UN TRENO VERSO IL NULLA di Adam Vaccaro
Claudio Zanini
Cercare
di uscire beneficamente dal fiume prevalente di narratività perimetrate da
vicende solo personali, per ritrovare esperienze emozionali e conoscitive, entro
scenari collettivi e storici. Sono orizzonti che implicano misure con la
complessità del contesto storicosociale, con visione e pensiero critico, capaci
di dare corpo a realtà e immaginazione, come ad esempio nella realtà parallela de L’Uomo senza qualità di Musil.
Questo libro di Claudio Zanini ci offre
la narrazione di uno spazio e un tempo che reinventa un mondo, quello in cui
viviamo, attraverso vicende di un Paese non precisamente denominato, ma immaginabile:
un percorso nell’ignoto del noto che arricchisce la nostra capacità di virtude e conoscenza, di cui abbiamo
enorme bisogno, qui e ora, e che la letteratura migliore ci dona, col suo
linguaggio che va oltre tutti gli altri linguaggi. È ciò che per me corrisponde
a un’idea ampia di poesia, che - come già per G. Vico - può trovare corpo, oltre
che in versi tradizionali o liberi, in forme, linguaggi e discipline altre, se
vi agisce la tensione alla totalità, del soggetto e del mondo in cui vive.
La sapiente tessitura si svolge principalmente
su un treno che attraversa territori di un Paese, di cui vengono indicate la
capitale (Aquitania) e altre città (Sinis, Malina, Lavinia), tra cui Quorum,
città sotto assedio ed epicentro di un complesso conflitto tra fazioni di una orrenda
guerra civile. Nomi europei e collocazione geografica che fa pensare al Nord
Africa, visto che tra le regioni e ragioni del conflitto c’è un’area
petrolifera, su cui ruotano sia le fazioni interne, sia famelici interessi e
capitali internazionali.
Ma ogni nome è qui evocativo di sensi
che vanno oltre, a cominciare dalla voce narrante, Zeit, che in tedesco vuol
dire tempo, e dell’altro personaggio,
signorina Raum, che corrisponde a spazio.
Tra loro si sviluppa una storia d’amore, di cui sono evidenti i sensi simbolici.
Zeit è un professore, ex militare e
studioso di Machiavelli, di cui evidenzia il pensiero critico, prezioso anche per
la realtà contemporanea. Zeit accetta di farsi latore di un messaggio segreto
da consegnare al generale Maslo, massimo referente della fazione che - in
contrasto con quelle più antidemocratiche e retrive - vorrebbe unirsi alle
forze popolari e rivoluzionarie, con la propria roccaforte in Quorum. A tale
fine intraprende il viaggio su un treno, teatro di vicende orribili di cui è spettatore
e man mano coinvolto protagonista.
Il libro è il viaggio su tale treno
“lanciato nel rapido imbrunire” (p.7), che disegna quindi sin dall’inizio uno
scenario metaforico che va verso la notte, per finire tra binari rivolti al
cielo. E la sua corsa è sempre più segnata da orrori, violenze e follie di un
orizzonte insensato, in cui domina il potere della finanza mondiale e il suo
“pensiero unico che ha la necessità fisiologica di …falsificare la realtà e
diffondere false informazioni e ben orchestrate campagne di calunnioso
discredito”, al fine “di costituirsi un nemico onde crearsi un’identità ch
giustifichi la sua stessa esistenza.” (p.155)
È un pensiero unico che si sostanzia in
una ideologia negatrice della “diversità inviolabile dell’altro”, fonte che deve
essere essiccata, sebbene sia l’alimento essenziale ricolmo della “strana
ebbrezza” che “induce a varcare i propri limiti, a diffondersi in una pienezza
più vasta, nel mondo.” (p.159). Lampi di luci e intensità nella nostra
complessità, che sono connessi nel protagonista al pensiero di Machiavelli, di
cui vengono demistificate le letture riduttive o giustificative del potere, per
sottolinearne le “prospettive ideali e utopistiche” (p.117) di una “cupiditas” volta sì al “profitto
individuale”, ma anche all’energia insaziata di vita, bellezza e conoscenza,
scritta dall’arte e dalla musica più alte, quali voci di un inesausto bisogno
di rinascita.
Olga Raum, violoncellista, è
l’incarnazione di tali tensioni, che travolgono Zeit, donandogli l’esperienza
di attimi fragili di infinito che meritano i nomi di bellezza e amore. Sono i
nomi del possibile paradiso in “faticose oasi di felicità” (p.249), che compensano
sensi e sentimenti di repulsione dell’inferno pur prevalente della corsa
insensata in cui il protagonista viaggia, in un treno che diventa triste metafora
della nostra vita. In esso ci sentiamo spesso oscillare tra grottesco e
tragico, che tuttavia esaltano quei lampi di energia, senza i quali la nostra resistenza,
ricerca di senso e “pienezza del vivere” (p.247) rimarrebbero più che illusori,
impossibili. Una pienezza che è “totalità…di ragione del cuore e ragione
dell’intelletto”, con-fusi e adiacenti,
in una accezione ed eccezione rispetto al più frequente “conflitto tra loro”
(p.247). Su tali vitali possibilità domina “una razionalità economica
omnicomprensiva” di “imperi cosiddetti teologici e ideologici” e di un “dominio
della tecnica” che annichiliscono “ogni dissenso critico” in “un mondo
trasformato in una landa desolata” (p,248), “magnifica prospettiva” degli
eserciti ad essa “alacremente indaffarati” (p.248).
La magia dell’attrazione amorosa
diventa, perciò, coscienza di un viaggio che non potrà mai finire, di un Ulisse
che rimarrà un esule, anche nel momento magico in cui dovesse giungere a
poggiare il piede sulla soglia di Itaca: “Il viaggio, dunque, non aveva fine -
mi sussurrava la musica -, la meta altro non era che un ulteriore ricominciare”
(p. 351), pensa Zeit, immerso nella musica di Olga Raum.
Ed è questo il senso del messaggio
complessivo del libro, aperto a irriducibile speranza e ricchezza vitale, che
non viene uccisa anche se gli eventi vedono storicamente e momentaneamente vittoriose
follia e hybris della finanza
globalizzata e dei suoi “agenti”. I quali - nonostante la vittoria militare
delle forze democratiche e rivoluzionarie - alla fine organizzano con successo,
invisibili dietro le quinte, un complotto che riesce a far ammazzare il
generale Maslo.
Claudio
Zanini
Carrozza n°7
Edizioni
Bietti, Milano 2017