LETTERA AL MINISTRO POLETTI
di Domenico Gatti
Il patriota e rivoluzionario milanese Carlo Cattaneo artefice delle Cinque Giornate di Milano |
La
lettera-sfogo al ministro Poletti che qui pubblichiamo, è stata scritta da un giovane
barese, uno dei tanti, troppi giovani laureati italiani, che hanno dovuto
lasciare la loro terra e portare la loro conoscenza, la loro capacità, il loro
sapere, altrove. Costretti perché delle classi dirigenti criminali (destra e
sinistra sono diventate la stessa merda), hanno pensato a se stesse e ai loro
clienti; si sono alleate con settori criminali e del malaffare, hanno
dissestato le economie (sperperi, opere mai finite, ruberie, concussioni,
assurde spese militari: 70 milioni di euro al giorno, indifferenza
al bene collettivo e alla buona amministrazione: 150 miliardi all’anno di
evasione fiscale, 100 miliardi all’anno
di corruzione, 200 miliardi all’anno
di economia criminale e mafiosa,
50 miliardi all’anno di evasione fiscale,
e non sappiamo a quanto ammonti il riciclaggio di danaro sporco). Una cifra
spaventosa che non scuote nessuna istituzione, non provoca nessun sussulto
popolare, mentre dovremmo, come la Milano del 1848 al tempo dell’occupazione
austriaca, creare comitati insurrezionali in ogni zona del Paese, preparare moti
popolari di liberazione e comitati di salute pubblica. Dobbiamo smetterla con
le lamentele e la fuga all’estero. Le giovani generazioni sono chiamate al
compito doloroso ma necessario di questa liberazione da attuare al più presto.
Devono ribellarsi con noi non più giovani al loro fianco. Sono nostri figli e
nostri nipoti. Occorre un atto di orgoglio e di consapevolezza per salvare quel
che resta della nostra umiliata Patria, del nostro colto bellissimo Paese, ogni
giorno di più mortificato e vilipeso. Sono milioni i cittadini italiani
indignati. Milioni che se si ribellano, se insorgono, non potranno più essere
tacciati di teppismo e violenza, milioni di uomini e donne che insorgono
diventano immediatamente agli occhi di tutti veri patrioti, nuovi resistenti di
un Paese che ha una storia di cultura e di sapere millenaria, che vuole
impedirne la completa rovina, che vuole cambiare l’infame destino a cui le generazioni future sono state condannate. (A.G.)
Il pingue ministro del Lavoro Poletti esponente del Partito Democratico |
“Sig.
perito agrario Poletti (eh sì, in un Paese che richiede la laurea anche per servire
caffè in un bar, lei è l’ennesimo caso di non laureato che raggiunge vertici di
rappresentanza delle istituzioni e stipendi pazzeschi), ho dato un’occhiata al
suo curriculum e le garantisco che lei non verrebbe assunto neanche
all’Arlington Hotel della mia Dublino a servire colazioni come io, giovane
avvocato laureatomi in Italia, ho fatto per pagare le spese di sopravvivenza in
un Paese straniero che mi ha dato una possibilità che il Suo Paese mi ha
negato. Lei, ministro del lavoro, il lavoro non sa neanche cosa sia, lei che
non ha lavorato neanche un giorno della sua vita (il suo curriculum parla
chiaro). Lei, che si rallegra di non avere tra i piedi gente come me, non ha la
più pallida idea di quanto lei sia un miracolato. Lei non sa, perito agrario
Poletti, che dietro ogni ragazzo che si trasferisce all’estero, ci sono una
madre e un padre che piangono quotidianamente
la mancanza del figlio, c’è una sorella
da vedere solo un paio di volte all’anno, degli amici da vedere solo su “faccettine” e i cui figli probabilmente
non ti riconosceranno mai come “zio”, c’è una sofferenza lancinante con la
quale ci si abitua a convivere e che diventa poi quasi naturale e parte del tuo
benessere-malessere quotidiano.
Il suo, perito agrario
Poletti, è un paese morto, finito, senza presente né tanto meno futuro e lo è
anche per colpa sua e di chi l’ha preceduto. Chi è lei per parlare a noi, figli
e fratelli d’Italia residenti all’estero, con arroganza, con spocchia, con
offese e mancando del più basilare rispetto che il suo status di persona, oltre
al suo status di ministro, richiederebbe?! O forse pensa che le sue pensioni
d’oro, i suoi stipendi da favola possano consentirle tutto questo nei confronti
di ragazzi, in molti casi più titolati, preparati e competenti di lei? Ha mai
provato a sostenere un colloquio in inglese? Ha mai scoperto quanto bello, duro
e difficile sia conoscere tre lingue e lavorare in realtà multiculturali? Ha
mai avuto la sensazione di sentirsi impotente quando le parlano in una lingua
che non è sua e ha difficoltà a comprenderla al 100%? Questo lei, perito
agrario Poletti, non lo sa e non lo saprà mai. È per questo che il suo ego le permette di offendere
100.000 ragazze e ragazzi che l’unica cosa che condividono con lei è la
cittadinanza italiana.
Lei è l’emblema di una
classe politica e partitica totalmente sconnessa con la realtà, totalmente
avulsa dal tessuto sociale che le porcate sue e dei suoi amici “compagni” hanno
contribuito a generare. Io, e gli altri 99.999 ragazzi che siamo scappati
all’estero dovremmo essere un problema che dovrebbe toglierle il sonno, lei
dovrebbe fare in modo che questa gente possa tornare a casa, creare condizioni
di lavoro e di stabilità economica che possano permettere a 100.000 mamme di
non piangere più per la lontananza dei figli.
Lei, perito agrario
Poletti, padre dei voucher e del precariato, è il colpevole di questo esodo
epocale e quasi senza precedenti di questa gente che lei vorrebbe fuori dalle
palle.
Si sciacqui la bocca,
perito agrario Poletti, prima di parlare di gente che parla più lingue di lei,
che ha avuto il coraggio di non accontentarsi, e di cercare altrove ciò che uno
stato che fa davvero lo stato avrebbe dovuto garantire al proprio interno. E si
tolga rapidamente dai coglioni per favore, prima lo farà e prima questo paese,
visto dalla fredda e super accogliente Irlanda, sembrerà più bello e gentile.
Firmato da uno di quelli
che lei vorrebbe fuori dalle palle”.
[Dedicato ai Paraculi,
figli di Papà e porta borse della Politica italiana.]