INCONTRI
Conversazione
con la poeta Gabriella Galzio.
Gabriella Galzio |
In occasione dell’uscita del suo nuovo libro Voglia di partire presso Moretti & Vitali.
ODISSEA:
Un libro
di viaggio, questa volta. Un viaggio che appare al lettore come una sorta di
iniziazione, un viaggio per ritrovare l’essenza più profonda del proprio sé.
GALZIO:
Sì, dopo
tanti libri di poesia, stavolta un libro di narrativa, un libro per viaggiare. Voglia
di partire è una narrazione che si colloca, per un suo coté, senz’altro
nella letteratura di viaggio, ma più intimamente, si rivela romanzo di
formazione dalla giovinezza all’età adulta, allude infatti al duplice viaggio,
nel mondo e nella segreta alchimia della psiche; è infatti la storia di un
viaggio di iniziazione dell’anima, fatalmente attratta in direzione sud-est,
attraverso luoghi reali o trasfigurati nell’arco di una vita.
C’è anche chi ha riconosciuto che questo è un libro profondamente junghiano,
perché partire per la propria avventura esistenziale è - per dirla con Jung -
vivere il proprio processo d’individuazione, scoprire chi siamo nel profondo… -
per dirla con Hillman - è seguire il destino della propria anima e l’oscuro
richiamo dell’eros che è la via principe all’inconscio.
Gabriella Galzio durante
un incontro al "Salotto"
ODISSEA: Un viaggio per luoghi,
per tanti luoghi, eppure nessuno di essi è scelto a caso; sono luoghi concreti
ma, altresì, legati ad una personale ed intellettuale mitologia…
GALZIO: Se seguiamo il filo hillmaniano, questa
personale mitopoiesi è irraggiata da un’energia archetipica, nel senso che la
realtà è vista in trasparenza dei suoi archetipi; così l’archetipo centrale di
questa narrazione - quello di Afrodite e dei tanti altri nomi che la mitologia
ci suggerisce, Kypris, Ishtar, Astarte… - accende la vita della protagonista nel
suo rabdomantico pellegrinaggio attraverso i luoghi della Dea; da Venezia che a
Venere deve il suo nome, a Portovenere, a Corinto e via via in questo viaggio a
sud-est fino a Cipro che a Cipride Regina - per dirla con Empedocle - deve la
sua celeberrima spiaggia Petra tou Romiou, ritratta in prima di copertina, dove
il mito vuole sia approdata Afrodite.
Gabriella Galzio durante un incontro al "Salotto" |
ODISSEA:
“Se la nostra vita è vagabonda, la nostra memoria è
sedentaria”, ha scritto Proust.
Una memoria sedentaria per poter scrivere di una vita vagabonda.
GALZIO: Anche in epigrafe alla
prima parte del libro è riportato da un breviario per nomadi un antico
proverbio tuareg che dice: “Quando arrivi, siediti e aspetta che
l’anima ti raggiunga”. E dunque bisogna sedersi perché anche la memoria
proustiana si rianimi. Ed effettivamente c’è voluto ancora del tempo dopo la
conclusione del viaggio, una certa distanza emotiva dai vissuti, prima di veder
affiorare il libro nella sua unitarietà. È stato necessario afferrare il senso
più profondo di quella mia destinazione a sud-est non soltanto geografica, ma
simbolica, “destinale”, una discesa nei sensi come segnala la
titolazione dell’interna navigazione verso l’integrazione dell’eros nella vita
della protagonista.
Gabriella Galzio
durante un incontro letterario
ODISSEA:
Caelum, non animum
mutant qui trans mare currunt. Questa frase delle Epistole di Orazio mi è risuonata
più volte nella mente mentre leggevo il tuo libro, e ho potuto verificare come
invece mutava via via l’essenza: l’animo profondo della protagonista che solca
mari sotto nuovi cieli.
