Ilaria Guidantoni
Ilaria Guidantoni (Foto: Rino Bianchi) |
“Non leggevo mai scrittrici donne, poi un giorno sono
stata ‘ingannata’… finché, ironia della sorte, non sono diventata io una
scrittrice, donna che parla di donne… ma solo agli uomini. Mi è rimasto questo vezzo”.
Così gli dissi mentre lasciai scendere il tè fumante nella tazza.
Non riuscivo a staccargli
gli occhi di dosso e facevo finta così di ostentare sicurezza, come una donna
di mondo può fare, incurante del fascino maschile, troppo abituata ad essere corteggiata
e desiderata. Speravo non si accorgesse della mia emozione.
“Chi può mai aver
ingannato una donna come te?”
“Come sono… cos’è una
donna come me?” Gli risposi infastidita. Lo ero davvero. Mi sembrava una
domanda retorica ammiccante, un po’ scontata a dire il vero.
“L’autore che ho deciso
di tradurre, Karim Majid era in realtà una donna che aveva deciso di pubblicare
il suo libro sotto mentite spoglie perché nel suo paese non le sarebbe stato
permesso altrimenti; tanto meno il soggetto che aveva scelto. Dopo una prima
delusione, cocente, quello scrittore affascinante in realtà non era che il
marito della vera autrice, nonché il suo editore che si era innamorato di lei
leggendola - solo ora capisco perché - mi si è aperto un altro mondo.
All’inizio c’è stata molta rabbia. Mi era sembrato avesse con me un’intesa
particolare, una vera sintonia e ci siamo anche visti un paio di volte.”
“Ti ha ingannata o ti eri
illusa disegnando una storia che era solo nella tua testa?”
“Non posso dire che sia stato scorretto, forse
era solo il suo modo per attirare l’attenzione della stampa estera sul libro
della moglie. Io ero convinta di intervistare un nuovo talento.”
“Il talento in effetti
c’era o no?”
“A maggior ragione quando
ho conosciuto la storia di Nedjma… ma nella mia testa mi ero costruita un
personaggio e ora Il sapore della terra
straniera aveva tutto un altro gusto. Era quello di stare in un territorio
sessualmente altro: la terra straniera dell’autrice era il proprio villaggio
nei panni di un uomo. E anch’io stavo affrontando un nuovo viaggio, mio
malgrado.”
“Magari più affascinante
del previsto…”
“Ci ho messo un po’ per
digerire il cambio d’itinerario. Davvero è stato come dover cambiare sesso in
qualche modo.”
Ride. “Tu hai dovuto
cambiare sesso?”
“No. È che sono stata
spinta a guardare il mondo attraverso i pantaloni indossati da una donna ed è
successo qualcosa che non immaginavo.”
“Così sconcertante? Non
capisco che cosa ti turbi tanto? La storia della protagonista o la tua
reazione, il fatto che sei stata affascinata da una sensibilità pensando che
fosse un uomo e invece…?”
“Un po’ tutte e due le
cose…”, risposi mentendo.
“Ma certamente più la
prima cosa” continuai come per correggermi e sentii quanto ero goffa nel pronunciare
quella parola, così banale, inappropriata, “cosa”.
“Non ne vuoi parlare?”
“La forza e la capacità
al femminile sono state per me una rivelazione inaspettata. Scoprivo che le
donne sono concrete, pratiche, dotate di coraggio, incuranti quando credono in
qualcosa dell’opinione degli altri e pronte a rischiare sapendo di poter
perdere tutto per non rinunciare all’emozione. Tutte qualità che pensavo
fossero maschili. Forse di uomini inesistenti e idealizzati. Stai pensando che
sono idiota…”
“No, sto pensando che
devi essere una persona capace di innamorarti profondamente, che credi ancora
alle fiabe.”
“Purtroppo non più.
Peccato. Per certi versi non avrei mai voluto scoprire la verità. Avrei
preferito continuare a credere che quelle pagine uscissero dalla penna di
Karim, una persona in carne ossa, non un personaggio, un uomo del quale
innamorarsi per davvero…”
“E invece ti sei accorta
di essere stata affascinata da una donna.”
“Ed è davvero in gamba
Nejma, visto che è riuscita a far innamorare Karim, che si è dimostrato
coraggioso, che ha sfidato le convenzioni trattando un argomento scabroso e
scomodo in quel momento, in quel contesto. Karim si è messo in disparte poi
lasciando all’autrice il successo… comunque non so perché ma ormai riesco a
leggere solo voci femminili.”
“E fai bene visto che il
tuo Karim non era che un coureur des
jupes, troppo narcisista per amare e, al di là della sua cultura impegnata
sbandierata, meno in gamba di quanto tu possa credere. Certo acuto…ha fiutato
il successo e ha suggerito l’idea del camouflage.
Sposarla è stato un affare ma ha continuato a tradirla con donne che potevano
offrirgli opportunità tutt’altro che impegnate. Così ha tentato con te… Certo
tu non eri il genere avventura ma riservavi per lui altre sorprese, anche
quella inaspettata dell’onestà. Così è stato costretto a mettersi a nudo,
pensando di far colpo ma non è bastato.”
“Questo è il tuo nuovo
romanzo.”
“No è la realtà. Lo
conosco molto bene.”
Ho improvvisamente freddo
e non riesco a dissimulare il mio imbarazzo e la mia nuova sconfitta. Verso
ancora del tè questa volta per me.
Jean-Philippe mi sfiora i
capelli, quasi distrattamente, con un misto di tenerezza e di complicità:
“Karim comunque mi ha fatto un regalo. C’è nel fondo di ognuno qualcosa di buono,
in questo caso suo malgrado. Sono qui per i tuoi occhi e sarà la prima volta
che leggerò una donna.”
Guardo fuori le luci del
Natale, sommersa dalla nostalgia dell’infanzia: vorrei credere ancora a Babbo
Natale.
[Racconto riscritto per i lettori di “Odissea”,
dall’originale pubblicato nella raccolta Come
i miei occhi da un incipit di Gabriella Genisi, ed. L’Erudita]