IL NUOVO LIBRO DI RUSSO
di
Vincenzo Cutolo*
Cataldo Russo |
Un romanzo
adatto anche ad essere trasposto cinematograficamente.
Anche in questo suo ultimo romanzo (Il
pescatore che tumulava le ossa, Prospero editore- luglio 2020) Cataldo
Russo intitola i capitoli con proverbi popolari della Calabria. Qualche
esempio: “Quannu ‘a resa du cuntu s’avvicina, ‘u sangu ‘nda li veni si fa
focu”; “Si ti fai pecura, ‘u lupu prestu ti mangia”; “Se ‘a verità vo’
scoprire, va’ druvu ‘mpera ‘a minzogna”.
È una tecnica letteraria che lo
scrittore aveva già usato nel suo precedente romanzo All’Inferno con ritorno
(Guida editore 2014), col quale quest’ultimo libro ha in comune - quale
ulteriore elemento - anche l’incontro fra due mondi diversi.
All’Inferno con ritorno narrava, infatti, una storia di
emigrazione vissuta tra l’Argentina e l’Italia. Quest’ultimo romanzo narra,
invece, una storia che tratta di immigrazione clandestina e pone a confronto
vicende relative sia all’Italia che al mondo arabo-musulmano.
Il pescatore protagonista del libro è
Mario Zumpano, una persona onesta, di sani principi, di buon cuore, che
manifesta in svariate occasioni la sua profonda umanità e il suo amore per la
giustizia e la vita (in alcune pagine lo troviamo intento a dare sepoltura ai
cadaveri di ignoti africani, morti annegati in mare).
Egli vive in Calabria la sua sofferta
vicenda. E nella natia Calabria è violentemente investito dai terribili eventi,
problematici e gravi, che oggi segnano quella bella regione del nostro Sud: la
delinquenza organizzata, il malaffare, l’ingiustizia, la violenza
prevaricatrice, l’immigrazione clandestina, il “business” che da questa ricava
una tentacolare rete di corruzione.
Verso l’immigrazione dall’Africa Mario
ha una visione umana, equilibrata: è favorevole all’integrazione e
all’accoglienza, lotta per i diritti di tutti gli esseri umani, auspica
l’eliminazione dello sfruttamento nel lavoro (che mortifica gli immigrati e fa
crescere l’intolleranza e il razzismo).
Il giovane si innamora con immediata
naturalezza di un’immigrata clandestina libica, Jamila, “colpito dai suoi occhi
intensi e dai suoi lineamenti delicati”.
In una bella pagina del libro egli dirà
di Jamila: “Di lei mi avevano colpito la sofferenza degli occhi e la dignità…
Una dignità che mi ricordava regine di terre lontane. Era povera, ma dignitosa,
come solo chi attraversa grandi tragedie sa essere”.
In terra calabra Jamila è obiettivo e
bersaglio del più bieco razzismo: alcuni giovani italiani, spregevoli, accecati
dall’odio contro gli stranieri, arrivano addirittura a umiliarla orinandole
addosso! Ma Jamila è forte; resiste alle avversità della vita. Nel suo “viaggio
della disperazione” ha perduto in mare il marito e un figlio. Tuttavia, grazie
all’amore di Mario, ricompone una famiglia di cui faranno parte anche il
bambino Moses (un trovatello scampato a un naufragio di clandestini e adottato
dai due protagonisti del libro) e l’adolescente Nadir (l’altro figlio di
Jamila, venuto anche lui in Italia dopo la morte del nonno).
Questo libro di Cataldo Russo non è
solo la narrazione di una toccante storia d’amore. Esso è anche testimonianza
letteraria di una forte denuncia politica: quella di una società in cui
prevalgono ancora l’illegalità, la violenza, la ‘ndrangheta e alcuni poteri
corrotti (ahimè!) del nostro Stato.
Mario e la sua famiglia sono presi,
come altri onesti, nel vortice violento di tale società squilibrata (una
società che assomiglia sempre più a un “mare incollerito, le cui onde
gareggiano in altezza con le vette dei monti”; un mare le cui onde sembrano
“scalciare come cavalli imbizzarriti”).
Il pescatore Mario, costretto a vivere
quotidiani soprusi, intimidazioni e minacce, vi si oppone con coraggio e forza.
Tuttavia, il Male, in Calabria, ha radici profonde, come lo scrittore ricorda.
Da Calabrese, Cataldo Russo fa anche
dichiarare a un suo personaggio: “Noi Calabresi, piuttosto che dividere la
speranza con alti, preferiamo dormire in compagnia della disperazione”. E, in
un’altra amara pagina, aggiunge: “La vita è stata ridotta a una merce di
scambio… niente altro che un’appendice”.
Tuttavia, una soluzione c’è, ammonisce
lo scrittore: “La malapianta della ‘ndrangheta non si estirpa con le leggi
speciali o il carcere duro, ma dando una prospettiva ai giovani”. Una prospettiva
e una speranza fondate su esempi sani, aggiungerei io…
Chi sperasse di trovare, in questo
romanzo, approfondite analisi psicologiche dei personaggi (come nei libri, ad
esempio, di Michele Prisco o di Henry James) resterà certamente deluso. Cataldo
Russo ha, infatti, costruito la sua ultima opera dando prevalenza soprattutto
ai dialoghi (ulteriormente rivelando, in tal modo, una sua peculiare passione
per la scrittura teatrale).
Personalmente, in
codesta tecnica letteraria io riscontro anche un linguaggio peculiare del
cinema: essenziale, moderno immediato. Chissà che qualche regista non pensi di
trasporre cinematograficamente questo interessante libro di Russo: un bel film
coraggioso, di forte impegno civile!
[*critico e commediografo]
La copertina del libro |
Cataldo Russo
Il pescatore che tumulava le ossa
Prospero Editore, 2020
Pagg. 276 € 15,00