di
Franco Astengo
Evitando
con chiarezza commistioni con coloro che l’anno scorso di questi tempi dal
palco di comizi balneari reclamavano “i pieni poteri” è necessario che
l’eventualità di una prosecuzione fino alla fine dell’anno dello stato di
emergenza sanitaria sia sottoposta a una attenta analisi di ordine
costituzionale e politico. Problemi d’ordine costituzionale erano già presenti
durante la prima fase contraddistinta da uno stretto lockdown.
Prima
di tutto il governo non può considerarsi messo al riparo dal voto del
parlamento perché in gestione emergenziale è sfuggito regolarmente al
confronto, come ha fatto ripetutamente il presidente del Consiglio derubricando
le sue presenze alle Camere da “comunicazione” a “informativa”.
C’è
da considerare, inoltre, che ci troviamo di fronte a una doppia scadenza
elettorale riunificata in unico election day: scelta inopinata che
presenta essa stessa risvolti di carattere costituzionale nell’accorpamento
arbitrario di turni elettorali di rango diverso. Una forzatura, per usare un
linguaggio benevolo, che mostra nodi intricati sul piano della legalità
costituzionale che toccherà alla suprema corte sciogliere. Nell’eventualità
dello svolgimento nella stessa giornata delle due competizioni, quella
amministrativa- regionale e quella referendaria, dovranno essere poste garanzie
ben precise circa l’utilizzo di tutti gli strumenti di comunicazione di massa,
a partire dalla televisione al riguardo dell’uso della quale in materia di
presenze elettorali deve essere richiesto il ripristino della par condicio.
Si
dovrà vigilare per evitare eccessive presenze televisive “en solitaire”
da parte del presidente del consiglio, vero invasore del teleschermo nel
periodo del più severo restringimento sociale. Il presidente del Consiglio è -
surrettiziamente - esponente del partito proponente di quel taglio nel numero
dei parlamentari che sarà sottoposto - appunto - al vaglio dell’elettorato. La
presenza del presidente del consiglio in televisione dovrà essere regolata (e
vigilata) attorno a temi di strettissima natura istituzionale.
Così
come andrà aperta una riflessione, a livello parlamentare, sull’uso smodato dei
dpcm: strumento che consente di saltare a piè pari il Parlamento.
In
questo caso è necessario sia fissato preventivamente un dibattito in entrambe
le aule dei due rami del parlamento perché la prosecuzione dello stato
d’emergenza sia sottoposta anche ad un voto dopo che senatori e deputati
avranno ascoltato le motivazioni per le quali il Governo intende adottare il
provvedimento. Inoltre, in una circostanza eccezionale come questa, dovrebbe
toccare al Parlamento, tramite la votazione su di un documento di indirizzo,
fissare modalità e termini entro i quali potrà essere emanati decreti in
materia di emergenza sanitaria.
Occorre
un’iniziativa di deciso contrasto all’eventualità di mera prosecuzione
dell’iniziativa di straordinarietà nella funzione di governo così come questa
era stata realizzata nei mesi da febbraio ad aprile 2020.
È
necessaria una forte mobilitazione in difesa della democrazia costituzionale
repubblicana, mai così in pericolo come in questo momento nei suoi cardini
fondamentali. Il Coordinamento per la democrazia costituzionale è chiamato a
rivolgere un appello ai parlamentari sensibili a questi temi perché si
sviluppino iniziative conseguenti in sede di Camera, Senato, istituzioni
locali, mezzi di comunicazione di massa, mobilitazione sociale.