Gandhi,
Fornari e la “Psicanalisi della guerra atomica”
“Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo” questa frase di Gandhi, col
senno di poi e senza compiacimento alcuno, porrebbe, a mio parere, un’altra
domanda. Può esserci un cambiamento totale, vero, se non sei completamento
libero? Infatti una parte di te, la tua violenza, non la deleghi,
consapevole o no, allo Stato, con riferimento alla situazione dell’oggi? E
allora, per cambiare, non devi prima riprendertela e magari sentirtene
responsabile proprio come avviene all’ interno dello stesso Stato, dove, se
uccidessi, saresti punito? E il non uso della violenza, tuo e di altri
cittadini che hanno capito che fare guerre oggi è più che mai deleterio, non
salverebbe lo Stato medesimo da una possibile distruzione insieme all’ambiente?
Ecco
la necessità di questo atteggiamento e di questa libertà piena, di scelta, per
creare una situazione in cui l’uomo conti insieme alla natura di cui è parte, possa
costruire strade nuove con il fine di salvaguardare anche le generazioni future
e vivere una vita senza confronti armati e senza furbastrerie nei riguardi
degli altri, riconoscendoci finalmente in una posizione comune sul pianeta terra
che noi abitiamo. La nostra arroganza umana ma statuale, dimentica che un virus
infinitesimale ha colpito e ucciso milioni di persone di tutti i Paesi e
siamo qui a dirci che “io” sono migliore di te, sono più ricco (avendo magari “rubato”
prima le tue ricchezze, in vari modi), senza una apertura mentale che si
ricolleghi, in caso di guerra, ad una potenziale sparizione di milioni se non miliardi di persone,
compreso gli
uomini e le donne dei Paesi belligeranti. Lo ricordino e anche, facciamolo
ricordare, ai nostri responsabili, cui abbiamo dato la delega di agire anche in
quel senso.
Una
precisazione doverosa. Con la domanda in apertura non ho inteso minimamente
sminuire la grandezza di Gandhi che comunque ha centrato l’obiettivo contenuto nella
sua frase. Avendo, il sottoscritto, utilizzato tesi desunte dal libro, citato
sopra, di Franco Fornari, auspicherei un apprezzamento dello stesso per il suo
impegno pacifista di alto livello: umano soprattutto.
Giuseppe
Bruzzone
(Obiettore
di coscienza anni 1966-1968)