CORTILI
APERTI
di
Angelo Gaccione
Milano. Balcone del Palazzo Belgioioso |
Queste
giornate dei “Cortili Aperti” sono divenute ormai canoniche qui a
Milano, un po' come l'apertura di musei, castelli, magioni nobiliari,
siti archeologici e beni del patrimonio culturale in genere, in ogni
parte d'Italia, visitabili gratuitamente in alcuni periodi dell'anno. Sabato 20 Maggio, a Milano era una calda, magnifica, giornata più che
primaverile ed era una di queste “giornate aperte” alla visita
dei cortili di alcune tra le più blasonate dimore altoborghesi e
nobiliari. Si trattava dei soli cortili per le case abitate, ma per
le case museo come ad esempio Bagatti-Valsecchi di via del Gesù,
palazzo Morando di via sant'Andrea, o il Poldi Pezzoli di via
Manzoni, si potevano vedere, pagando una quota contenuta, palazzi e
arredi, ambienti e collezioni. L'area compresa tra quella che oggi
viene definita “quadrilatero della moda” (un tempo oramai lontano
borgo delle arti e delle cospirazioni), offriva ben 9 possibilità:
palazzo Belgioioso, casa Bergamasco, casa Marchetti, casa Del Bono,
palazzo Morando, palazzo Borromeo D'Adda, palazzo Anguissola Antona,
casa museo Bagatti Valsecchi, palazzo Vidiserti. Alcuni di questi
luoghi li conosco a memoria e non so quante volte li ho visitati, di
altri ho anche scritto. Le vie che li contengono fanno parte della
mia mappa mentale per ovvi motivi e percorrerli è per me sempre una
grande emozione. Tra la via Manzoni e la via Montenapoleone questi
luoghi mitici hanno sede e hanno una forte presa sulla mia
immaginazione. Al numero 8 della via Manzoni è nato lo scrittore
Carlo Emilio Gadda nel 1893, come indica la lapide semisbiadita,
anche se è morto a Roma dove sono andato a fargli visita molti anni
fa, al cimitero acattolico, vicino alla Piramide Cestia di Porta San
Paolo. Al numero 29 c'è il Grand'Hotel et de Milan con la suite 105
dove Giuseppe Verdi morì nel 1901 e dove si conserva intatto
l'arredo, nella stessa disposizione del fatale, gelido gennaio di
quell'anno. Ho avuto la fortuna di poter visitare in privato quelle
stanze, qualche tempo fa, grazie alla liberalità della Direzione, di
esserne sufficientemente edotto ed infine omaggiato di un raffinato
volume stampato da Franco Maria Ricci, che attraverso gli ospiti più
illustri racconta un secolo di storia milanese. Avrei voluto
presentare il mio libro Milano
città narrata edito
dalla Meravigli, in uno dei saloni di quest'albergo, ma poi si optò
per la Galleria Vittorio Emanule II.
Milano. Cariatidi in via degli Omenoni |
Una
delle anguste traverse di via Manzoni conduce, attraverso via Morone,
alla casa dello scrittore de I
promessi sposi,
e la cui singolare facciata si apre sulla piazza Belgioioso dove c'è
l'omonimo imponente palazzo, ma sulla via Morone ci sono ora Casa
Bergamasco (al n. 2) e casa Marchetti (al n. 4). I cortili aperti di
questi palazzi, sobriamente neoclassici e dotati di colonne, sono
appartenuti a patrizi, a patrioti, a letterati. D'Azeglio che aveva
sposato la sfortunata figlia del Manzoni, abitava proprio di fronte
alla casa dell'augusto suocero. Un'altra traversa gronda anch'essa di
storia e di memorie, la via Bigli. Al numero 21 abitò la contessa
Clara Maffei, il cui celebre salotto accoglieva letterati, artisti,
musicisti, patrioti, cospiratori. Rivoluzionari che si battevano
ardentemente per l'indipendenza della patria dal dominio austriaco.
Questo stesso palazzo vide il soggiorno giovanile (dal1894 al 1900)
di Albert Einstein, a cui questa città fu sempre cara, e più
avanti, al numero 15, visse il poeta Eugenio Montale che vi morì nel
1981. Ma via Bigli è importante perché al numero 10 c'è palazzo
Vidiserti, dove il 18 marzo del 1848 i capi dell'insurrezione
stabilirono il loro quartier generale, per dare vita a quelle che
passeranno alla storia come le
eroiche
Cinque Giornate di Milano. L'uscita opposta affaccia sulla via
Montenapoleone, oggi dominata dal lusso sfacciato e dalle griffe di
stilisti e marchi di ogni genere. Un tempo quei palazzi videro altre
temperie ed altri scopi. Al numero 23, quasi a ridosso del quartier
generale, c'è la casa in cui visse tra il 1840 e il 1848, il più
acuto teorico della rivoluzione, Carlo Cattaneo.
Milano. Lapide commemorativa per Leopardi |
Ma
oggi chi se lo ricorda più? Le lapidi diventano via via illeggibili
e chi entra nei cortili di questi palazzi o percorre queste vie, è
più sedotto dalle merci esposte nelle vetrine scintillanti, dal
lusso e dalle Ferrari parcheggiate, che centinaia di telefonini
immortalano come totem divenuti trionfali, piuttosto che dalle
memorie patrie o letterarie. Segno dei tempi. Feticci di una
modernità avviata spensieratamente al suo declino.