GALZIO:
Se posso
tradurre: “Non mutano il loro animo, ma solo il cielo coloro che attraversano il
mare”. Ebbene l’aforisma delle Epistole è inteso nel senso che nessuno
può sfuggire a sé stesso, ché non basta un viaggio d’oltremare… ma qui è
esattamente l’opposto, perché la protagonista non può sfuggire al destino che
la invita proprio a mettersi in viaggio, che la chiama alla metamorfosi nei
tanti luoghi di morte e rinascita che incontra nel suo passaggio. I grandi viaggi, quelli che
urgono a partire da dentro, producono trasformazioni silenziose, riservano
prodigiose alchimie.
durante un incontro letterario
ODISSEA:
L’elemento
primigenio di questi approdi senza avventure - perché è il viaggio stesso a
costituire l’unica, vera, straordinaria avventura - è l’acqua. Elemento
liquido, “grembo materno”, madre. Non è affatto un caso che i sostantivi mère
e mer abbiano nella lingua francese lo stesso suono e quasi le stesse
lettere. Il mare è dominante come lo sono le isole, quasi universi conchiusi,
separati. Dall’acqua è nata la vita e dal mare sono nati il simbolo della
bellezza e dell’eros intorno a cui il tuo libro ruota e si innerva.
GALZIO: In poesia ho esordito con
Fondali, una plaquette stampata su un’azzurrina carta d’alghe, con una
immagine di copertina tratta da Lucemare di Giorgio Lotti, che in
incipit porta una frase di Jung: “La via dell’anima che cerca il padre perduto,
come Sophia cerca Bythos, porta perciò all’acqua, a quell’oscuro specchio che
poggia sul fondo”. Credo negli anni di non essermi mai mossa da lì. Nei tanti
momenti di metamorfosi lì c’è qualcosa di essenziale. E non è un caso che le
poesie di quella prima plaquette siano state sprigionate mesi dopo il mio
periplo in solitaria dell’isola di Linosa durante il quale pure nacque il lungo
racconto “I luoghi della muta” contenuto in Voglia di partire. L’alto
mare e la potenza del vulcano rimangono per me i grandi luoghi sacri della
terra.
ODISSEA: È una scrittura in prosa,
questa, che si serve di molti elementi culturali: filosofico-mitologici,
psicologico-rituali, politici in senso lato e così via. Ma non perde di vista mai,
nella visionarietà e nella sensorialità, il suo substrato poetico. Uno
splendido perfetto equilibrio.
GALZIO:
È vero
che il retroterra culturale di questa scrittura trapassa le discipline, da
quelle più propriamente letterarie alle scienze umane, come la psicologia
analitica, l’antropologia culturale o la storia delle civiltà; e che attinge a
fonti letterarie ed extraletterarie così come il flusso della vita suggerisce,
nelle tante gradazioni che vanno dai momenti più lirici, a quelli più
speculativi e anche con qualche concessione alla saggistica.
Dal punto di vista della struttura del libro, quel viaggio a sud-est si è rivelato
la narrazione che ha raccordato tutti i singoli racconti di viaggio in sé
autonomi in un macrotesto come l’avrebbe chiamato Cesare Segre.
Ma prima ancora rimango poeta. Sentire e vedere sono i verbi della poesia,
altrove ho scritto musica e visione. E certamente questa sinestesia rimane
anche nella narrazione di questo libro che discretamente trapassa i generi,
dalla prosa alla poesia in prosa, alla prosa poetica o “prosa immaginale”, alla
poesia.
Vorrei
aggiungere ancora una nota di ringraziamento a Carla Stroppa e Marta Tibaldi che
dirigono la Collana Amore e Psiche della Moretti&Vitali. A questa Collana,
infatti, sono particolarmente affezionata perché qui ho scoperto autori e tratto
letture che per me sono state orientative, come Oltre l’umanismo di
James Hillman o La rinascita di Afrodite di Ginette Paris, che hanno
contribuito alla mia formazione junghiana-hillmaniana, nel senso di quella
psicologia archetipica che mi ha aiutato a vivere e ispirato a scrivere. E
dunque sono intimamente contenta che questo libro abbia trovato la strada di
casa.
La copertina del libro |
Voglia di partire
Moretti & Vitali Ed. 2021
Pagg. 160 € 12,00
Per richieste:
info@morettievitali.it