l’UE sposando in toto gli
intendimenti maggioritari e chi (sempre confondendo spazio politico europeo e
UE) l’ha demonizzato come fonte di totale acquiescenza ai meccanismi
capitalistici di finanziarizzazione dell’economia e di conseguenza della
guerra. Nella situazione attuale potrebbero invece servire proposte politiche
che individuino l’Europa come “spazio politico”, affidando alla questione della
pace la necessaria centralità. Tornano così alla mente concetti che apparivano
desueti quali quelli di “neutralità” o di “smilitarizzazione.
Non
è questa la sede per avanzare proposte immediate al riguardo di una situazione
in così repentino sviluppo, ma appare proprio il caso di definire un ritorno
alla riflessione su alcune concezioni di teoria politica. È il caso del
concetto di “neutralità” sul quale, tra l’altro, al tempo della prima guerra
fredda insistettero molto i partiti socialisti occidentali, nello specifico il
PSI, che pure aveva una grande tradizione nel merito, se pensiamo al “né
aderire, né sabotare” adottato in occasione della prima guerra mondiale.
Posizione originale e coraggiosa rispetto agli altri grandi partiti socialisti
occidentali, quello francese e l’SPD tedesca che, come ricordavamo all'inizio, appoggiarono,
invece, nella sostanza le azioni di guerra imperialistiche dei rispettivi Paesi
votando sia all’Assemblea Nazionale sia al Reichstag i necessari crediti di
guerra.
Limitiamoci
però all’analisi del concetto teorico di “neutralità” che potrebbe essere
collegato alla definizione di uno spazio politico europeo e alla presenza di
una sinistra sovranazionale. In senso stretto neutralità è la situazione
giuridica regolata dal diritto internazionale di estraneità e di equidistanza
di uno Stato in presenza di un conflitto armato, tra gli stati. L’istituto ha
una lunga storia di convenzioni e norme. Il concetto, invece, pone una serie di
problemi, provocati dalla pluralità dei significati di neutralità e dei termini
giuridici e politici da esso derivanti (neutralizzazione, neutralismo) ma
soprattutto dalla relazione di neutralità con concetti come guerra, terzo,
amicizia. Oggi l’idea di “neutralità” potrebbe essere collegata a una ripresa
del discorso su di una “terza via” riferita non semplicemente alla ricerca di
un equilibrio tra sistemi politici ma all’elaborazione di una strategia globale
posta sul piano delle relazioni internazionali riportando al centro l’idea
fondamentale del rapporto Nord/Sud in un quadro di progressiva
smilitarizzazione. Potrebbe essere possibile allora avanzare una proposta di
struttura politica europea fondata sulla ripresa di alcune concezioni di
carattere costituzionale e di ruolo degli organismi elettivi in un disegno di
raccordo tra il lavoro dei Parlamenti Nazionali e di quello Europeo.
La
sinistra potrebbe tentare di muoversi per costituzionalizzare la neutralità in
parallelo con la nascita di uno spazio politico europeo nel quale agire in una
dimensione di potestà sovranazionale. Una sovranazionalità che ritorni ad
individuare un nesso con il concetto di neutralità codificato in passato, tra
gli altri, da Grozio, Wolff, Vattel e poi ripreso da più parti nel cuore della
“guerra fredda”. Una sinistra sovranazionale che recupera la centralità del
diritto pubblico europeo come proprio fondamento nel determinare l’indirizzo
della propria politica.