IL LIRISMO ANCESTRALE DI LILIAN RITA CALLEGARI
di
Laura Margherita Volante
Lilian Rita Callegari davanti ad un suo quadro |
Lilian vive da molti anni a
Pesaro, dove ha insegnato e svolge la sua feconda attività artistica. La sua famiglia
di origine viene da una ricca esperienza creativa. Il padre fu tra i primi in
Venezuela a realizzare laboratori con impianti luminosi, che furono collocati
nei grattacieli di Caracas. E proprio da questa esperienza paterna che nasce il
suo amore per l’arte. Ha studiato in Venezuela e in Italia, e in particolare a Urbino,
per cui in Lilian convivono due colture, una Sudamericana e una Italiana,
complementari fra di loro. Le prime opere realizzate sono in una forma
pittorica legata al vero. Ha amato i pittori impressionisti e post-impressionisti,
realizzando mostre in tutto il mondo e dedicandosi tuttora alle incisioni in
omaggio al Venezuela. L’artista, nella sua opera dal titolo Lettera
Scarlatta, intende comunicare che ogni autore, attraverso il proprio
linguaggio espressivo, fa un atto di denuncia verso i mali della società. Per lei
la pittura, la scultura o qualsiasi altra forma d’arte, è un avvertimento al
mondo per la salvaguardia della natura, perché essa è vita.
Andando in
Sudamerica dai popoli autoctoni si può scoprire come il senso del rispetto, verso
i quattro elementi naturali: acqua, fuoco, aria e terra, sia fondamentale, in
quanto considerati linfe di vita. Non a caso la Biennale è intitolata Viva Arte Viva e quindi anche per questa
motivazione la sua esperienza l’ha portata ad amare sempre la Natura come nutrice
di vitalità. Sin da piccola viene introdotta all’uso del colore dal nonno, dal
padre e dallo zio, specialisti in arte grafica di grandi dimensioni, affissi ai
grattacieli di Caracas. Lilian arriva in Italia adolescente per stabilirsi con
la famiglia a Roma, vicino a uno zio architetto e pittore che abitava poco
distante dall’Accademia di Belle Arti, dove si trovava la nota libreria “Al
Ferro di Cavallo”, che promuoveva le avanguardie letterarie e artistiche, come
fiore all’occhiello della cultura e arte contemporanee. Conobbe così già in età
adolescenziale poeti e scrittori quali Ungaretti, Sinisgalli, Pound, Pasolini
ma anche artisti visivi come Burri, Afro, Schifano, Festa, Mastroianni e
Rotella che frequentavano lo studio romano dello zio, vedendoli usare spatole e
pennelli. Collabora anche con riviste e periodici come scrittrice. In seguito
si laurea in Lingue e Letterature Moderne e Contemporanee all’Università di
Urbino, studia scienze grafologiche, consegue le lauree in Pittura e in
Scenografia all’Accademia delle Belle Arti e insegna Arte della Moda e del
Costume all’I.S.A. Ferruccio Mengaroni di Pesaro.
Di indole originale e
poliedrica, si dedica alla pittura e alle molteplici forme espressive che spaziano
non solo dal costume alla scenografia teatrale, ma anche dalla ceramica all’incisione
e dall’oreficeria alla scultura. Chiamata “La pintora de los caballos” (la
pittrice dei cavalli), le viene tra l’altro commissionato dall’Ippodromo di
Caracas un dipinto di notevoli dimensioni raffigurante una corsa con fantini,
dal quale emergono, con forza e plasticità, l’eleganza dei cavalli. Tra l’altro
il padre è stato proprietario del famoso campione di galoppo Ribot. La sua
pittura è complessa, profonda, ricercata e raffinata, la cui poetica
intimamente legata al Sudamerica, soprattutto nell’esplorazione della cultura
precolombiana, la conduce in ultimo all’astrazione kandinskyana. La sua estrema
sensibilità unità all’esperienza personale, mossa attraverso culture così
diverse, trascende sul piano dello spirito con l’uso di cromie innovative.
L’ancestrale armonia di luci e di colori delle sue opere sfumano con incisività
dal viola al verde smeraldo, dalla terra di Siena al rosso vivo e vibrante
della passione, in una danza malinconica e melodiosa. Il percorso artistico si
accosta all’astrazione lirica e informale contemporanea. Il suo è un racconto
epico per la forza dei contrasti accesi e contraddittori, fino ad arrivare ad
una pittura simbolista, non mancando l’ispirazione esoterica. La sua pennellata
sembra entrare in un dinamismo cosmico e onirico in un grido liberatorio,
permeato di ogni elemento naturale. La dicotomia pittorica si risolve verso la
realizzazione di fusione tra pittura e scultura, la cui evoluzione è la
metamorfosi ideale del suo mondo interiore, come rappresentazione della realtà
complessa, fra incertezza e indeterminazione.