Libri
VERSI SFUSI DI SOGNI DIFFUSI
di Gianluca Prosperi
Francesco Curto
Si chiede Sandro Allegrini nella Presentazione dell’ultima raccolta
poetica di Francesco Curto, Versi sfusi
(Morlacchi Editore, 2021), dopo averne indicato e illustrato i nuclei tematici:
“Cosa aggiunge dunque questo libro a quanto già detto da Francesco Curto nelle
raccolte che si dipanano per oltre un cinquantennio?”. Per rispondersi come
annotazione finale (trascritta nella bandella) che molto o poco non importa, se
non la necessaria conferma di “come il poetare sia di per sé un’esigenza
incomprimibile. Per chi è poeta”. Da parte invece di chi si aggrega ora al
folto coro degli esegeti, quella domanda potrebbe essere convertita in cosa si
potrebbe aggiungere a quanto già scritto sul poeta, calabrese di origine e
umbro di adozione (nonché tradotto persino in turco nel libro CurtoinTurco) e da Luigi Maria Reale
assemblato e catalogato nel volume Francesco
Curto. Bibliografia ragionata 1968-2018, a corredo dell’opera complessiva Poesie1968-2018 (entrambi in e-book e
stampati da Graphisud, Acri), dove sono riunite le precedenti diciotto sillogi.
La diciannovesima pubblicazione nelle intenzioni dell’autore dovrebbe comunque essere
conclusiva, ma da poeta che “racconta
solo quello che gli detta il cuore” sa bene, come avverte Allegrini, di non
poter contrastare la insopprimibile urgenza dell’afflato poetico: “Con questo libro metto fine al mio parlare
vano / Già il mondo è pieno di poeti. / Quando però il verso urge e bussa alle
mie labbra / Io apro volentieri il cuore e non me ne vergogno”. Nei nuovi
versi “sfusi” (cioè “avanzati”, “scartati”, ma anche in senso allusivo, per la
inerenza tematica, “ecologici”, ovvero senza packaging) che si sono ancora imposti alle “labbra” per le
impellenze del “cuore”, il collegamento con i trascorsi espressivi è in qualche
modo incorniciato dalle immagini di Serena Cavallini sul fronte (Ritorno) e sul retro della copertina (Coltivasogni-Aria), dove pure a fare da
ponte con il passato è riprodotto un componimento della raccolta Parole sottovuoto del 2008, oltre ai vari
rimandi nei testi all’interno, compresi quelli in acritano, variante dialettale
del cosentino. Nel frattempo però è mutata la prospettiva, perché “Corrono veloci questi ultimi anni / Dentro
giorni pregni di paura” e la consapevolezza dell’età che avanza fa
oscillare fra il dubitativo “Non so se è
tempo di tirare le somme / perché di doman non c’è certezza / la vita è un filo sottile uno strappo la
spezza” e l’assertivo “Devo saldare
il conto con me stesso / Pagare il debito fino all’ultimo rimpianto / E tra il
dare e l’avere fare almeno in pari”. Anche se “Riavvolgere la vita / È un film impossibile / Un’impresa cercare / Tra macerie
e sconfitte / I ricordi però sono intatti”, tuttavia lo sguardo per lo più
è volto a ritroso, sgranando “un rosario di ricordi (…) Tra i miei pensieri stanchi”, prostrati
dal peso degli infranti sogni palingenetici, comuni peraltro ad un’intera
generazione: “Abbiamo fallito le
rivoluzioni / E le rivolte individuali sono finite / In un bagno di sangue e di
disfatte”. Proviene però da un’onda lunga quel senso di intimo disorientamento
che ne scaturisce e si riaffaccia in sede di bilanci, quando “La sera chiude il giorno / Dentro serra le
mie battaglie perse / Ho smarrito il cuore nella nebbia / E le certezze non
sono che fantasmi”, nel “vuoto” pneumatico per nulla indolore lasciato dal
contrasto tra interrogativi e convinzioni: “Ho
un vuoto dentro pieno di domande / Ho dentro un vuoto pieno di certezze / Ho
piccoli dolori dentro che sanguinano / Ferite che non posso rimarginare / Una
triste compagnia mi accompagna / Sul filo del ricordo che non muore”, Sta
lì appunto a rammentare la scia di un pregresso smarrimento interiore il
componimento in quarta di copertina, tratto da un’opera che reca la data della
ricorrenza quarantennale del memorabile anno di sommovimenti internazionali: “S’annuvola la mente / il pensiero si
confonde / la paura disorienta / Sento piegarmi dentro / e perdermi in una
preghiera, / ma Dio è uno scoglio / dove naufragare”. Neppure quella
comunque è la possibile soluzione, per chi avendo “cercato invano ma eri solo sogno / Un sogno di un dio che di fatto non
trovo” e tentato “una flebile
preghiera … senza mai spedirla” dichiara poi “Sono un religioso senza dio / Un fratello di Cristo e dell’umanità / Ho
smarrito il mio cuore nella nebbia / Non ha un barlume la mia anima / Per
trovare una via d’uscita”. Certo, l’emergenza pandemica, più volte
richiamata, con l’accentuata percezione della precarietà dell’esistenza e la
sospensione delle relazioni sociali contribuisce a diffondere l’incertezza del
vivere, ma il sofferto “distanziamento” ed isolamento non impedisce di “rompere il mio silenzio / e gridare forte al
mondo / questa rabbia che ho dentro” e
dare voce così a rinverditi sussulti di protesta in nome di un’antica e sempre
attuale militanza pacifista, di giustizia sociale, anticonsumista ed ecologica,
a difesa dell’ambiente e della natura (A
Greta Thunberg) che nella poesia di Curto, occupa una parte importante, nel
mantenere vivo lo stupore per “un pesco rosa
fiorito” e nell’evocazione del paesaggio della terra di origine. Nel
procedere quindi “stanco verso la meta se
pure / la distanza non so ancora immaginarla”, l’io poetico continua, per
“volare libero”, a “intrecciare”, “incrociare” e “inseguire” i sogni (pur consapevole di non “toccarli
mai”) che insieme ai ricordi, per l’elevata
frequenza in cui entrambi ricorrono, impastano l’intera versificazione, proprio
in quanto in ultima istanza “Siamo il
sogno sognato in un attimo / Di un tempo svanito in un giorno qualunque”.
Cosicché, in una sorta di ideale lascito testamentario, al nipotino Lorenzo (a
cui è dedicato il libro) affida la sua speranza nel futuro, tra sogni
incompiuti e sfide del presente: “Ti
lascio Lorenzo un sacco di parole / E una montagna di sogni da realizzare / Ti
lascio una terra, l’unica / Stanca di essere sfruttata / Ti lascio però le
nuvole e miliardi di stelle / La compagnia sincera di un albero / E tutte le
albe e i tramonti…”. E quant’altro ancora abbia alimentato finora il suo mondo
poetico.
Francesco Curto |
La copertina del libro
Francesco
Curto
Versi sfusi
Morlacchi
Editore, 2021
Pagg.
77 € 10.00